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PESANDO, FABRIZIO, La casa dei Greci
DE ALBERTIIS, EMIDIO, La casa dei Romani
scheda di Bejor, G., L'Indice 1991, n. 7
Usciti a poca distanza l'uno dall'altro, questi due volumi hanno in comune non solo la veste editoriale, ma anche l'impostazione; continui riferimenti alle fonti letterarie, grande padronanza delle fonti archeologiche, attenzione al monumento come testimonianza di un mondo reale in cui si muovevano e vivevano gli antichi. Per questo entrambe le opere hanno un indubbio fascino, e la loro lettura sarà gradita anche ai non specialisti. Sulla casa greca, il libro di Pesando è anche la prima opera facilmente consultabile che tratti l'argomento in italiano. Procede dalle abitazioni degli albori della storia, XIVIII secolo a.C. e segue lo svilupparsi della casa sino a giungere alle abitazioni con cortile centrale a portico (la caratteristica 'prost s' o 'past s' greca) nelle quali vissero Socrate e Senofonte, Aristofane e Lisia. Dopo aver parlato delle case rurali, come quella di Iscomaco, e delle nuove abitazioni modulari di Clinto e Priene, il volume si conclude con i palazzi dei successori di Alessandro e con le case ellenistiche di Pompei e di Delo. Né poteva mancare un capitolo dedicato al passo di Vitruvio sulle differenze tra casa greca e romana, fonte, come al solito, più di discussioni che di chiarimenti. Le case di Pompei "al tempo della 'luxuria asiatica'" si ritrovano anche nel lavoro di De Albentiis, e costituiscono un vera e propria cerniera che unisce le due opere. Sono precedute dalle testimonianze dell'edilizia domestica etrusca e italica, dalle capanne dell'età del ferro al secolo delle conquiste mediterranee, viste sempre all'interno di un quadro storico generale. Infine, dalla 'domus' repubblicana alle 'insulae' e ai palazzi imperiali, sempre procedendo per esempi concreti all'interno dello sviluppo politico, economico e sociale, attraverso le "immagini del I secolo d.C. nelle descrizioni di Petronio, Marziale e Giovenale" e la documentazione di Ostia, si giunge alle ville imperiali e a Piazza Armerina. La varietà delle tipologie, e la loro stretta attinenza con il tessuto sociale, vengono sottolineate anche nei capitoli dedicati alle particolari realtà di colonie e di province, essenzialmente occidentali. In entrambi i volumi l'abbondanza delle citazioni letterarie contribuisce a immergere il lettore in una "storia totale" in cui archeologia, letteratura, epigrafia veramente cooperano.
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