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Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2022
Torna nelle librerie italiane, in una nuova traduzione, il romanzo capolavoro di Rabindranath Tagore, primo scrittore non europeo a ricevere il premio Nobel per la letteratura, nel 1913.
«Tagore è più grande di tutti noi» -W.B. Yeats
Da questo romanzo è stato tratto un film diretto da Satyajit Ray, presentato a Cannes nel 1984 e candidato alla Palma d’oro.
All'alba del ventesimo secolo, lo Stato del Bengala è la culla del movimento indipendentista indiano contro la dominazione britannica. Nikhil, proprietario terriero dall'indole mite e spirituale convinto che il tumulto che sta agitando il paese possa essere risolto in modo pacifico, vede presto irrompere la tensione anche tra le mura del suo palazzo: quando la moglie Bimala esce dall'isolamento del gineceo per fare la conoscenza di Sandip, leader radicale pronto a utilizzare qualsiasi mezzo per ottenere l'indipendenza, la donna rimane inevitabilmente attratta dal suo carisma e dalle sue idee in merito al futuro del paese. Si delinea così un pericoloso triangolo, in cui i due uomini, che rappresentano due modi differenti di interpretare la causa indiana contro l'imperialismo, diventano rivali anche nel campo degli affetti. Intanto Bimala, che insieme alla coscienza politica vede risvegliarsi il suo anelito verso l'emancipazione femminile, dovrà cercare di risolvere quell'opposizione tra «la casa e il mondo», apparentemente inconciliabile. Con una prosa elegante e raffinata, il romanzo tratteggia un personaggio femminile forte, coinvolgente sia dal punto di vista emotivo che da quello simbolico.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Conoscevo Tagore per le sue poesie, che amo immensamente, ma questo è il suo primo romanzo che leggo. Già dalle prime pagine mi sono accorta che la sua scrittura, pur essendo in questo caso prosa, era sempre magnificamente poetica. I tre personaggi, Bimala, Nikhil e Sandip, parlano in prima persona e spiegano la propria personalità e le proprie idee al lettore. Nikhil è quello che ho amato di più: pacato e riflessivo, intensamente spirituale. Non ho compreso l'infatuazione di Bimala per Sandip, un uomo che giustifica con ragionamenti contorti il peggio della natura umana, posso solo imputarla all'ingenuità di una donna che è vissuta sempre nella protezione della sua casa. Nelle ultime parti del romanzo la vediamo emanciparsi da tale infatuazione e maturare, tuttavia il finale mi ha deluso. Mentre i rapporti tra i personaggi si risolvono, accade un evento che spiazza il lettore e il romanzo termina senza svelarci il loro destino. A parte ciò, è un libro che suscita emozioni e riflessioni, come le poesie dell'autore.
Il protagonista Bras Cubas redige e narra la propria vita partendo dal finale, ossia dalla sua morte. Inoltre prima dell’inizio della narrazione rinveniamo una dedica dell’opera alquanto insolita: al verme che per primo ha corroso le carni fredde del mio cadavere. Tali scelte delineano una situazione surreale, assurda e inverosimile, che da un lato creano una sorpresa alquanto straniante, dall’altra suscitano immediatamente la nostra ilarità e ci fanno apprezzare fin dal principio il genio creativo dell’autore. D’altronde nulla sa essere più comico di un elemento tragico totalmente distorto rispetto alla concezione comune. [...] Memorie postume di Brás Cubas è un libro che si divora, attraverso una trama intrigante e uno stile ricercato quanto particolare che riesce a coniugare serietà e facezia donandoci pagine pregne di spessore riflessivo senza mai trascurare il sano gusto di una sagace ironia. Recensione completa sul blog de “Le penne irriverenti”.
“La casa e il mondo” è una delle ultime pubblicazioni di Fazi Editore ; la narrazione si svolge tra le mura domestiche di una casa indiana del XX secolo. Nikhil, Bimala e Sandip Babu sono le tre voci narranti di questa storia; Nikhil è felicemente sposato con Bimala, mentre Sandip è un suo caro amico, quest’ultimo è leader di un movimento indipendentista volto a sconfiggere l’impero britannico. Sandip è un uomo affascinante ma autoritario, mentre Nikhil è pacato e accondiscendente. Questi due caratteri così diversi entrano in conflitto sulla Causa, Sandip per ottenere l’indipendenza è disposto a tutto, anche a commettere reati, mentre Nikhil sposa sì la Causa, ma vuole la liberazione del Bengala in modo pacifico. Anche nella casa di Nikhil c’è aria di cambiamento, la moglie Bimala si interessa alla questione e di conseguenza a una prospettiva di vita diversa e moderna. La donna vive questa trasformazione in maniera controversa, ella infatti ha sempre vissuto nella Zenana, zona di casa dedicata alle donne e non si è mai rapportata con l’esterno. Ma l’entrata in scena di Sandip sconvolge le abitudini e le vicissitudini della famiglia, Bimala si avvicina sempre più a Sandip, allontanandosi di conseguenza dal marito. Il romanzo narra l’evoluzione dei personaggi e del paese; ricco di spunti di riflessione, l’autore racconta il percorso di emancipazione femminile di Bimala. Con una prosa scorrevole e delicata, Tagore descrive tre personaggi diversi ma con idee molto attuali, Bimala, Nikhil e Sandip infatti si interrogano su temi politici, religiosi e mistici. Consigliato? Assolutamente sì!
