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Se L’ultimo re, primo romanzo della serie, si concludeva con la battaglia che vedeva sconfitti i danesi, con l’uccisione del loro capo, il feroce Ubba, il secondo episodio si apre con la definitiva decisione dell’intrepido Uhtred di lasciare definitivamente i danesi e di mettere la sua spada al servizio del pio re sassone Alfredo. Da questa decisione, prima avventata, poi frutto di un progressivo e sempre più radicato convincimento, si dipana tutta una serie di avventure di carattere bellico culminanti in una battaglia vittoriosa di re Alfredo sugli invasori danesi, esito a cui ha contribuito in modo determinante con la sua tattica e con la sua abilità di uomo d’arme proprio Uhtred, consapevole ormai che se vuole riprendere allo zio usurpatore il possesso di Bebbanburg deve per forza restare uno delle sua gente, e non certo un nemico della stessa, quale era quando stava con i danesi, fra i quali tuttavia resta ancora qualche suo amico. E’ innegabile che le vicende di questo personaggio di invenzione si basano tuttavia su fatti storici effettivamente avvenuti e che molti dei protagonisti sono realmente esistiti; tale circostanza offre spessore alla narrazione e permette di comprendere il lungo percorso attraverso il quale c’è stata l’unificazione di territorio e di popolazioni nell’Inghilterra. L’autore ha indubbiamente uno stile snello e accattivante, capace di rendere in modo apprezzabile le atmosfere di un’epoca particolare, riuscendo anche a ricreare visivamente il teatro in cui si svolgono gli eventi, un po’ meno incisivo forse quando si tratta descrivere lo scontro fra due eserciti, in cui traspare il desiderio di rendere partecipe il lettore, tuttavia senza riuscirci completamente in più di una occasione. In ogni caso la narrazione riesce ampiamente ad avvincere e induce chi legge a rincorrere la trama, desideroso di scoprire gli eventi successivi, soprattutto quando si tratta dell’esito di una battaglia.
Non mi ha colpito quanto il primo, però è un bel libro. La trama è molto dinamica, scorrevole, per nulla scontata, ricca di colpi di scena e momenti intensi. L’autore dà una particolare enfasi al “lato umano” della battaglia, ricreando l’atmosfera, le emozioni e le paure che attanagliavano gli uomini in quei terribili istanti prima dell’impatto. E oltre alla clamorosa battaglia finale vi sono diversi incredibili duelli e combattimenti minori, tra cui quello che mi ha maggiormente colpito è stato il confronto con i guerrieri di Guthrum poco prima della palude (cerco di essere vago.) L’opera è piena di personaggi eccezionali e originali, uno più intrigante e affascinante dell’altro, inseriti in una realtà vivida e suggestiva. E tra tutti, nonostante abbia un ruolo apparentemente secondario, quella che mi è rimasta più impressa è la principessa Æthelflæd. Non è proprio vero che quella sassone fosse una monarchia elettiva, almeno in senso stretto. Il witan eleggeva il Re, che poteva anche non essere il figlio del suo predecessore, ma era comunque un appartenente alla stessa stirpe, alla stessa famiglia, la casa reale del Wessex.
Non mi ha colpito quanto il primo, però è un bel libro. La trama è molto dinamica, scorrevole, per nulla scontata, ricca di colpi di scena e momenti intensi. L’autore dà una particolare enfasi al “lato umano” della battaglia, ricreando l’atmosfera, le emozioni e le paure che attanagliavano gli uomini in quei terribili istanti prima dell’impatto. E oltre alla clamorosa battaglia finale vi sono diversi incredibili duelli e combattimenti minori, tra cui quello che mi ha maggiormente colpito è stato il confronto con i guerrieri di Guthrum poco prima della palude (cerco di essere vago.) L’opera è piena di personaggi eccezionali e originali, uno più intrigante e affascinante dell’altro, inseriti in una realtà vivida e suggestiva. E tra tutti, nonostante abbia un ruolo apparentemente secondario, quella che mi è rimasta più impressa è la principessa Æthelflæd. Non è proprio vero che quella sassone fosse una monarchia elettiva, almeno in senso stretto. Il witan eleggeva il Re, che poteva anche non essere il figlio del suo predecessore, ma era comunque un appartenente alla stessa stirpe, alla stessa famiglia, la casa reale del Wessex.
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