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Un libro di cui è assai gratificante scoprire l'originalità e la cura. L'originalità di una storia vera, raccontata con finezza narrativa e letteraria, quella di padre Giacomo da Poirino, che fu il confessore di Cavour in punto di morte, quando lo statista era ancora oggetto di scomunica papale per il suo ruolo nell'unificazione del Regno d'Italia; la cura della ricostruzione delle figure del prete, ma anche di Cavour e di Pio IX che quel prete volle duramente punire.
Interessante spaccato dell’Italia risorgimentale e del conflitto fra lo Stato e la Chiesa. Il romanzo racconta la vicenda di Fra’ Giacomo da Poirino, amico e confessore di Camillo Benso, che fu sospeso a divinis dal Papa Pio IX, per aver dato i sacramenti in punto di morte al conte di Cavour, precedentemente scomunicato per la sua politica ritenuta contraria agli interessi della Chiesa. Trae spunto da un testo autografo del frate stesso ed evidenzia il conflitto che si instaurò fra le gerarchie ecclesiastiche ed i preti di periferia, più attenti ai bisogni della gente che alle esigenze politiche dei loro superiori. Cavour morì nel 1861, appena proclamata l’indipendenza dello Stato italiano, quando ormai il potere temporale dei papi era al tramonto. A leggere del processo al povero frate per aver fatto semplicemente il suo dovere di prete, oggi viene da sorridere, ma allora, sottoposto anche all’Inquisizione, rischiò pure la vita. Fra’ Giacomo venne riabilitato 25 anni dopo, pochi giorni prima della sua morte.
Libro interessante che certamente arricchisce il lettore ispirandogli i desideri e gli umori che si respiravano in Italia intorno al 1860. Al termine del libro è riportato il documento originario da cui è tratto il romanzo. L'impressione è che Padre Giacomo fu ben più deciso e convinto del suo operato rispetto a quanto emerge dal romanzo. In un passo del racconto sembra quasi che Padre Giacomo voglia scusare il Papa per la sua risolutezza. Nel documento originario l'impressione è opposta. Un libro che va letto.
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