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MONTALE, EUGENIO, Le occasioni
MONTALE, EUGENIO, Il secondo mestiere
recensione di Coletti, V., L'Indice 1997, n. 3
Con il volume dedicato a "arte, musica, società" e il prezioso tomo degli indici si chiude l'edizione dei Meridiani delle prose di Eugenio Montale e si completa così l'"opera omnia" dell'autore iniziata col volume di "Tutte le poesie". La mole stessa delle prose montaliane, ora percorribili più agevolmente grazie agli accuratissimi indici, è impressionante. Certo, più che di una fecondità del prosatore, è il caso di parlare di una necessità cui il poeta si è adattato. Lo spiega lui stesso in questo volume: il "secondo mestiere" dell'"uomo di penna" (giornalismo, editoria) è inevitabile e inevitabilmente invasivo per chi vuole praticare il primo, quello di "scrittore", di poeta; a meno che, nota con la solita ironia, non gli sia toccato in sorte "il secondo mestiere più favorevole alle lettere: quello del "rentier"".
A opera ultimata restano alcune delle perplessità già a suo tempo avanzate sull'intera operazione filologica mondadoriana, che ha portato (giustamente) a restituire nella originaria identità la maggior parte ma (incomprensibilmente) non tutte le raccolte di prose licenziate in vita dall'autore stesso. Poiché lo scompaginamento ha toccato il volume "Sulla poesia" e quello (per altro solo progettato) "Sulla prosa" è proprio il Montale critico letterario a risultare più disperso, ma anche, in fin dei conti, più capillarmente diffuso in questi poderosi tomi. In questo si ritrovano "Auto da fé" e "Prime alla Scala", oltre al giovanile "Quaderno genovese" edito da Laura Barile. Il Montale critico musicale è ulteriormente documentato da un'ampia sezione di "altri scritti musicali"; mentre si affaccia anche il critico d'arte in una sezione di note su pittori e artisti che da Montale, pittore non proprio dilettante, ci si poteva attendere più nutrita ed è invece, come nota Zampa, singolarmente parsimoniosa ed elusiva.
Per chi punta soprattutto sul Montale poeta, di particolare interesse sono senza dubbio i testi in cui l'autore parla di sé e della propria poesia in monologhi, interviste, inchieste, lettere. Anche questa sezione, come un po' tutto il resto, è ovviamente integrabile da ulteriori documenti: cito qui solo una lunga lettera del poeta a Ramat (del giugno 1963, edita in "Poesia", IX, 1963) con importantissime chiose d'autore su vari componimenti e una dettagliata "anagrafe delle (sue) donne" e muse. A ogni modo, il commentatore di Montale trova in queste pagine materiale di prim'ordine.
Non a caso lo ha utilizzato a piene mani Dante Isella in quello che è forse l'evento più importante nella critica montaliana di questi anni: il suo commento alle Occasioni, pubblicato da Einaudi nella collana di testi diretta da Cesare Segre. Fa un certo effetto vedere un poeta nostro contemporaneo edito nei modi e con le proporzioni, anche materiali e tipografiche, tra testo e note proprie di Cavalcanti o Dante. Ma Montale aveva, ha bisogno assoluto di questo tipo e di questa mole di chiose. Poeta che non inventa mai, i suoi testi (e massime quelli spesso oscuri di Occasioni) richiedono spiegazioni: chi erano Gerti, Liuba e Dora Markus? perché si parla di "piombo raggelato"? chi è El Dorado e da dove viene la citazione "Por amor de la fiebre"? dove sono Anghebeni e Cumerlotti? com'è la faccenda dei due sciacalli di Modena...?; tutto questo spiega con meticolosità e chiarezza esemplari Isella. E spiega anche cosa sono "i diosperi" (i kaki dell'"Elegia di Pico Farnese"), il sangue del drago (una resina citata in "Barche sulla Marna"), i salti di lupi (i dislivelli artificiali nei giardini nominati in "Tempi di Bellosguardo"); ricorda che la "lente tranquilla" di "Notizie dall'Amiata" è il disco del pendolo, che la "Martinella" di "Nuove stanze" è la campana di Palazzo Vecchio, che i "vascelli sospesi" di "Pico Farnese" sono ex voto appesi al muro, che le "ondine trombettiere" di "Punta del Mesco" sono la polena della nave, che "la trafila delle dita d'argento" ("Altro effetto di luna") è la luna ecc.
Isella mobilita tutto l'imponente lavoro di commento e documentazione svolto in questi anni (e già da lui stesso nelle note ai "Mottetti" qui riedite) e se ne avvale magistralmente. Ne esce ricostruito con chiarezza impareggiabile anche il lavorio correttorio che Montale faceva, spesso su suggerimento di lettori privilegiati delle primissime redazioni, come Bazlen o Contini; mentre le soluzioni scartate, i ripensamenti servono a chiarire il significato condensato nella stesura definitiva, a rendere più esplicito un passo oscuro ed ellittico. Del resto l'oscurità di Montale è quasi sempre diradabile, fondata com'è, lo scrive lui stesso in una lettera a Renzo Laurano del 1937, edita nel sopra citato volume di prose, su "eccesso di confidenza. Origine tutt'altro che intellettuale!". E siccome, poi, Montale è poeta dal sistema di immagini e di lingua molto compatto, portato al riutilizzo plurimo di materiali e situazioni predilette (si pensi solo ai guizzi e ai lampi, alla bufera o ai piccoli animali, alle pietre preziose, alle piante...), Isella può facilitarne la lettura con un gioco fittissimo e sempre pertinente di rimandi interni (alle poesie e alle prose), qua e là integrati da rinvii ad altri autori e testi. Negli impeccabili cappelli introduttivi, Isella conduce il lettore a ricostruire il senso complessivo e a riconoscere i punti principali di ogni componimento, di cui infine presenta una essenziale scheda metrico-stilistica e filologica.
Un'opera poderosa, questa, da cui non si potrà più prescindere e che richiederà ai futuri interpreti di "Occasioni" la capacità di andare oltre, di battere nuove piste, essendo quelle strettamente esegetiche ormai pressoché tutte esplorate. Il giorno in cui produrrà un analogo commento perlomeno di "Ossi" e "Bufera", la critica italiana potrà dire di aver fatto come e meglio dei commentatori contemporanei (o quasi) di Dante, alla cui opera dobbiamo non poco dei significati che ancora percepiamo, a tanta distanza di secoli, della "Divina Commedia".
Per tutta la vita, attraverso la collaborazione a diversi giornali e riviste letterarie, Montale ha svolto con grande scrupolo e quasi mai senza passione quello che lui stesso ha definito "il secondo mestiere". Coprono un cinquantennio e sono quasi mille le prose critiche su letteratura e società, di fatto sconosciute al grande pubblico, che vengono presentate per la prima volta in rigoroso ordine cronologico in un volume dei Meridiani
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