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Non tutti gli italiani sono stati ‘brava gente’. Anzi a migliaia – in Libia, in Etiopia, in Grecia, in Jugoslavia – furono artefici di atrocità e crimini di guerra orribili. Ma chi erano ‘i volenterosi carnefici di Mussolini’? Da dove venivano? E quali erano le loro motivazioni?
«Non si tratta solo di smentire la vulgata che vuole gli italiani ‘brava gente’. L’indagine che compie Eric Gobetti ha un obiettivo ben più articolato e originale: comprendere in che misura la lunga stagione del fascismo, protrattasi dal 1922 fino all’epilogo nella Repubblica sociale italiana a Salò tra il settembre 1943 e l’aprile 1945, e le sue conseguenze abbiano invece plasmato in senso inverso la società e il carattere nazionale dell’epoca.» - Guido Caldiron, il manifesto
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Il liberale Croce propose, alla fine della guerra, di allestire un museo sui crimini del fascismo. Nessun governo italiano, fino ad ora, lo ha ascoltato. Colpevolmente. Libro necessario.
In stile fluido si narrano ulteriori gironi di quell'inferno assoluto che fu la seconda guerra mondiale. A differenza del più famoso "I volenterosi carnefici di Hitler" di Goldhagen, qui i carnefici non sono uomini comuni, ma i militari di alto grado. I famosi conti col passato sono rimasti in sospeso per l'Italia, perché i giustizieri erano ancora compromessi col regime, come vuole farci intendere Gobetti, o, anche, perchè il fascismo fu percepito dalla mentalità collettiva come un qualcosa di buffonesco e innocuo, come la mia mamma centoquattrenne talvolta racconta?
E’ ancora in uso la vulgata degli “italiani brava gente”, riferita al comportamento dei nostri soldati nel corso della seconda guerra mondiale, ma si tratta di una formula auto assolutoria, benché ci siano stati effettivamente italiani dal comportamento umano. Purtroppo non sono stati pochi quelli che avrebbero meritato di finire davanti a un tribunale per essere giudicati per i gravi fatti compiuti, fatti raccapriccianti che nelle nostre colonie e nei Balcani hanno assunto le caratteristiche del genocidio. Quindi, come i famigerati tedeschi, ci sono stati anche i criminali italiani, che pur tuttavia non hanno pagato per le loro gravi colpe. A parte il famoso processo di Norimberga, nel dopo guerra in Germania vi furono altri numerosi procedimenti giudiziari, conclusi con diverse condanne, ivi comprese le pene capitali, in buona parte eseguite (i tribunali della Repubblica Federale giudicarono 16.740 cittadini tedeschi, con 16 condanne a morte e 116 all’ergastolo). Lo stesso dicasi per il Giappone, dove sentenze con l’irrogazione della pena capitale sono state frequenti (i processi furono all’incirca diecimila con centinaia di condanne a morte).Da noi invece, a parte i pochi processi che potremmo definire una farsa, poco è mancato che agli incriminati fosse concessa una decorazione. Le motivazioni risiedono soprattutto nel fatto che chi ebbe a giudicare era ancora legato all’ideologia fascista, o parte attiva della casta militare, insomma per farla breve tutti i nostri criminali di guerra scamparono alla giusta condanna, con il risultato che quando un popolo non fa i conti con il suo passato è irrimediabilmente condannato a ripetersi negli errori. Eric Gobetti con questo “I carnefici del Duce” porta alla luce fatti e misfatti dei nostri militari, sia nelle colonie (Etiopia e Libia), sia nei Balcani.
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