Il chilometro d'oro. Il mondo perduto degli italiani d'Egitto
- EAN: 9788883357435
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Il chilometro d'oro. Il mondo perduto degli italiani d'Egitto
Daniel Fishman
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22/08/2020 09:08:02
anch'io sono frutto di quella "diaspora" degli italiani e greci d'Egitto. Suggerisco a tutti un altro bel libro che parla della nostra terra natia. Il libro è di André Aciman e si intitola: ULTIMA NOTTE AD ALESSANDRIA. Penso che Vi emozionerà..... Buona lettura.
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14/06/2010 22:02:47
Sono nata in Alesandria D'egitto nel 1977 vissuto li fino a pochi anni fa! Mi nonno e stato internato nel Fayed ho sentito tanto parlare da mio padre di Suo padre internato ma non ho mai capito bene cosa ha passato e perche sia morto di Ulcero dopo sei mesi dalla sua liberazione se non dopo aver letto il libro di Fishman, complimenti per il libro i miei ricordi sono molto freschi ma i ricordi del libro leggendoli mi sembrava sentire mio padre che non c'e piu che mi sta raccontando dinuovo la sua vita e quella dei suoi genitori, vivere in egitto vuol dire vivere felice e sempre sorridenti vivere senza Egitto vuol dire non trovare piu una casa dove tornare e sentirsi veramente a casa... Ma per noi europei ormai è finia e li non si può vivere, bisogna lasciare il paese al suo popolo. Un abraccio alla mia Alessandria e alla mia Cornish. Rita
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28/10/2009 13:48:32
Sono nata al Cairo nel 1949. Sono la cugina di Anne Marie Sciamma. Le nostre mamme sono sorelle, figlie dell'Avv. Nelson Morpurgo (Poeta e futurista). Ho vissuto al Cairo fino al settembre del 1956 quando la mia famiglia si trovò a dover emigrare forzatamente. Tutti i racconti dei nostri genitori e della loro vita al Cairo, li ho ritrovati in questo bellissimo libro. Leggendolo mi sembrava di rivivere i loro ricordi: quando a pranzo ancora oggi, collegandoci o a un brano musicale, o a un cibo particolare, o a una frase si da il "la" a un infinità di racconti finendo con grande risate. Nel nostro mangiare quotidiano ho tramandato alle mie figlie i falafel, e i full, la tejina e il pane shami; le foglie d'uva ripiene. Senza dimenticare quella buonissima brodaglia verde "la Molojeglia" che di rito se ne devono mangiare piu di due piatti. Quando si è stanchi si deve fare "un po di masagh". E se per caso si ha fretta un "yalla yalla" ci scappa. In caso di malocchio ci si ricorda il "buhur" della nonna. E quando ci si mette un vestito nuovo ci si aspetta un "Mabrouk". "Noi Italiani d'Egitto siamo un gruppo etnico forse in estinzione", afferma un amica di mia mamma. "Ci cerchiamo, ricordiamo, ridiamo, ci sentiamo capiti". Con un pizzico d'invidia, avrei voluto vivere anche io quei momenti di spensieratezza e di appartenenza. Il Libro di Fishman, lo ho letto un paio di volte; lo ho sottolineato; ci ho riso e anche pianto insieme; lo ho regalato a molti amici, ma soprattutto lo raccomando a chi vuole capire perche ci chiamiamo Italiani d'Egitto. Ce ne vorrebbero degli altri di libri come questi per farci sognare.... Grazie Fishman
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18/06/2007 18:13:52
Sono figlia e nipote di Italiani d'egitto, nata in francia e vivo ora in italia. l'egitto fa parte dei miei riccordi perche riccordi dei miei genitori . Il loro vissuto in questo paese mi sembrava idealizzato e con questo libro ho avuto la conferma che era una realta.Ho ritrovato tante cose descritte dai miei genitori, il quotidiano, le espressioni in francese o in arabo che ho sentito per anni a casa ecc....Mi ha dato informazioni sul contesto storico- politico che mi spingono a saperne di più.Sono sempre stata curiosa e affscinata da questo "paradiso" descritto da loro senza mai spingere più in là le mie ricerche e conoscenze questo libro ma ha dato la spinta decisiva di andare alla ricerca di dati più precisi sui miei antenati: perche la scelta dell'egitto, da quando? Ringrazio Daniel Fishman per tutto questo e quello a venire......
