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Un libro doveroso. Almeno il Prof. Cardini ne ha avuto il coraggio e l'onestà intellettuale. Non avendo potuto leggere Pasque di sangue per via della ('auto')censura e dei prezzi scandalosi - anche più che decuplicati - del mercato dell'usato, ho almeno letto questo, che comunque non si pretende nè esaustivo nè conclusivo. E' una riflessione più sulla effettività della libertà di ricerca e di manifestazione del pensiero nell'Italia odierna che non una disamina del merito della questione. Non aggiungo altro.
Recensioni
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Il volumetto di Cardini presenta del pamphlet tutti i caratteri principali: è un libro a tesi, a favore della libertà di ricerca e contro quegli storici che hanno "linciato" moralmente il libro di Ariel Toaff, Pasque di sangue, fino a provocarne il ritiro, sotto il peso di un nuovo stalinismo strisciante (come purtroppo ha scritto Barbero sulla "Stampa").
Toaff un nuovo Dreyfuss alla rovescia, con gli storici filoebrei nella veste dei persecutori? Ma non scherziamo. Pasque di sangue era un libro sbagliato. Come è stato dimostrato, e come lo stesso Cardini ricorda, Toaff fa passare per prove elementi pseudo-indiziari, che solo lui ha ritenuto validi per sostenere la "possibilità" che alcuni ebrei askenaziti impazziti abbiano realmente compiuto omicidi rituali di bambini cristiani. Si può fondare su questo nulla un libro di storia e farlo passare per ricerca scientifica? Per molti la risposta è no, perché una tesi basata sul sospetto e la sola presunzione non raggiungono il minimo comune denominatore di prova richiesto dalla ricerca storica (non romanzata). Per Cardini invece è possibile scrivere su basi così fragili in virtù di un bislacco quanto pericoloso ragionamento "in negativo": se è vero che non esistono prove concrete di omicidi rituali, non ci sono neanche prove "del contrario", ossia che non ci siano mai stati. In altre parole nonesiste una prova contraria all'esistenza di omicidi rituali. È evidente che si tratta di un'assoluta illogicità: la non prova della "non esistenza" di qualcosa è un non senso, in base al quale si potrebbe provare qualsiasi cosa, ma sotto la penna di Cardini diventa un criterio esegetico che rende plausibile ciò che storicamente non ha nessun fondamento.
Le conseguenze immediate sono evidenti e proprio il libro di Cardini ne mostra l'estrema pericolosità. In più punti del pamphlet questo criterio illogico serve a instillare il dubbio che in fondo qualcosa di vero ci sia (i fanatici sono ovunque), anche se Cardini ne attribuisce la responsabilità morale ai cristiani persecutori; che i censori abbiano paura della verità, che Toaff sia stato attaccato perché ha trovato qualcosa di fondato, ma ritenuto troppo pericoloso per ragioni "extrascientifiche" (come se quelle di Toaff fossero scientifiche).
Le ragioni profonde del libello mi sembrano due. La prima metodologica: sotto la scusa della "libertà di opinione" si sta cercando di imporre un nuovo standard della scrittura storica, basato sulla irrilevanza dei criteri di prova usati nella ricostruzione di un evento passato (nei testi quello che scrivo non c'è, ma chi può provare che non ci sia mai stato?). La seconda di contenuto. La confusione dei modi verbali (condizionale/indicativo) e l'indifferenza per la logica della prova che avevano segnato il libro di Toaff diventano in Cardini un grimaldello ideologico ancora più sottile, usato per rianimare, in via indiretta, le convinzioni ambiguamente espresse da una parte sostanziosa della cultura cattolica, che aveva accolto in maniera entusiastica il libro di Toaff: l'esistenza di omicidi rituali perpetrati da ebrei avrebbe dimostrato che nessuno è innocente, che la distanza fra vittime e carnefici non è incolmabile, che tutti commettono atrocità. Tutti. E del resto chi può provare il contrario?
Massimo Vallerani
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