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Anno edizione: 2018
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È il mio primo di Oates e non è stata una lettura facile. Il sottotitolo "Racconti neri" è stato un po´ fuorviante, mi aspettavo H.P. Lovecraft e invece niente fantasmi né notti buie e tempestose! Mi sono trovato a riflettere sulla società, sul razzismo, sulle relazioni interpersonali, sulle armi. Oates sa come trascinare il lettore in atmosfere inquietanti partendo da situazioni neutre, lo fa con una scrittura semplice che però scorre come un fiume. Com'è normale in un libro di racconti alcuni mi hanno preso più di altri (Il collezionista di bambole e, su tutti, Grande Madre).
Come spesso succede con i libri di Joyce Carol Oates, è difficile scrivere una recensione che sia positiva o negativa: la scrittrice possiede un suo stile particolarissimo ed inconfondibile, che può piacere o meno, ma è in grado di rendere la sua scrittura piu fluida o più pesante a seconda dell'opera scritta. Personalmente, ho faticato ad arrivare in fondo a questa serie di racconti, ma ho comunque apprezzato l'originalità delle storie, anche se non è un libro che rileggerò ancora. Di Joyce Carol Oates consiglio di leggere la raccolta di storie "Figli randagi" (al cui interno si trova il bel racconto "Dove stai andando, dove sei stata?") e i romanzi "Ragazza nera, ragazza bianca" e "Sorella, mio unico amore". Buone letture!
La Oates ci parla di paura contemporanee, di storie normali divenute luoghi dell'orrore, di persone-bambole controllate da altri misteriosa. La tensione é un crescendo dopo ogni pagina e la paura non cerca mai la sua parte più banale. Scrittura semplice e fluida che scorre come un fiume in piena.
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