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Ciò che non va nel mondo - Gilbert Keith Chesterton - copertina
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Ciò che non va nel mondo - Gilbert Keith Chesterton - copertina
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Descrizione


"Che cosa non va nel mondo?" si domanda Chesterton, aprendo questo libro scritto nel 1910, ma attuale. I problemi sono tanti: si va dalla solitudine dell'uomo e dalla sua alienazione indotta sia dal capitalismo sia dal socialismo (il primo la giustifica considerandola il prezzo da pagare per assicurare la produzione; il secondo pretende di ridefinire ciò che è umano nel tentativo di dare vita all'homo novus) al rifiuto delle leggi divine, sostituite da arroganti e a volte patetiche leggi sociologiche; dal femminismo, criticato perché reclama il diritto di applicare alla donna categorie maschili ottenendo come risultato non la sua emancipazione ma il suo snaturamento, ai sistemi educativi che, escludendo i genitori, tendono sempre più a irreggimentare i bambini trasformandoli in proprietà dello Stato. Ma secondo l'autore, ciò che realmente non va nel mondo è che si tende a cambiare l'uomo per adattarlo alla società piuttosto che adattare la società alle esigenze dell'uomo (errore in cui perseverano sia i conservatori sia i progressisti). Le uniche vie di uscita sono il ritorno alla famiglia tradizionale, il solo ambito in cui sia possibile un'esistenza libera e felice, e l'adozione di un sistema economico (il distributismo, di cui Chesterton fu un grande sostenitore) in cui la proprietà dei mezzi di produzione possa essere ripartita nel modo più ampio possibile fra la popolazione.
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Dettagli

2011
27 gennaio 2011
311 p., Brossura
9788871809021

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Raffaele
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Da leggere

Si tratta di scritti di Chesterton su temi vari, la domanda di fondo non è cosa sia sbagliato nel mando, ma cosa sia giusto. Solo compreso il giusto si potrà evitare di andare a tentoni e illudersi che tante innovazioni siano automaticamente progresso. Non tutte le osservazioni dell'autore hanno resistito all'usura del tempo, ma la capacità argomentativa di Chesterton rimane indubbia.

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Simon
Recensioni: 5/5

«Troppo capitalismo non significa troppi capitalisti, ma troppo pochi capitalisti» è una delle affermazioni più celebri di G. K. Chesterton, uno dei padri fondatori del distributismo, teoria che rifiutava sia il capitalismo, sia il socialismo, in favore di una più equa suddivisione della ricchezza. Questo libro critica profondamente alcuni mutamenti avvenuti nei primi anni del XX secolo, identificando il male supremo nella tendenza ad adeguare i singoli individui alla società e non viceversa. L’autore propone un esempio medico: un ospedale può dimettere un uomo con una gamba amputata, ma non può modificare l’anatomia di base di un soggetto aggiungendone una terza; ciò significherebbe snaturare la natura umana. Allo stesso modo la società deve seguire la volontà degli individui e non obbligare quest’ultimi ad una frenetica rincorsa di valori che nemmeno comprendono. Chesterton applica questo concetto a vari ambiti: l’educazione, il femminismo, la famiglia. Il testo va letto con attenzione critica, ma risulta di facile comprensione, in quanto tratta di temi agevolmente ravvisabili nella società odierna. Assolutamente consigliato.

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(Londra 1874 - Beaconsfield, Buckinghamshire, 1936) romanziere, giornalista e critico inglese. Scrittore attivissimo e assai popolare, si servì di uno stile ironico e ricco di paradossi per criticare, in nome dei valori tradizionali, il materialismo della società industriale. Oggi la sua fama è legata ai romanzi polizieschi, protagonista il sacerdote padre Brown. Tra i più noti, L’uomo che fu Giovedì (The man who was Thursday, 1908), L’innocenza di padre Brown (The innocence of father Brown, 1911), La saggezza di padre Brown (The wisdom of father Brown, 1914), Il segreto di padre Brown (The secret of father Brown, 1927). In essi un bonario moralismo non nuoce alla verve dell’intreccio e delle situazioni. Notevoli anche gli scritti saggistici, tra cui L’età vittoriana nella letteratura (The...

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