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Cevengur - Andrej Platonov - copertina
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Cevengur

Descrizione


Una città dimenticata da Dio nel cuore della steppa, abitata da uomini inselvatichiti dalla miseria. Ma anche in questo luogo è passata la rivoluzione e ha lasciato sogni e sentimenti sulla nuova società da costruire. Il romanzo di Platonov è la cronaca emozionante, ora tragica, ora comica, di questo momento magico, quando gli ultimi del mondo sembrano diventare i protagonisti della Storia. Gli esiti della rifondazione utopica sono paradossali, bislacchi, votati al disastro, che puntualmente arriverà, ma i personaggi restano nella memoria del lettore con tutto il loro carico di umanità. Uno dei più grandi capolavori della letteratura russa del Novecento, scritto nella seconda metà degli anni Venti ma pubblicato in Russia solo nel 1988, in una nuova edizione integrale accuratamente tradotta.
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Dettagli

2015
24 febbraio 2015
XXII-501 p., Brossura
9788806218645

Valutazioni e recensioni

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Andrea Muratore
Recensioni: 5/5

Brodskij, l'inimitabile Brodskij, considerava Platonov all'altezza di Musil. Questo libro assolutamente alieno ad ogni altro che possa capitarvi di leggere ne è la prova scritta. Confesso che in alcuni punti mi sono emozionato: di rado capita di leggere libri così intensi, in cui lo sforzo dell'autore sembra quasi comunicarsi al lettore come una carezza di rispetto e tenerezza. Il vero, multiforme, definitivo rapporto su quella parola tremebonda e quasi proibita che suona "Rivoluzione".

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AdrianaT.
Recensioni: 3/5

«Perché seguire le vicende di un gruppo di balordi che, a piedi o a cavallo, attraversano la steppa alla ricerca di un luogo, Čevengur per l'appunto, nel quale il comunismo si sarebbe generato da sé? Perché ascoltare i loro discorsi astrusi, le loro ridicole disquisizioni, e sopportare la loro prepotente corporeità immortalata in immagini scatologiche non di rado sconvolgenti?» La curatrice/traduttrice Ornella Discacciati ne propone due di risposte possibili che però sono roba da eruditi, perciò dirò la mia: non ci ho capito granché. È una prosa poetica, ricca, articolata e bella direi, soprattutto nelle descrizioni degli oggetti animati e inanimati; l'idea di fondo è più che buona, ma è un vagabondare nella steppa appisolata, fra gli animi dei protagonisti dai contorni sfocati, difficile da seguire. Ci voleva la dedizione e la concentrazione che, al momento, non sono stata in grado di applicare alla sua lettura. Faticoso in tutto, ma per chi ama come scrivono certi Russi e non si estenua facilmente come me, questo importante russo, anello di congiunzione fra Dostoevskij e Brodskij (come Chodasevič fra Puskin e Nabokov) non può sfuggire.

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Elena8573
Recensioni: 5/5

“Una città dimenticata da Dio nel cuore della steppa, abitata da uomini inselvatichiti dalla miseria. Ma anche in questo luogo è passata la rivoluzione e ha lasciato sogni e sentimenti sulla nuova società da costruire….” queste sono le parole lette nella quarta di copertina che mi hanno fatto prendere in mano il libro e acquistarlo. Ci sono libri che ti chiamano e questo aveva una voce assai potente dato che era infilato nello scaffale più basso della libreria Ambasciatori in centro a Bologna, in compagnia di altre meraviglie della linea letture della Einaudi. Cevengur è una visione, idea di città ideale, un concetto utopistico di socialità, dove le persone che ci vivono, o meglio, che dopo la rivoluzione lo ripopolano, scardinano ogni forma di vita lavorativa “nella norma” a favore di un concetto completamente rivoluzionario e irrealizzabile. Un libro che trova spazio al suo interno per concetti etici, filosofici e pensiero poetico, un libro difficile da raccontare come può essere difficoltoso il racconto di un ideale, di un pensiero astratto che non realizza se stesso attraverso la sua comprensione, tanto quanto quello che riesce a trasmettere e cambiare nelle vite di chi viene colpito dalle sue idee. Consigliato a chi cerca una lettura profonda, raffinata e senza ricerca di comoda scorrevolezza. “La bruta forza lavorativa, non avendo vie di sfogo, gli mangiava l'anima, e lui non era più padrone di se', preda di sensazioni che non provava mai quando lavorava. Cominciò a sognare: gli sembrava che suo padre, un minatore, stesse morendo e che la madre lo bagnasse con il latte del suo seno affinché riprendesse vita; ma il padre le diceva adirato: " se almeno mi lasciassi soffrire in pace, carogna", poi restava a lungo disteso e non si decideva a morire; la madre, curva su di lui, domandava: "ne hai ancora per molto?"; suo padre con l'ostinazione di un martire, sputava, si sdraiava bocconi e si raccomandava: "seppelliscimi con i calzoni vecchi, questi dalli a Zacharka

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Conosci l'autore

Andrej Platonov

1899, Jamskaja Sloboda (Voronez)

Andrej Platonovic Platonov nasce nel 1899 a Jamskaja Sloboda, un sobborgo di Voronez; il padre è operaio alle ferrovie. Per mantenere la famiglia numerosa si adatta a ogni tipo di lavoro, ma non abbandona gli studi né la passione per la letteratura. Nel 1920 aderisce al Partito comunista ma l'anno seguente restituisce la tessera. Con la qualifica di ingegnere viene destinato a opere di bonifica nella campagna remota dove, soprattutto di notte, scrive i suoi primi racconti. Dilaniato tra l'amore per il suo lavoro di tecnico e la passione per la scrittura, entrambi strumenti per contribuire all'edificazione della nuova società nella quale crede, continua a comporre opere che avranno sempre problemi con la censura. Nel 1931 la pubblicazione del racconto A buon pro provoca...

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