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Anno edizione: 2018
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E' il 1953, il nazismo è caduto da otto anni e la Germania fatica a rialzarsi. Molte sono le vedove, molti sono gli orfani e Boll ci racconta la storia di due amici undicenni, Heinrich e Martin, e quella delle loro madri. I due amici non hanno mai conosciuto i padri e di loro restano alcune fotografie e un ritratto su cui sono impressi il loro sorriso e la loro giovinezza. Martin vorrebbe vedere il padre in sogno e poter cavalcare con lui "verso l'orizzonte". Heinrich ha spesso l'impressione di camminare su di una lastra di ghiaccio sottile e sotto di sé vede l'abisso. Sua madre ha degli amanti che vengono chiamati da Heinrich zii, l'ultimo è il fornaio. Nella, la madre di Martin, in gioventù aveva aderito ad una associazione di donne naziste ed ora malediceva la frase che a quei tempi ripeteva: "Fuherer-popolo-patria". Per una coincidenza ho ritrovato questa trinomio in "Pace e giustizia sociale" di Karl Barth, il teologo di Basilea, che suona così: "nazione, razza, Fuhrer". Un trinomio dei "Deutsche Christen filonazisti che tentavano di inglobare Dio e la Rivelazione all'interno della dottrina nazionalsocialista. Un personaggio indimenticabile del romanzo è la nonna di Martin. Anche lo zio Alberto è un personaggio potente. Aveva assistito alla morte di Rai, padre di Martin. I nazisti li avevano portati in una galleria, assieme al pittore del ritratto, e li avevano picchiati e torturati per tre giorni e il pittore era morto. Alberto porta Martin in questa galleria che ora, a guerra finita, è divenuta una fungaia. La simpatica ed energica nonna, di tanto in tanto, invitava Martin nella sua camera e lo interrogava: "Dove è caduto tuo padre?"-Presso Kalinowka, il 7 luglio 1942- "E tu quando sei nato?"-L'8 settembre 1942- "Perché siamo al mondo?" -Per amare e servire Iddio, e meritarci il Paradiso-, "Sai cosa vuol dire privare un bambino di suo padre?-Sì-rispondeva Martin. E Heinrich pensava alla speranza, perché per un momento solo era apparsa sul viso della madre
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