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06/02/2007 21:32:13
Ho appena finito di rileggere il libro di Daniel Fishman "il chilometro d'oro" mi ha fatto rivivere i miei primi vent'anni passati in Egitto tra Heliopolis Rod El Farag e Bab El Louk, solo una cosa vorrei segnalare: Nella pagina 174 esattamente il detto (El far bi khosh fi betu wui sebb el din" mi permetto di dire che è inesatto in quanto il detto è: "El far telee men bitu ua sabb el din" cioè "Il topo usci' da casa sua bestemmiando" vuole significare che il topo, non trovando nulla da mangiare, usci' bestemmiando. Un complimento a Daniel. Guglielmo
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13/10/2006 18:19:20
vorrei dire a Silvia Boba che non ha capito niente. Ma proprio un bel niente! Mia madre e mia nonna sono vissute in Egitto proprio negli anni descritti dall'autore e posso testimoniare che il libro descrive molto fedelmente la vita degli italiani d'egitto in quegli anni. Consiglio alla Signora Boba di fare meno pseudopolitica e di rispettare i ricordi di chi veramente ha vissuto certe esperienze
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11/09/2006 11:59:14
A sua discolpa, o merito, c’è che l’Autore non pretende di fare la Storia con la S maiuscola, ma solo narrare vicende intessute in un pezzo di paese: sicuramente particolare e che non esiste più. E tuttavia con qualche macroscopica svista. Infatti il sottotitolo parla di “italiani” d’Egitto. Mentre Fishman scrive di persone con passaporto italiano (forse), ma prima di tutto ebree: e siccome l’Egitto, come tanta parte del Medio Oriente, è stato in quel periodo stravolto dalla creazione dello stato di Israele, diventava necessario nel libro non mettere ai margini questo problema, per piangere su quello che è stato perduto. Quel mondo, con tutto il razzismo implicito ed esplicito, e neppure percepito, sarebbe stato comunque perduto: come quello dei pieds noirs nel Maghreb o come i poetici bazar di Smirne, perché il chilometro d’oro delle sue belle strade del centro, si reggeva su una massa immobile di miseria. E proprio coloro che ne godevano i benefici non pensavano neppure di fare qualche cosa per modificarla. In sostanza, si tratta di una raccolta di fatti e aneddoti, inseriti in un atmosfera che già ci era nota da altre fonti, a cominciare non diciamo dagli scritti della Fausta Terni Cialente, che ci porta ad altri livelli, ma almeno dai volumi di Robert Solé (Le tarbouche, Le sémaphore d’Alexandrie ecc.) anche se lì si parla di “siriani d’Egitto” e di “chrétiens d’Orient”. Poi sono venuti scritti che hanno cercato di spiegare perché i reietti sono stati fagocitati dall’islamismo militante, senza sentire un fascino per loro inesistente di un pluralismo che li ignorava. Oggi, con un’angolazione diversa, ma con tanti repères ancora uguali, vi è “Palazzo Yacoubian” di Ala al-Aswani, scrittore di sicura origine cairina: e forse è l’inizio di un racconto non più esotico.
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29/08/2006 13:36:28
non ho parole per definire l'emozione nel leggere quello che ho vissuto. nata al Cairo nel 1947 e vissuta fino al 1962 epoca del nostro "reimpatrio" in italia. Le nebbia che mi proteggeva per non ricordare tutti i momenti belli pieni di colore, amici, scuole, compagni italiani e non, si è dissolta facendomi rivivere quasi ogni giorno dei mei 15 anni. Nostalgia tanta, sopratutto quando credevo che le multietnie erano cosa molto naturali e non come ora... grazie all'autore e grazie anche alla prefazione. una gioia ed un dolore insieme. mirella nicotera
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04/05/2006 10:26:42
Un racconto che suscita una profonda emozione in quelli che hanno vissuto in prima persona esattamente tutti gli avvenimenti descritti e in chi è stato testimone, per nascita e vita vissuta, del "fenomeno" irripetibile di quella fusione meravigliosa di genti e culture variopinte, così agli antipodi le une dalle altre ed allo stesso tempo così ben amalgamate. Questa emozione è tanto pià forte quanto più doloroso e traumatico è stato il distacco repentino causato da politiche, fanatismi e stupidità di chi ha gestito e continua gestire le vite di tutte le genti di questo pianeta. L'autore ha regalato ai lettori coinvolti l'indescrivibile sensazione che stesse parlando individualmente di ciascuno di noi: mi sono ritrovata in ognuna di quelle pagine, sembrava che stesse raccontando proprio la mia personale storia, con le dovute variazioni temporali e spaziali. Grazie,Daniel Fishman. Sono stata talmente presa dal suo libro che ne ho regalato una copia alle mie figlie e a tutti gli amici che da quasi 50 annio mi sentono raccontare di quel "chilometro d'oro" in termini ancora molto vividi e appassionati. Chi l'ha già letto ha esclamanto: <mi sembra di leggere la tua biografia!" Per tutti gli altri, che sono estranei a quel vissuto, è un bel racconto di uno spaccato di un tempo e di un mondo che la Storia ha cancellato. Lydia
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25/03/2006 10:09:09
Sono nato ad Alessandria d'Egitto nel 1939; ivi ho frequentato le scuole italiane fino alla maturità scientifica e nel 1956 ho lasciato l'Egitto per gli studi di medicina. In Egitto sono nati i nonni materni e paterni ed i miei genitori. Noi ITALIANI d'EGITTO abbiamo vissuto in quel periodo un' esperienza di convivenza tra popoli e religioni straordinaria . Questo libro è la nostra storia, quella che potrebbe narrare ognuno di noi. Gran merito va all'Autore per la passione e lucidità del suo libro, che andrebbe letto e meditato da quanti oggi, ignari della grande umanità e tolleranza predominante in Egitto , pensano agli arabi come una massa di persone prive di identità ignoranti, barbare ed integraliste. Ogni anno con la mia famiglia vado una o due volte a ritrovare gente di grande umanità, generosità e cultura ed i miei figli sognano un giorno di poter vivere o avere delle esperienze di studio e di lavoro in quel paese; l'Egitto è il paese dove la gente sorride di più e sorride a tutti senza distinzione di sorta. Fisherman è la voce della nostra imperitura malinconia: il nostro meridiano d'oro è anche il paradiso perduto; l'ncantesimo spezzato dalla stolidità di politici che hanno costretto noi ITALO-EGIZIANI da 3 generazioni ad un esodo forzato che ancora ci rattrista. S e r g i o A g i u s
