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recensione di Marucco, D., L'Indice 1991, n. 2
Louis Franck -o Rosenstock Franck, come a volta a volta si firmava - era un ingegnere alsaziano antifascista che combinava l'attività di pubblico funzionario con gli studi economici e sociali. Le sue due opere sul corporativismo italiano, pubblicate entrambe negli anni trenta ("L'économie corporative fasciste en doctrine et en fait", edita nel 1934 e "Les étapes de l'économie fasciste italienne. Du corporatisme à l'economie de guerre", uscita nel 1939) e mai tradotte in Italia, contribuirono notevolmente - come lice Tranfaglia nell'introduzione - a formare l'opinione colta in Francia e in occidente. Non furono però due lavori accademici: nacquero da una conoscenza non solo libresca ma anche diretta del corporativismo e dei corporativisti italiani - in particolare Rocco, Bottai, Spirito - , si sostanziarono della lettura critica del fenomeno fatta da antifascisti (Salvemini, Carlo Rosselli e Tasca in primo luogo, ma anche Ernesto Rossi e il giovane Mario Levi), e furono oggetto di pubblici dibattiti.
Il volume ci dà un campione di tutto ciò, riproducendo alcuni capitoli dei lavori di Franck e il testo di due conferenze, in più un documento inedito di eccezione. In vista della traduzione italiana dell'"Èconomie corporative fasciste" - il disegno originario fu poi mutato nell'attuale silloge - nel 1979 l'autore stilò alcune pagine per spiegare al lettore la genesi dei suoi studi. Sono i "Ricordi" inediti con cui si apre l'antologia, che, per nulla ispirati al senno di poi, ricreano la temperie della Francia alla vigilia del Fronte popolare e soprattutto il dibattito alimentato in quegli anni dai neosocialisti e da Henri de Man intorno alle tesi dell'economia mista, dell'alleanza tra classi medie e proletariato e della rappresentanza degli interessi in forma corporativa.
Le due maggiori opere di Franck sono segnate da una visione comune: la vicenda italiana non costituisce un unicum, poiché si inscrive, pur con peculiarità proprie, nel flusso di risposte alla grande crisi del 1929 che le democrazie occidentali elaborarono, ristrutturando i loro tradizionali modelli economico-politici. Ad esse, infatti, Franck aveva dedicato due studi usciti nel 1937: "L'expérience Roosevelt et le milieu social américain* e "Démocraties en crise: Roosevelt, Van Zeeland, Léon Blum". Il passaggio dalla prima alla seconda opera sul corporativismo italiano è segnato dal venir meno degli interrogativi originari e dall'aprirsi di nuovi. Se "L'économie corporative" era percorsa da domande di natura prevalentemente teorica quali: costituisce il corporativismo una sorta di socialismo? è il corporativismo anticapitalista? - a cui si era risposto negativamente, definendo il corporativismo come una sorta di protezionismo funzionale agli interessi dei grandi industriali - "Les étapes de l'éconornie fasciste italienne" è imperniata sul tema dell'economia di guerra. Quest'ultima appare nell'analisi di Franck come epifania di tutto il sistema costruito in precedenza, che connette in un ordine coerente singoli aspetti della politica del regime. L'economia di guerra conferisce, infatti, il suo significato al planismo corporativo e in funzione dello sforzo bellico trovano esplicazione fenomeni come l'immobilità sociale, con perdita di autorità delle classi medie, e l'emergere di una nuova oligarchia basata sullo stretto legame tra grande produzione e grande burocrazia pubblica.
Dominate da alcuni interrogativi precisi e storicamente datati, le analisi di Franck ovviamente non possono cogliere dell'esperienza fascista quegli aspetti di modernizzazione su cui la storiografia più recente si è esercitata, da un lato dissolvendo l'interpretazione del fascismo come arretratezza secondo la lettura condotta in chiave meramente etico-politica, dall'altro inserendo le pratiche degli anni trenta in un ciclo che travalica il secondo conflitto mondiale. Il significato della creazione di organismi come l'Imi, l'Iri, l'Eni nell'interpretazione di Frank non può andare al di là dell'esito estremo della solidarietà tra capitalismo e fascismo che ne propiziò il sorgere; così come il fascismo rimane talmente incapsulato nella sua natura di regime autoritario da impedire l'individuazione di ascendenze nel sistema liberale che esso si sarebbe incaricato di sviluppare e di portare a maturazione. Inoltre, il debito dell'autore nei confronti dell'antifascismo democratico è tale da escludere dal suo orizzonte il contributo delle interpretazioni critiche maturate nell'ambito della III Internazionale o comunque dell'universo comunista, se si esclude il controverso rapporto con una figura quale quella di Angelo Tasca.
Come gli interrogativi sollevati dagli studiosi antifascisti con la preoccupazione di fare dell'autentica ermeneutica prima che dell'opposizione politica abbiano stimolato la storiografia sul fascismo, quali esiti essi ritrovino nei più recenti indirizzi degli studi, quali campi risultino in questi anni disertati e perché: tutto ciò è oggetto della penetrante introduzione di Tranfaglia che ripercorre il dibattito storiografico più attento ai temi studiati da Franck.
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