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Teresa giustamente in una precedente recensione sottolineava il fatto che la Gruber avesse in passato documentato la guerra, si aggiungo, ma dall' albergo di lusso in cui alloggiava, e in guerra anche con una vera giornalista, ovvero Giovanna Botteri, professionista vera, tutta sostanza e niente lustrini... Il problema in questione posto dalla Gruber, non e' quello delle donne che non riescono ad avere il successo che meriterebbero, almeno rispetto agli uomini, il successo molto spesso sia per le donne e per gli uomini, non e' sinonimo di qualita' e competenza, si arriva al successo anche per vie traverse, non meritocratiche, amici che contano e quant'altro.
Il libro ripercorre i fatti salienti della storia dell’Iran. Certo ci sarebbero da approfondire tante cose (o perlomeno la mia curiosità vorrebbe così), ma forse così il libro sarebbe diventato un saggio storico troppo lungo e probabilmente non era l'intenzione dell'autrice. Il testo ci racconta la storia di questo contrastato Paese per portarci maggiore conoscenza sull’analisi socio-culturale di un Paese tradizionalista, ma con la voglia di evolvere; un Paese alla ricerca del cambiamento, ma ce ha paura di cambiare. La giornalista italiana affronta questo viaggio in terra persiana in un momento abbastanza delicato, quello delle elezioni presidenziali del 2004 dove 3 candidati conservatori e 3 riformisti si affrontavano, e dove, con grande soprpresa per tutti (come anche alle ultime elezioni), vinse il conservatore Mahmoud Ahmadinejad.
Sono sorpresa e dispiaciuta nel leggere commenti così caustici al libro della Gruber, perchè io l'ho trovato scorrevole ,istruttivo,e l'ho letto MOLTO volentieri: oltretutto mi pare che l'autrice abbia buone capacità descrittive, per cui ci consente di visitare con la fantasia un paese ancora fuori dalle usuali rotte turistiche.Certo, "de gustibus non est disputandum", ed ognuno è libero di esprimere la propria opinione...
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