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«Nel 1976 il critico Peter Hamm intervistò lo scrittore austriaco dopo una pessima cena. Quella conversazione è diventata un libro» - Leonardo G. Luccone, Robinson
Nel 1977, ricevuto l'incarico di curare un libro di saggi critici sull'opera di Thomas Bernhard per conto dell'editore Suhrkamp, Peter Hamm pensò che non vi fosse modo migliore per accingersi all'opera che realizzare, a mo' di introduzione, una lunga intervista al controverso scrittore austriaco nella cascina di quest'ultimo, a Ohlsdorf, là dove la sua leggendaria misantropia lo aveva spinto a rintanarsi. Dopo un pasto frugale consumato in una trattoria dall'aria sinistra e innaffiato da una discreta quantità di vino, il registratore fu acceso e la conversazione ebbe inizio. Attraverso il gioco di domande e risposte si dipana sotto i nostri occhi l'intero percorso umano e intellettuale di Bernhard: dalla giovinezza travagliata, al difficile rapporto con l'Austria e con tutto ciò che è «autorità, istruzione e stabilità»; dai primi esperimenti letterari alle opere teatrali, fino alla consacrazione di uno degli autori più significativi del Novecento.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bernhard nella sua purezza e virulenza più godibili: una bella conversazione, franca, decisiva su molti punti. L'edizione è assai piacevole e ben curata. Spiace che nessuno abbia mai pensato in Italia di raccogliere in un solo volume le numerose interviste bernhardiane (qualcosa di simile esiste in Francia): quelle televisive (c'è un vecchio SE - Un incontro - stupendo), cinematografiche (Ferry Radax) e giornalistiche (molte mai traodotte). Un volume che starebbe bene accanto alle Intransigenze nabokoviane, ad esempio.
Libro non facile da ottenere, ma piacevole da maneggiare. Chi conosce Bernhard troverà poco di nuovo, però la sua voce arriva sempre forte e chiara, attraverso gli anni e le pagine.
Recensioni
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I pamphlet, e più in generale i libri piccoli e piccolissimi, conobbero una significativa fortuna nel nostro paese quando il successo dei “Mille lire” di Stampa Alternativa (chi volesse fare un viaggio nostalgico – e scoprire o riscoprire non pochi gioielli – sappia che possono essere tutti scaricati gratis all’indirizzo http://www.stradebianchelibri.com/millelire.html), subito affiancati da quelli Newton Compton, aprì letteralmente lo spazio in libreria per simili oggetti: si moltiplicarono le rastrelliere, gli scaffalucci, gli angolini dedicati, e il microlibro prosperò. Passata la moda, quello spazio fu riconquistato dalla vorace scaffalatura tradizionale, quando non dall’oggettistica e dalla cancelleria che nel frattempo aveva invaso le librerie, e la scoperta di un buon pamphlettino tornò a essere un colpo di fortuna da bibliofilo avveduto, o il frutto dell’attenzione del singolo libraio capace di salvarlo dall’annegamento immediato che ineludibilmente cagiona la messa a scaffale assieme a volumi più grossi e distribuiti in più copie.
Recentissimo Una conversazione notturna, edito dalla micro-casa editrice pesarese Portatori d’acqua per la cura di Micaela Latini e Mauro Maraschi: la conversazione del titolo è quella tra Thomas Bernhard e il critico Peter Hamm, e ciò che la rende particolarmente gustosa – come se tutto ciò che ha in sé le parole del misantropo austriaco non lo fosse già al sommo grado – è il fatto che l’intervista fu estorta da Hamm a Bernhard, pochissimo propenso a concederne, facendolo ubriacare in una bettola e poi rincarando la dose a casa. La tattica funzionò bene, molto bene. Fin troppo. Bernhard si sbottonò a tal punto che rivelò tutti i nodi più importanti della propria infanzia e adolescenza: proprio quelli da cui sarebbe sgorgata la pentalogia autobiografica costituita da L’origine, La cantina, Il respiro, Il freddo e Un bambino. Seguì una telefonata in cui Bernhard intimava a Hamm di non pubblicare l’intervista per nessuna ragione, scelta avveduta considerando il modo in cui le narrazioni bernhardiane tendono a essere motivi frattali e ricorsivi che si organizzano ed esplodono attorno a singole memorie e fatti-attrattore. Trentaquattro anni più tardi, eccola a noi, preziosa come ogni testo bernhardiano, per quanto se ne consigli la lettura solo a chi già conosce i cinque romanzi di cui sopra, pena spoiler di marca alcolica – e quindi decisamente brutali.
Recensione di Vanni Santoni
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