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Ezio Albrile, noto studioso di religioni antiche e di saperi ermetici e misterici, ci sorprende con un romanzo “inaspettato”, liberamente ispirato a moduli e suggestioni della Beat Generation, della cultura psichedelica e del teatro dell’assurdo. Si tratta di uno scritto delirante, che sembra volutamente ideato per suscitare confusione in quanti si trovino a tentarne la lettura. Siamo al cospetto di una burla dissacrante e licenziosa, dai toni parodistici e parossistici. Nei caotici sviluppi del racconto, tutto è esagerato: l’assenza di costrutto logico, che si traduce in farneticazione; il linguaggio triviale, la cui volgarità si configura sovente come oscenità pornografica; il tono irriverente, che sfocia nello sboccato dileggio e, a tratti, nell’impudente dissacrazione; il gioco di riferimenti a temi ermetici ed esoterici, in cui è volutamente abolito ogni confine tra la ricostruzione critica e la libera immaginazione. I personaggi sono figure inquietanti e grottesche: sessuomani, psicotici, “grilli” di vario tipo, indaffarati in situazioni incomprensibili. Difficile capire cosa sia passato per la mente dell’Autore nella stesura di questo divertissement che manda per aria tutto e tutti nel modo più scomposto e strampalato. Una lettura del romanzo in parallelo con gli eccellenti saggi storico-religiosi di Albrile – come per esempio i recenti volumi “L’illusione infinita. Vie gnostiche di salvezza” (Mimesis, 2017) e “Il Labirinto di Ermete. Dilemmi gnostici sulla libertà e la salvezza” (Edizioni Ester, 2018) – potrebbe suscitare la tentazione di cercare in questo scritto qualche “messaggio” connesso alle letture delle tradizioni religiose che l’Autore ricostruisce con rara maestria nella sua estesissima produzione scientifica. Forse è in questi dotti scritti che bisogna cercare le chiavi per decifrare le illusioni e i labirinti del romanzo? Il racconto appare talmente sconclusionato da scoraggiare tentativi di questo tipo. Il dubbio, però, in fin dei conti resta...
Le 3 righe di descrizione del libro sono un vero delirio e non rispecchiano minimamente il contenuto, che non è banale, e contiene dei messaggi profondi facilmente comprensibili.
Salutiamo con interesse l'uscita de "Il complotto dello zombie tibetano" dell'intellettuale, storico delle religioni, iranista (...e chi più ne ha più ne metta) Ezio Albrile. In questo allucinato romanzo vi è un enigma da svelare che condiziona gli adepti di una scuola yoga in una metropoli contemporanea: su questo sfondo si muovono gli improbabili personaggi di questo racconto visionario. E se tale approccio potrebbe essere visto come un oltraggio alla religione indù (il pensiero va alla Unione Induista Italiana), va detto a sua discolpa che nei suoi toni non si discosta poi molto da certe opere di W. Burroughs. Un ultimo consiglio: dal momento che la Sandoz di Basilea ha rimesso in produzione l'LSD, ne caldeggiamo vivamente la lettura ai devoti della sostanza!
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