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Anno edizione: 2006
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Non vorrei fare la guastafeste, ma avevo delle aspettative che sono state deluse... Insomma niente happy end tra Sian e Mack, niente scoperta sensazionale agli scavi, la storia della pergamena secondo me poteva esser sviluppata meglio, come tutto il romanzo, del resto...
Il racconto, gotico solo in apparenza, è ambientato tra le tombe di uno scavo archeologico e conduce in maniera metaletteraria due storie parimenti interessanti. Ben descritta la protagonista, che starebbe bene in una commedia di Moliere.
Nonostante la non enorme lunghezza del racconto i personaggi sono perfetti, le "atmosfere" e i paesaggi sono molto vivide, la storia è semplice ma non banale e scorre con molta naturalezza. Lo stile è ottimo, complimenti a Faber e al traduttore
Recensioni
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Dopo essere passato attraverso la rivisitazione di generi molto diversi dal romanzo vittoriano alla fantascienza e dopo aver conquistato una nicchia di lettori molto fedeli Michel Faber sperimenta il gotico. Un gotico sui generis ambientato nella più prosaica contemporaneità con incursioni fra le rovine dell'abbazia di Whitby nello Yorkshire risalente al dodicesimo secolo intervallate dalla decifrazione di una pergamena del 1788 contenente una sconvolgente confessione. Siân archeologa trentaquattrenne lavora agli scavi dell'abbazia salendo ogni giorno i suoi centonovantanove gradini ed è tormentata da sogni angoscianti visioni spettrali un forte dolore alla gamba con cui non vuole fare i conti. In mezzo a tutto ciò l'incontro con il giovane Mack accompagnato dal più scontato repertorio dell'approccio amoroso con tanto di sguardi allusivi appuntamenti mancati un bacio puntuale dopo l'ennesimo acceso litigio. Ma il gotico del XXI secolo non può trovare soluzione agli enigmi che generoso offre al lettore se non nell'ambito di una rigorosa e rassicurante razionalità. E così gli incubi notturni si spiegano con un incidente stradale nella Bosnia in guerra che costa a Siân l'amputazione di una gamba il dolore lancinante non è un temuto tumore ma una scheggia residua dell'infortunio e persino la pergamena del XVIII secolo non nasconde un morboso episodio di vampirismo ma un fatto di estrema pietas paterna. Il gotico dunque se non cancella l'elemento soprannaturale rischia una rovinosa caduta nel kitsch. Di questo però Faber pare essere consapevole ovviando con l'arma dell'ironia. Ormai il termine gotico riflette a inizio del romanzo non ha più niente a che vedere con l'antica tribù germanica né con lo stile architettonico ma rimanda ai vampiri hollywoodiani o a narcisisti cantanti rock.
Donatella Sasso
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