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Un romanzo sulla ricerca di se stessi oltre il ruolo che ci è stato imposto, divertente, feroce, commovente.
«Chares Yu si aggiudica il National Book Award raccontando con ironia una serie tv in cui gli asiatici vengono rappresentati sempre con i soliti stereotipi. Un mondo in cui devi sfoggiare l'accento esotico anche se sei nato e vissuto a Los Angeles» - Mariarosa Mancuso, Robinson
Cosa succede quando non sei il protagonista della tua vita ma una semplice comparsa? Willis Wu vive in un piccolo appartamento a Chinatown e tutti i giorni si reca al Tempio d'oro, un ristorante cinese adibito a set cinematografico dove viene girata la serie poliziesca "Bianca e Nero". Ma Willis non è l'attore principale, le regole di Hollywood prevedono per lui, di origine asiatica, solo parti di contorno, dal fattorino delle consegne al cameriere. Willis lotta per farsi strada nella serie, il suo sogno è diventare il Fenomeno del kung fu, il ruolo più importante che un orientale possa interpretare, quello a cui tutti ambiscono. Ma è veramente così? È quello il massimo a cui può aspirare, nella serie come nella vita? Willis si troverà ad affrontare un mondo più grande e complesso di quello della Chinatown dov'è cresciuto, scoprirà le origini di quel luogo e le radici della sua famiglia fino a interrogarsi su cosa voglia dire veramente fare la comparsa in una vita che fatica ad accettarlo. Charles Yu costruisce un romanzo che scorre tra serie TV e kung fu, ironico e sorprendente come un film di Tarantino, per raccontare la storia di un protagonista che vuole integrarsi in un mondo dalle regole spietate.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Willis Wu, il protagonista, vive in un misero appartamento a Chinatown, sopra il ristorante Tempio d’Oro, adibito a set cinematografico. Sogna di sfondare come attore principale, ma deve accontentarsi di trascurabili ruoli di contorno, come accade alla massa di cinesi in zona. Forse riuscirebbe a sfondare se diventasse campione di Kung Fu, l’arte marziale che sembra essere l’aspirazione principale delle torme di cinesi che desiderano emergere. Intanto, sul set, spiccano due poliziotti, Bianca (Sara Green, 31 anni) e Nero (Miles Turner, 33 anni, alto e muscoloso) che gigioneggiano non poco e sproloquiano in dialoghi senza senso. Direi che più che un romanzo è un canovaccio, è la sceneggiatura di una pièce teatrale. Il che, per se, è lodevole. Il problema è che è strutturato in ben sette atti, ridondante ed esagerato non solo in teatro, ma anche all’opera dove, e.g., perfino il Sigfrido di Wagner non supera i tre atti (smisuratamente lunghi, però). Per di più la trama è appesantita dalle continue lamentele dei personaggi di origine asiatica, che si sentono emarginati e cittadini di terza classe. Be that as it may, è un fatto che l’intera umanità è di per sé emarginata e schiacciata sui fondali della ribalta. Quelli che emergono sono una minoranza talmente esigua da essere trascurabile. Comunque anche quelli che si stagliano dai fondali sono visibili per milli-secondi e scompaiono appena si spengono le luci sul palcoscenico. Il romanzo è troppo appesantito dall’insistenza sugli “asiatici non meglio identificati”, dimenticando, ripeto, il concetto che il mondo intero è in queste condizioni d’invisibilità. La trama è contorta e aggrovigliata e la lettura per nulla facile. Non so quanto possa piacere ai >1.3 miliardi di cinesi, ma a noi poveri occidentali e mitteleuropei è alquanto indigesto.
Willis Wu sogna da sempre di diventare il fenomeno del Kung Fu, proprio come Bruce Lee, ma nel cinema riesce a farsi notare solo come comparsa o personaggio di poco conto. Un giorno le cose cambieranno, ma succederà davvero ciò che ha sempre sognato? Il romanzo di Charles Yu, vincitore del National Book Award e del Prix Médicis étranger, è assolutamente geniale per la sua struttura e per l’ironia caparbia che affronta la situazione della comunità asiatica negli Stati Uniti. Willis Wu è da sempre una comparsa invece che un protagonista, non solo nel cinema ma anche nella vita, proprio come il Sebastian Wilder di “La La Land”, ma in più Willis è asiatico e questo non gioca a suo favore. C’è un passo, a questo proposito, che mi ha colpita e che secondo me racchiude il dramma interiore del nostro protagonista: “Eccoci qua. Quelle due parole: Tizio asiatico. [...] Due parole che ti definiscono, ti appiattiscono, ti intrappolano e ti costringono a stare al tuo posto. Chi sei. Tutto quello che sei. La tua caratteristica principale, che oscura qualsiasi altro dettaglio che ti riguarda, e rende irrilevante qualsiasi altro aspetto.” Hollywood è feroce, promette e non mantiene le promesse, prendendo in giro chi la sogna. A metà tra romanzo e copione di una serie tv, Charles Yu ci regala un libro dolce amaro dannatamente intelligente che ci porta a riflettere mentre ridiamo.
Chinatown interiore è uno di quei rari casi in cui si riesce a raccontare con brillantezza e ironia una questione sociale piuttosto profonda: il romanzo strappa sorrisi, ti sorprende di continuo con le sue imprevedibili soluzioni di trama e di narrativa e allo stesso tempo fa riflettere su l’assurda condizione degli americani di origine asiatica.
Recensioni
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