Negli anni Settanta, mentre nella controcultura americana si sperimentava un fecondo miscuglio di bong, Lsd, misticismo orientale, teorie del complotto ed entusiastiche fedi nell’Era dell’Acquario, santoni e altri bizzarri personaggi, un piccolo gruppo di giovani fisici decise di sfidare le regole non scritte del mondo accademico. Invece di attenersi al dogma del «zitto e calcola», abbracciarono l’idea che la meccanica quantistica dovesse essere discussa, interpretata e messa alla prova anche sul piano filosofico e culturale. Nacque così il Fundamental Fysiks Group, un collettivo di ricercatori visionari ed eccentrici che osò esplorare i fenomeni più enigmatici dell’universo. La loro storia è al tempo stesso scientifica e umana, fatta di seminari improvvisati, discussioni notturne, sessioni psichedeliche e confronti serrati con i testi dei padri della fisica moderna – Einstein, Bohr, Heisenberg, Schrödinger –, i quali avevano già intuito che, per comprendere la natura, servono vie traverse e nuove domande filosofiche. Ciò che distinse questo gruppo di hippie-scienziati dai loro contemporanei fu un obiettivo preciso, ben più alto della mera fabbricazione di nuovi oggetti tecnologici: cambiare un’intera visione del mondo. David Kaiser – fisico del MIT e brillante storico della scienza – svela con ironia i retroscena di quell’esperienza irripetibile, ricostruendo con rigore le vicissitudini di un gruppo di sognatori che si ribellarono alle convenzioni ed esplorarono il «lato ignoto e selvaggio della scienza», gettando le basi di una nuova e stupefacente stagione della fisica.)
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