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W gli editori indipendenti che possono contare su nulla, oltre alle proprie spalle e ai propri gusti letterari. W gli editori come Urban Apnea, corsari palermitani capaci di allestire un bel catalogo con una punta di diamante, la collana La Bolla, in cui è possibile leggere nuovissime traduzioni, fra gli altri, da Bruno Schulz, Nathaniel Hawthorne e Nathanael West. L’ultimo titolo della serie raccoglie tre racconti di Booth Tarkington, ovvero Il concerto di Primavera. Gli alieni. La banconota da cento dollari (139 pagine, 8 euro). Quattro i traduttori, Dafne Munro e Dario Emanuele Russo per il primo racconto, Giorgia Valenti per il secondo, Chiara Messina per il terzo. Come casa editrice anche digitale, Urban Apnea mette a disposizione gratuitamente gli ebook dei propri titoli, come quello di Tarkington.
Tarkington! Chi era costui? Fino all’anno scorso uno dei tre autori (Faulkner e Updike gli altri due) ad aver vinto il premio Pulitzer. Nel 2020 Colson Whitehead ha bissato con I ragazzi della Nickel il primo successo, al Pulitzer, ottenuto con La ferrovia sotterranea. Tarkington, vissuto fra il 1869 e il 1946, è un autore abbastanza dimenticato, una specie di alieno al giorno d’oggi, ma in vita era considerato un gigante dai suoi contemporanei, autore anche di testi teatrali e libri per ragazzi, baciato dal successo commerciale. L’orgoglio degli Amberson, suo primo romanzo da Pulitzer e affresco degli Usa agli albori del capitalismo, è diventato un film diretto da Orson Welles. Anche il suo secondo romanzo che ottenne il prestigioso alloro, Alice Adams, diventò un film, ma molto meno memorabile. L’editoria italiana, grazie a Fandango e a Elliot, ha provato a togliergli la polvere, e adesso anche Urban Apnea dà il suo contributo, con un volumetto tutto sommato esemplare della sua produzione.
Sono novelle colme di destini capovolti, di disincanto e amarezza, quelle di Tarkington, figlio del Midwest, appassionato d’arte (ma non moderna), politicamente un conservatore, grande osservatore dei costumi, dei fasti e delle cadute della società a stelle e strisce, che esalta certi individualismi e altri ne travolge. Fra le tre spicca la seconda, Gli alieni: l’american dream di un dago (così era insultato chi aveva origini italiane) fatto a pezzi ai tempi di un’epidemia di vaiolo, una strada lastricata di brevi felicità interrotta bruscamente, a causa del cinismo e di un capriccio di un politico (interessato più al denaro che agli ideali); il matrimonio con la cameriera olandese Bertha per l’italiano Pietro Tobigli, che lavora sodo e risparmia cent su cent, è il traguardo di una vita, ma le cose andranno diversamente, in un finale piuttosto struggente, toccante…
Le sue pagine sono un distillato dell’America ancora attuale, con tante maschere e pochi individui, con l’apparenza che può avere la meglio sulla sostanza, col denaro (o anche solo la sua ricerca) che finisce per contare più di ogni altra cosa. Negli altri due racconti Tarkington (poter diventare “borghese” come lui ero lo spauracchio di Francis Scott Fitzgerald) evoca lo spaccato della provincia profonda degli States attraverso le chiacchiere del logorroico e pedante Lucius Brutus Allen (protagonista de Il concerto di Primavera), che non “risparmia” nessuno dei suoi interlocutori, e un centone che costa carissimo a un uomo, Collinson – c’è di mezzo una fatale mano di poker – che dai sogni di gloria tra alcol e donne esuberanti finisce a fare i conti con un epilogo imprevisto e umiliante. Dopo il lunghissimo tuffo nell’oblio, Tarkington merita ancora un’altra chance e iniziare da questo libro smilzo potrebbe essere una buona idea.
Recensione di Salvatore Lo Iacono
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