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Anno edizione: 2010
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Che Romolo abbia fondato Roma e che Augusto abbia fondato l'impero romano sono due tra le nozioni di base che ogni studente di storia romana assimila di certo, magari anche solo per osmosi o per estenuazione. Ce n'è poi una terza - che l'ultimo imperatore romano d'Occidente si chiamasse Romolo Augustolo - ma qui non ci serve, se non per ammirare l'ironia della Storia. Che Augusto avesse velleità di "nuovo Romolo", non fosse per altro che per il fatto che fra i suoi innumerevoli epiteti vi fosse anche quello di "pater patriae", è nozione meno nota per i più, ma abbastanza ovvia per chi la storia romana l'ha sentita spiegare senza addormentarsi. Andrea Carandini, già noto per i suoi studi a cavallo tra leggenda e storia su Romolo, ce ne dà numerosi elementi di conferma nelle quasi trecento pagine (buona parte delle quali, va detto, ben curate da una sua valente collaboratrice, Daniela Bruno: unicuique suum) del suo saggio "La casa di Augusto", nel quale, mescolando come da sua (buona) abitudine storia, archeologia, leggenda, ironia e passione, fa il punto su decenni di scavi nel martoriato versante sudoccidentale del Palatino, portando avanti una tesi ambiziosa e affascinante: quella di una sostanziale e cosciente continuità abitativa e architettonica nelle poche decine di metri che furono sede del Lupercale, della capanna di Romolo, delle abitazioni private della migliore nobilitas repubblicana, di Ottaviano prima e Augusto poi, di molti degli imperatori e, da ultimo, della chiesa di Anastasia (poi basilica di Sant'Anastasia), oggi poco nota, ma molto probabilmente alla base della festa cristiana del Natale (con lo zampino di Costantino...). Come sempre al termine della lettura di un libro di Carandini, qualche dubbio rimane; ma la speranza che il Nostro, un po' Indiana Jones un po' dandy, abbia ragione rimane a sua volta più forte, come la voglia di farne conoscere le opere ad altri lettori. "La casa di Augusto è rimasta per lungo tempo un enigma" (p. XII).
Una ricostruzione avvincente e credibile delle trasformazioni del Palatino in età imperiale. Gli autori precisano che non ci sono prove documentali certe per tutte le ipotesi, nondimeno i loro ragionamenti e le loro dimostrazioni sono plausibili. Lo stile è professionale e scorrevole. Imperdibile per tutti gli appassionati.
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