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Salvatore Satta rappresenta uno dei casi letterari più interessanti ed emblematici del Novecento italiano. La sua notorietà letteraria, scoppiata improvvisa come una meteora, altrettanto repentinamente si è come sopita, sotto la spinta di un'enigmatica ma significativa rimozione, quanto meno nel campo della critica letteraria. è vero infatti che Satta fu discretamente conosciuto per la sua attività nel campo giuridico, che fu un'opera rivoluzionaria nel senso che oppose al concettualismo l'idea di un diritto calato nella vita, di cui testimoniano i suoi numerosi scritti accademici e l'attività di pubblicista dalle colonne del «Gazzettino di Venezia». Meno nota, quasi messa a tacere, è stata la sua attività narrativa, nonostante il successo del romanzo Il giorno del giudizio, che fu un vero e proprio «caso letterario» quando apparve nel 1979 presso l'editore Adelphi.Questo volume percorre l'intera vita di Satta, nei suoi risvolti pubblici e privati, nelle pieghe dei suoi sentimenti, nelle ombre delle sue contraddizioni: un percorso che va dall'infanzia a Nuoro fino ai tardi anni romani. Analizza i testi letterari, li fa interagire col pensiero giuridico, in una tensione che in Satta non ha tregua, se non nelle splendide rimembranze poetiche della sua infanzia.Protagonista del grande romanzo è la città di Nuoro. Una città di cui sfugge all'autore il senso, che egli pensa in fin dei conti non abbia ragione di esistere: una città che diviene, nella sua inanità, metafora del mondo e dell'esistenza stessa. È una visione cupa, cui corrisponde una scrittura impietosa e amaramente ironica. Poco «italiana», perché assai poco consolatoria. «Quanto meno se dalla tradizione letteraria italiana si escluda uno scrittore come Giacomo Leopardi...».
Salvatore Satta rappresenta uno dei casi letterari più interessanti ed emblematici del Novecento italiano. La sua notorietà letteraria, scoppiata improvvisa come una meteora, altrettanto repentinamente si è come sopita, sotto la spinta di un'enigmatica ma significativa rimozione, quanto meno nel campo della critica letteraria. è vero infatti che Satta fu discretamente conosciuto per la sua attività nel campo giuridico, che fu un'opera rivoluzionaria nel senso che oppose al concettualismo l'idea di un diritto calato nella vita, di cui testimoniano i suoi numerosi scritti accademici e l'attività di pubblicista dalle colonne del «Gazzettino di Venezia». Meno nota, quasi messa a tacere, è stata la sua attività narrativa, nonostante il successo del romanzo Il giorno del giudizio, che fu un vero e proprio «caso letterario» quando apparve nel 1979 presso l'editore Adelphi.Questo volume percorre l'intera vita di Satta, nei suoi risvolti pubblici e privati, nelle pieghe dei suoi sentimenti, nelle ombre delle sue contraddizioni: un percorso che va dall'infanzia a Nuoro fino ai tardi anni romani. Analizza i testi letterari, li fa interagire col pensiero giuridico, in una tensione che in Satta non ha tregua, se non nelle splendide rimembranze poetiche della sua infanzia.
Protagonista del grande romanzo è la città di Nuoro. Una città di cui sfugge all'autore il senso, che egli pensa in fin dei conti non abbia ragione di esistere: una città che diviene, nella sua inanità, metafora del mondo e dell'esistenza stessa. è una visione cupa, cui corrisponde una scrittura impietosa e amaramente ironica. Poco «italiana», perché assai poco consolatoria. «Quanto meno se dalla tradizione letteraria italiana si escluda uno scrittore come Giacomo Leopardi...».
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