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La storia di ogni scrittore è la storia di un dentro e di un fuori. Prendiamo Dickens: l’attenzione evidente che dedicava alla sua città, al suo Paese. Pare inverosimile credere che non abbia voluto fare un ritratto della società a lui contemporanea, almeno di come lui la vedeva – che non abbia avuto la seppure inconscia ambizione di narrare con dignità ed esattezza da sociologo, sebbene non fosse altro che un cantastorie. Questa vocazione esteriore, potremmo dire sociale, e forse in fin dei conti politica, esiste sempre, nei grandi scrittori, anche quando non è dichiarata, ma è sempre la faccia di una medaglia: di cui il retro è indubbiamente una visione interiore, un fuoco sentimentale, un centro palpitante e intimo, in altre parole un cuore umano.
Non si può raccontare un Paese senza raccontare chi lo abita, non si può raccontare un tempo del mondo senza raccontare un tempo dell’esistenza – di una certa esistenza, della mia, della tua. Ed è così che, per esempio, la fine di un regime, la fine di un governo, la fine di una ideologia, diventano lo sfondo davanti a cui si muove la fine di un amore, la fine di una amicizia, la fine di una solitudine. Perché siamo innanzi tutto parte di noi stessi, prima di essere parte di un gruppo, e la cosa più onesta che possiamo fare è dire com’è il mondo guardato con i nostri occhi e i nostri soltanto.
In narrativa questo vuol dire, banalmente, scegliere un punto di vista. Se partiamo dal presupposto che la realtà in sé non esiste ma ciò che esiste sono diverse percezioni, allora il lavoro dello scrittore diventa un lavoro nobile nella sua umiltà: non l’ambizione ingenua di raccontare un quadro d’insieme oggettivo, incontrovertibile, ma la scelta di posizionarsi in un dato punto di una mappa infinita, di occupare solo quello, di occuparlo al meglio. Calarsi nei panni di. La storia di ogni scrittore, quindi, è la storia di una rinuncia: a tutto quello che non racconterà. La storia di ogni scrittore è la storia di un fazioso.
Il titolo del romanzo di Tagore vale già di per sé a raccontare questa eterna tensione; La casa e il mondo: i luoghi del dentro e del fuori, i mutui scambi che li tengono uniti. Tagore, primo scrittore non occidentale a vincere il premio Nobel per la letteratura, racconta un triangolo amoroso che è anche un triangolo politico – la storia di tre intimità che è la storia di un Paese – scegliendo una tecnica pienamente modernista: si colloca nella testa dei tre personaggi e dà corpo ai loro pensieri, ai sentimenti, al perché delle loro azioni: dipinge con pazienza, empatia, coralità, l’anatomia di ogni loro contrasto.
La trama stringe la mano alle vicende politiche dell’India dell’inizio del secolo scorso. La lotta contro l’imperialismo britannico. Il nazionalismo, l’idealismo; la tolleranza, la violenza. Tutte le dicotomie sono incarnate con forte allegorismo in due personaggi, due uomini – Nikhil e Sandip – i quali trovano però il vero scopo narrativo nell’orbitare intorno a una donna, Bimala: sposata con uno e affascinata dall’altro. Bimala, forse il vero protagonista del romanzo, forse il personaggio più autenticamente umano e palpitante – una donna che, schiacciata tra due visioni del mondo, in un modo o nell’altro trova se stessa.
Siamo nel 1916, Mentre morivo di Faulkner uscirà solo quattordici anni dopo. E nonostante ciò questo romanzo di Tagore ha una costruzione estreamamente contemporanea, nonché una lingua abbastanza asciutta, intima e scorrevole (merito, va sottolineato, anche della nuova traduzione di Sabina Terziani). Una costruzione e una lingua che tengnono conto di per sé, indipendentemente dalla trama e dai personaggi, dello scostamento a cui si accennava: della presa di coscienza di un fallimento cognitivo – l’uomo non sa niente di niente, neanche di se stesso, può cercare di dire solo come si sente.
Certi passaggi mi hanno ricordato le atmosfere di I figli della mezzanotte, oppure i punti più lirici della scrittura di Gabriel García Márquez. Bimala che sfiora i piedi del marito quando è addormentato. Bimala che sostituisce i vasi della casa. Bimala che pensa, Bimala che si strugge, Bimala che non capisce. Passioni, ideologie, emozioni. Il tutto tenuto a bada, naturalmente, da una certa acutezza, l’intelligenza dei grandi narratori: e qui mi viene naturale pensare che lo scrittore contemporaneo più vicino a questo romanzo sia, per certi versi, Orhan Pamuk – sempre in bilico tra calore letterario e ingenuità, tra impegno civile e voli della fantasia.
La casa e il mondo è insomma un’opera piena di parole, piena di sentimenti, a volte forse troppo – e di sicuro a leggerlo oggi corre il rischio di sembrare più un documento storico e filologico che un romanzo vero e proprio. Eppure sta lì a ricordarci ancora una volta la missione più autentica che uno scrittore possa assumere: non ridurre mai la realtà a una generalizzazione, ma misurarla sempre con i dettagli, con le piccole cose che fanno una esistenza; tieni insieme la società e il tuo cuore, i dolori di tutti e i dolori di uno, la casa e il mondo, il dentro e il fuori.
Recensione di Pierpaolo Moscatello
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