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La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia
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La conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia - Tom Nichols - copertina
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conoscenza e i suoi nemici. L'era dell'incompetenza e i rischi per la democrazia

Descrizione


"Se le competenze di settore non sono morte, sono però nei guai. Qualcosa è andato terribilmente storto. Oggi l'America è un Paese ossessionato dal culto della propria ignoranza. Il punto non è soltanto che la popolazione non ne sa molto di scienze, di politica o di geografia (di fatto è così, ma è un vecchio problema). E, in verità, non è neanche un problema, poiché viviamo in una società che funziona grazie alla divisione del lavoro, sistema ideato per liberare ciascuno di noi dalla necessità di sapere tutto. I piloti fanno volare gli aeroplani, gli avvocati dibattono le cause legali, i medici prescrivono farmaci. Nessuno di noi è Leonardo da Vinci, che dipingeva la Gioconda al mattino e progettava elicotteri di notte. E così dev'essere. No, il problema più grande è che siamo orgogliosi di non sapere le cose. Gli americani sono arrivati a considerare l'ignoranza, soprattutto su ciò che riguarda la politica pubblica, una vera e propria virtù. Per gli americani rifiutare l'opinione degli esperti significa affermare la propria autonomia, un modo per isolare il proprio ego sempre più fragile e non sentirsi dire che stanno sbagliando qualcosa. È una nuova Dichiarazione di indipendenza: non riteniamo più ovvie queste verità, le consideriamo tutte ovvie, anche quelle che vere non sono. Tutte le cose sono conoscibili e ogni opinione su un qualsiasi argomento vale quanto quella di chiunque altro. Non siamo di fronte alla tradizionale avversione americana per gli intellettuali e i sapientoni. Sono un professore e lo capisco bene: alla maggior parte delle persone i professori non piacciono. Quel che è peggio, oggi a colpirmi non è tanto il fatto che la gente rifiuti la competenza, ma che lo faccia con tanta frequenza e su così tante questioni, e con una tale rabbia. Di nuovo, forse gli attacchi alla competenza sono più evidenti per via dell'onnipresenza di internet, dell'indisciplina che governa le conversazioni sui social media o delle sollecitazioni poste dal ciclo di notizie ventiquattr'ore su ventiquattro. Ma l'arroganza e la ferocia di questo nuovo rifiuto della competenza indicano, almeno per me, che il punto non è più non fidarsi di qualcosa, metterla in discussione o cercare alternative: è una miscela di narcisismo e disprezzo per il sapere specialistico, come se quest'ultimo fosse una specie di esercizio di autorealizzazione."
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Dettagli

2
2018
15 febbraio 2018
Libro universitario
248 p., Brossura
9788861053113

Valutazioni e recensioni

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Recensioni: 4/5
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Raffaele Impagnatiello
Recensioni: 1/5

Il libro tratta un tema attuale, descritto anche da altri autori. Il titolo in lingua originale "The death of expertise" (la fine della competenza) forse rende meglio l'idea. L'autore mette in guardia sulle ingeguità che tanti commettono (commettiamo) facendo "ricerche" su internet e sulle conseguenze nelle relazioni e nell'opinione pubblica. Il cap. 2 è dedicato alle discussioni in rete e all'effetto "Dunning-Kruger, che, cito dal libro "in sintesi, è il fenomeno per cui più si è ottusi, più si è convinti di non esserlo". In fondo poi "tutti tendiamo a sopravvalutarci". Altra descrizione intessante del testo è la "legge di Sturgeon", dallo scrittore di fantascienza Theodore Sturgeon, che negli anni '50 del secolo scorso che dichiaro "la maggior parte dei prodotti, nella maggior parte dei campi, è spazzatura". Tutto il testo è interessante, scritto in modo chiaro ed in alcune parti anche ironico. Ho comprato il libro nell'edizione per "La Repubblica", corrispondente alla traduzione italiana uscita presso la Luiss University Press. Come avvenuto per altri testi della stessa casa editrice, la traduzione italiana, a mio parere, complessivamente non merita una buona valutazione, perché non contiene l'indice analitico (presente nell'originale). Non mi stancherò mai di farlo presente, i lettori italiani meriterebbero di essere trattati meglio. Da quanto mi risulta, i moderni sistemi di desktop publishing consentono, con un po' di lavoro aggiuntivo, di produrre l'indice analitico anche nella traduzione. Esempio: nel leggere il testo, se il lettore italiano trova "effetto Dunning-Kruger" o "legge di Sturgeon", se avesse l'indice analitico, potrebbe trovare dove l'autore li ha introdotti e definiti per la prima volta e capire meglio il ragionamento. Senza l'indice analitico non si può.

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Ivano
Recensioni: 5/5

Un'analisi attuale, lucida e in certi frangenti caustica della situazione odierna, dello scontro fra "élite" e "popolo", delle incomprensioni fra esperti e profani, della situazione universitaria e accademica, dei bias cognitivi e di molte altre questioni. Come un altro splendido saggio, "Non pensate all'elefante" di Lakoff, il testo è incentrato principalmente sul mondo statunitense, ma è totalmente approcciabile da qualunque cittadino occidentale decentemente informato. Considero quest'opera, assieme a quella di Lakoff e al recente "Figli di un io minore" di Ercolani (che cita tra molti altri il testo di Nichols) una perfetta triade per sviluppare senso critico e per approfondire l'attualità in modo non fazioso, per quanto possibile.

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Recensioni: 5/5

Mi ha fatto piacere leggere questo libro perché ha descritto in maniera eccellente quello che avviene negli odierni dibattiti pubblici e privati: dai discorsi economici a quelli medici, passando per quelli relativi all'istruzione. L'autore mette in evidenza come oggi, causa l'avvento delle nuove tecnologie, ogni persona si senta il diritto di contestare, anche non avendo la competenza giusta, persone che invece hanno passato la propria vita a studiare o a lavorare in un determinato campo. L'autore si riferisce alla sua esperienza negli USA ma un lettore italiano attento ai dibattiti in corso può constatarne la validità anche nel nostro Paese. Consigliatissimo.

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