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La confessione di Roman Markin
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La confessione di Roman Markin - Anthony Marra - copertina
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confessione di Roman Markin

Descrizione



Se La fragile costellazione della vita ha rivelato al mondo letterario un talento sorprendente, La confessione di Roman Markin consacra Anthony Marra tra i massimi romanzieri contemporanei.

«Ogni storia di questo libro è in se stessa una pietra preziosa, e l’insieme è ancora più prezioso delle singole parti.» - The New York Times

«Tenni la tela di Zacharov appesa in ufficio per diversi giorni prima di tirarla giù e rispedirla a Groznyj. Non ho mai saputo che fine abbia fatto».

Roman Markin amava l’arte, l’aveva studiata, sognava di diventare un pittore. Ma nella Russia staliniana, più che artisti, servivano «censori di immagini», deputati a modificare dipinti e fotografie per cancellare personaggi caduti in disgrazia e considerati traditori dal regime. Ma Roman non resiste alla tentazione di salvare o di aggiungere volti e particolari perché restino tracce, anche se quasi invisibili, di chi ha amato, di chi è stato, e di quello che è stato. Così, da un lato rifiuta − anche se nemmeno lui sa bene perché, forse solo per amore della bellezza − di cancellare del tutto la figura aggraziata di una ballerina invisa al regime, dall’altro inserisce il volto del perduto fratello Vas’ka ovunque, nelle fotografie ufficiali, nei quadri del realismo socialista, persino su un paesaggio bucolico ceceno dipinto nel XIX secolo dal pittore Zacharov. Ed è seguendo negli anni il destino di quel quadro, e del paesaggio che rappresenta, che si snoda questa storia fatta di tante storie e di tanti destini, intrecciati tra loro, al di là del tempo e dello spazio. Dal quadro spariranno delle figure, e altre ne appariranno, come se il dipinto volesse in qualche modo seguire le vicende tragiche del luogo che rappresenta. Il risultato è un libro per certi aspetti indescrivibile, tecnicamente perfetto ma nello stesso tempo arioso e struggente, profondo e luminoso, pieno di umanità e di vita.
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Dettagli

2016
22 marzo 2016
311 p., Rilegato
9788888320915

Valutazioni e recensioni

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Gabriella .A
Recensioni: 5/5
da leggere ,magnifico

letto tanto tempo fa è un capolavoro vorrei leggerne altri di questo talentuoso narratore

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Bernanos
Recensioni: 5/5

Capolavoro!!!

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Recensioni

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Voce della critica

“La storia è l’errore che non smettiamo mai di correggere”.

Questa frase si legge quasi all’inizio del romanzo, nella prima delle storie che compongono il grande, complesso, strabiliante (per forma e sostanza) quadro che è il libro di Anthony Marra, La confessione di Roman Markin.
Questa frase contiene tre elementi fondamentali del romanzo, o almeno così è mi parso fin dalla prima lettura (sì, La confessione di Roman Markin è un’opera che va letta e riletta, perché lascia una sete che non si placa). Tre elementi che sono: la Storia, l’errore, la correzione (o l’intenzione di correggere).

La Storia è sicuramente quella dei singoli personaggi, ma anche l’affresco più ampio che li contiene e che parte dall’URSS di Stalin fino alla sua totale disgregazione, con la Grande Madre Russia, sullo sfondo, che annaspa, soffocata dalle logiche del Partito, avvelenata dal nichel, sfruttata dai nuovi oligarchi, devastata dalle guerre. La grande capacità dell’autore sta proprio nel modo in cui i due livelli di storia (quella universale e quella personale) si incontrano, si incrociano, senza che l’una (la Storia, più ingombrante e difficile da raccontare) fagociti l’altra, e senza annoiare né rallentare la narrazione. Che poi la mia paura stava proprio lì, che 80 anni di storia sovietica fossero o totalmente dimenticati (affrontati di striscio e svogliatamente, cosa tipica dei romanzieri non abili) o narrati con lunghi “spiegoni” da libro storia. Dopo quattro o cinque pagine avevo già capito che Marra è uno scrittore straordinario, letteralmente fuori dal comune, perché conosce talmente bene ciò di cui parla (storia e uomini) da non sembrare mai scolastico, né saccente o presuntuoso. Tantomeno falso.

Oltre la Storia, che inizia nel 1933 a Leningrado, dove Roman Markin deve confessare un reato non commesso pur di confermare la propria lealtà al Partito, c’è l’errore. Che è umano. Roman lo sa e lo sanno tutti gli altri personaggi del romanzo. Tutti sbagliano, e sperano di non aver sbagliato: Roman ci pensa mentre è in prigione e si augura (potendo, forse, pregherebbe) che aver tradito il fratello, in passato, senza avvertirlo delle intenzioni del Partito, non sia stato uno sbaglio. Perché, in quel caso, crollerebbe la sua vita, la sua dedizione totale a una causa che gli ha negato qualsiasi altro credo. Ma il tradimento è un errore anche quando viene osannato e lodato da tutti come un merito. Ecco il peso che si porta addosso tutta la vita una delatrice che, da bambina, denuncia sua madre: non riuscirà mai a perdonarsi, nonostante le lodi del Partito e della comunità, soprattutto dopo il crollo del sogno socialista, che le toglie quel minimo di speranza (e fiducia in un ideale superiore) ancora viva in Roman Markin.

Oltre l’errore c’è la correzione. In questo romanzo fatto di storie che si allacciano (e non vi stupirete mai abbastanza dei legami tra personaggi lontani nel tempo e nello spazio) sembra che la colpa dei padri debba ricadere sui figli ma gli uni e gli altri lottano perché ciò non accada, e per dare un corso diverso al destino. Come? Ci sono padri che tentano di rendere inespugnabili i figli (e quindi non inclini al tradimento) e madri che mandano in America le figlie per salvarle da quella che sembra una rovina (totale, universale) inarrestabile.

E poi, nel libro, troverete anche tante piccole cose, tutte tra di loro collegate e coerenti: c’è il quadro di un pittore ceceno, c’è una ballerina, ci sono due fratelli e un’audiocassetta, piena di reminiscenze anni 80. Di quando, per dire qualcosa a qualcuno, e permettergli di riascoltare sempre i nostri sentimenti, gli si faceva una compilation.

La confessione di Roman Markin è così: una compilation che non smetti mai di ascoltare perché, ogni volta, ogni nota è diversa e lo stupore di scoprire nuove sensazioni è tale da far ripartire (ancora e ancora) il nastro da capo.

“Approfittavamo al massimo delle estati: giorni senza
scuola, notti senza buio. Primi appuntamenti, primi baci. Eravamo
impacciate, scoprivamo nuovi foruncoli la mattina davanti
allo specchio, peli dove non avremmo mai voluto; pensavamo
alla lastra con il cancro ai polmoni che faceva da copertina a
Surfin’ Safari, riflettevamo sui modi in cui un corpo tradisce
la propria anima e ci chiedevamo se crescere non fosse di per
sé una malattia.”

Recensione di Beatrice De Carli

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Conosci l'autore

Anthony Marra

Attualmente abita a Oakland, in California. Ha studiato nell'Europa dell'Est, ha frequentato un Master in scrittura creativa alla Iowa University e adesso insegna alla Stanford University.Ha vinto vari premi letterari tra cui il Narrative Prize per i suoi racconti e il National Book Critics Circle’s Debut Award. Il suo romanzo d'esordio è La fragile costellazione della vita (Piemme, 2014), candidato al National Book Award.

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