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«Cento storie si svilupperanno, cento personaggi entreranno in scena, cento tradimenti si dipaneranno. E Singer si rivela come sempre un genio.» – Robinson
«Un'ottima traduzione che restituisce tutto lo humour e il ritmo di questo scrittore che pubblicava le sue storie a puntate su un periodico yiddish di New York» – Il Venerdì
Appena arrivati a New York, nei primi anni della guerra, gli ebrei polacchi dicono tutti la stessa cosa: «L'America non fa per me». Ma poi, un po' alla volta, molti ricominciano a «sguazzare negli affari» come pesci nell'acqua. Altri invece, e più di chiunque il protagonista di questo romanzo, girano a vuoto, si barcamenano, vivono alle spalle degli amici ricchi, o delle donne che riescono a sedurre. Di queste ultime Hertz Minsker non può fare a meno: sono «il suo oppio, le sue carte, il suo whisky»; le loro gambe, le loro ginocchia contengono «una sorta di promessa», e lui ha bisogno ogni giorno di nuove avventure amorose, di «nuovi giochi, nuovi drammi, nuove tragedie o commedie». Minsker, che pure è un erudito e ha familiarità con il Talmud e può «recitare poesie in greco antico e in latino», sembra capace solo di finire nei guai, e «da quarant'anni sta lavorando a un libro ma ancora non ha finito neanche il primo capitolo». In genere, però, le catastrofi che provoca, a sé stesso e a chi gli sta intorno, si risolvono in una strepitosa commedia - una commedia alla Lubitsch, con mariti traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie edonistico-cabbalistiche...Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Da qualche anno ho cominciato ad esplorare, se così si può dire, tutto il filone letterario di scrittori ebrei o di origine ebraica tra cui sicuramente spicca Saul Bellow, che amo moltissimo e a cui penso debbano tantissimo gli scrittori venuti dopo di lui, Roth in primis. Poi però ho scoperto questo libro e ho capito che avevo ancora tanto da imparare ed esplorare. Mi piace il fatto che Singer non fa sconti a nessuno, ma a differenza di Bellow, che esalta e un po' esaspera, ma senza esagerare come Roth, le contraddizioni "dell'uomo ebreo" contestualizzandolo in un preciso contesto storico e svelandoci sfumature a cui non avremmo mai pensato, probabilmente perché quasi tutto l'immaginario collettivo e storico riguardo a quel periodo si sofferma sulla grande tragedia che lo ha determinato e definito. Credo sia un libro necessario per capire ancora di più e a cosa "serve" la letteratura se non a capire e a conoscere ancora di più?
Il vecchio e il nuovo continente che l'oceano separa, sembrano avere la stessa evoluzione di degenerazione e recrudescente ipocrisia. La persecuzione ebraica trova il suo corso nella fuga di quattro personaggi che, approdati in America,sembrano ambientarsi quasi alla perfezione sfruttando in modo ossessivo e capillare ogni tipo di affare. In essi è possibile intravedere la lacerazione graffiante e dolorosa delle tradizioni illanguidite e ormai fievoli, nonché la rampante aggressività degli slogan pubblicitari che, promettenti e sfavillanti nel cielo di New York, giurano di conoscere la via del successo e della felicità. Incoercibili e spregiudicati, i tipi umani, Hertz, shlemiel, l'inetto che ha sempre bisogno di avventure sessuali per sentirsi nel presente, ma dopo il possesso, sovverte ogni regola amorosa come neve al sole. Affetto da misticismo cabalistico, annoiato cronico come il suo libro che deve pubblicare da 40 anni, "mezze verità, pure banalità...tutto era già stato detto e commentato; il suo amico tradito, il benefattore Morris, ortodosso,ipocrita, "Maimonide ci ha insegnato ad attenerci sempre al giusto mezzo. È questo l'ebraismo ". E poi le donne, un universo poliedrico e inquietante, tra assetate di denaro, potere e gioielli, spiritomani, e ingenue donzelle che abbandonano la prole sotto il cielo di Varsavia per un altro uomo. Grazie Singer per aver detto tutta la verità.
Non avevo tanta voglia di leggerne un altro di I. B. Singer perché Ombre sullo Hudson, letto da poco, pur piacendomi mi aveva piuttosto saturata. Butto l'occhio pigro solo sulle prime dieci righe e... non c'è niente da fare, è troppo bravo!, anche se, praticamente, racconta sempre la stessa storia con personaggi talmente simili, come simili sono le situazioni e identiche le ambientazioni, che le analogie con Keyla la rossa, Nemici e Ombre sullo Hudson si sprecano. Non è che questa reiterazione me la spiego tanto bene; d'altronde anche Woody Allen ha fatto per quarant'anni più o meno sempre lo stesso film ed è sempre (più o meno) un piacere.
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