Il rapporto tra fotografia e letteratura ha avuto molte stimolanti declinazioni già a partire dall'Ottocento, un rapporto tra immagini e immaginari approfondito anche in sede scientifica da numerosi studiosi. Quello che propone oggi l'edizione italiana di un volume del 1990, Carver Country, con fotografie di Bob Adelman, è il racconto per immagini del mondo, reale, in cui vivrebbero, se esistessero, i personaggi delle poesie e dei racconti di Raymond Carver (lo stesso scrittore fornisce al fotografo indicazioni topografiche accurate). Un mondo che Carver racconta con parole asciutte ed essenziali come i bianchi e i neri della fotografia di Bob Adelman. È un paese in cui, a personaggi insignificanti, accadono episodi insignificanti, e in cui domina un'atmosfera minacciosa. C'è "qualcosa che non va" nel mondo di Carver, e questo vuole restituirci il fotografo. Adelman è ritrattista e fotografo dei movimenti dei diritti civili, conosce quindi anche il lato oscuro dell'America, quello che non ha mai smesso di accompagnare la marcia trionfalistica dello sviluppo industriale del dopoguerra, fino al Vietnam e alla crisi energetica. Si trova quindi a suo agio a descrivere (in modo persino troppo letterale) quell'umanità incerta che popola ambienti periferici claustrofobici, un'apparenza di normalità già individuata, dagli anni sessanta, dalle foto di Robert Frank o di Diane Arbus. Della sua scrittura Carver diceva: "La cosa migliore è metterci un po' di autobiografia e un sacco di immaginazione"; Adelman fotografa entrambe. I personaggi che emergono dai racconti e dalle fotografie hanno vissuto matrimoni falliti o la "tirannia della famiglia", problemi di soldi e storie di alcolismo. Sono personaggi sfortunati o ignavi, o entrambe le cose, ma non "cattivi". Hanno la dignità di chi è stato abbandonato dalla politica ai capricci del mercato e ha conosciuto la miseria, che può avere come conseguenze l'apatia e l'autolesionismo. Carver disegna la realtà poetica del mondo dei poveri, dei disoccupati, spesso oggetto solo dell'interesse di studi statistici, e li osserva con comprensione più che compassione. Uno spirito non lontano da quello con cui Robert Altman portò sugli schermi nel 1993 le atmosfere dei suoi racconti, realizzando un affresco della deriva umana e psicologica della crisi degli anni ottanta: un'"America oggi" resa tremendamente attuale dalla crisi che viviamo in questi anni, i cui effetti umani si devono ancora valutare; e spesso è proprio la scrittura (di parole o di immagini) di chi li vive e li sa osservare, a spiegarli e anticiparli meglio. Carver diceva di sé che c'era un Roy cattivo e un Roy buono, una doppiezza attribuibile a molti dei suoi personaggi, dei quali lui stesso faceva parte: forse anche per questo, nel libro, ci sono molti suoi ritratti. Gabriele D'Autilia
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