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Cesare Beccaria. L'uomo e il mito. Idealizzazione e realtà storica - Giovanni Tessitore - copertina
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Cesare Beccaria. L'uomo e il mito. Idealizzazione e realtà storica
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Cesare Beccaria. L'uomo e il mito. Idealizzazione e realtà storica - Giovanni Tessitore - copertina

Descrizione


I miti hanno sempre svolto una fondamentale funzione trainante nella storia della civiltà. L'idealizzazione di un evento o di un personaggio finisce, spesso, con l'assumere, nella coscienza dei posteri o anche dei contemporanei, caratteri e proporzioni quasi leggendari, esercitando perciò un forte potere di attrazione sulla fantasia e sul sentimento di un popolo e di un'età. In forma generalmente narrativa, il mito fornisce una spiegazione e insieme una garanzia della validità degli elementi che costituiscono il patrimonio sociale, intellettuale e morale di una cultura. E ciò, talvolta, indipendentemente dalla fondatezza e dalla obiettiva veridicità dei fatti e delle circostanze che lo sostanziano e lo sostengono. Lo stesso - con le dovute proporzioni - è avvenuto con riferimento alle vicende, all'opera ed al messaggio di Cesare Beccaria. Il marchese lombardo è da sempre da tutti considerato il padre della penalità moderna; il grande benefattore dell'umanità, che - con le sue idee e con il suo coraggio - seppe rivoluzionare un universo statico e ormai anacronistico, quale era la società europea della seconda metà del '700. Forse, la verità storica è un po' diversa, ma l'importanza dei miti risiede proprio nella loro indiscussa capacità di incidere sulle vicende umane e di generare il mutamento sociale, ben oltre quanto non avrebbe potuto fare la prima. È per questo che le democrazie moderne saranno sempre in debito con Cesare.
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Dettagli

2008
11 giugno 2008
224 p., Brossura
9788846499219

Voce della critica

"Egli è ingrassato a dismisura e parmi che l'anima s'addormenti e lentamente si svolga sotto di quell'ammasso. Talvolta dopo di un'interrogazione ei rimane immobile e distratto e conviene replicare e duplicare. (…) Egli è di una timidità che passa l'immaginazione e nel politico e nel fisico e forse anche nel regno dei fantasmi". Questa malinconico ritratto del marchese Beccaria quarantaduenne, disegnato da Pietro Verri nel 1780, conclude idealmente una carriera intellettuale intensa, ma di breve durata, che il saggio di Tessitore descrive con attenta scansione nella sua parabola ascendente e discendente. Il punto culminante coincide con la stesura e la pubblicazione del trattato Dei delitti e delle pene fra il 1763 e il 1764: prima brillante applicazione al diritto criminale dei "principi della filosofia illuminista e della teoria contrattuale e utilitaria". L'enorme successo dell'operetta, la sua diffusione in Francia accompagnata da vivaci dibattiti, la sua concreta influenza sulla legislazione italiana del Settecento (si pensi alla riforma del granduca Leopoldo di Toscana nel 1786) diedero all'autore "gloria improvvisa e repentina" che raggiunse in breve dimensioni europee. Il mito non corrisponde però alla realtà, come dimostra in modo ineccepibile questa ricerca biografica. "Forti dubbi e molte perplessità permangono", infatti, "sulla effettiva 'paternità'" del famoso opuscolo, nato dalle conversazioni fra Beccaria e i fratelli Alessandro e Pietro Verri, ma probabilmente organizzato formalmente con il decisivo contributo di quest'ultimo. Il rapporto con i Verri percorre del resto in filigrana l'intera esistenza di Beccaria e proprio "il risentimento, la gelosia, l'astio" di Pietro nei confronti del vecchio sodale, che si era impadronito dell'opera collettiva, indicano esemplarmente il tramonto della giovinezza.
Rinaldo Rinaldi

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