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Dresda, 1918. Quello che sembra il cadavere decapitato di una donna viene scoperto in un giardino. Andrea Camilleri racconta la genesi di questo efferato delitto in cui amore e follia si mescolano. Un libro assolutamente spiazzante e sorprendente.
Peggio di così. Do una stella perché non ne posso dare una. Libro inutile e penoso, che scopiazza malamente un libro già molto pettegolo, La moglie dell'artista, di Max Phillips. Ci sono gli stessi episodi sulla (in realtà assai meno) torbida relazione tra Kokoschka e Alma Mahler che nel libro di Phillips. Narrati nello stesso ordine e con la stessa prudérie senile e un po' ridicola che caratterizza gli scritti di Camilleri sulle donne. Pessimo. Ridicola la descrizione della decapitazione della bambola, pardon, del simulacro di Alma, narrata con toni e accenti di giallo, manco fossimo a Vigàta anziche a Dresda. Resta una domanda: perché??? Non se ne sentiva il bisogno. Da evitare.
Le acque livide di un mondo attorno niente affatto cordiale (siamo nel 1914, sta per scoppiare la Grande Guerra). Due corpi nudi in una barchetta in balia di ogni contrarietà. Lui fissa il cielo o fruga fra le stelle in cerca di risposte all'insolubile dilemma del male, tenta di leggere nelle incognite del futuro. Le sue nocche stringono le mani della compagna tentando per come è possibile di rassicurarle il sonno. Lontani da rancori e strepiti, ma lo stesso fra i flussi di un'acqua non promettente. E' il destino di chi si ama davvero, una fortuna mai stabile, mai calma, il guscio bastevole a se stessi ma ugualmente esposto alle illogiche della vita. Alma Mahler e Oskar Kokoschka, una delle grandi passioni del Novecento. Legame tormentato, febbrile, ostacolato e dirompente insieme, trafitto da gelosie e da addii frequentissimi. Ma eterno. Lei gli dice: "Ti sposerò quando avrai creato un capolavoro". Lui torna nel suo studio e dipinge 'La sposa del vento' quadro assoluto. Ma non durerà. Sgambetti e tagliole si metteranno di traverso. Molti anni dopo, rivedendola, lui le scriverà: "Noi ci ritroveremo ancora, tu ed io, nel teatro della vita, quando la stucchevole banalità, triviale marchio del mondo contemporaneo, lascerà il posto allo splendore che nasce dalla passione. Guarda dunque attorno a te, questi volti prosaici e lugubri, non uno che abbia conosciuto l'eccitazione di giocare con la vita, di gioire anche della morte, di sorridere della pallottola che penetra nel tuo cranio, della lama che si immerge nel tuo polmone. Nessuno, se non l'amante che un tempo tu hai iniziato ai tuoi misteri. Ricordati che questo mio lavoro è l'unico figlio che noi due abbiamo. Abbi cura di te, indimenticabile Alma". E anche lei (musa di tanti grandi artisti), ricordando, in una sera di solitudine, gli uomini da cui è stata amata, scriverà che l'unico ad averla colpita è stato Oskar.
Recensioni
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Alcune ossessioni sono per sempre, e possono assumere forme decisamente inaspettate.
Pensiamo questo, mentre leggiamo la storia che Camilleri ha deciso di raccontarci in La creatura del desiderio.
Lontano dalle atmosfere mediterranee e barocche di Vigata, il maestro siciliano tiene fede al suo ritmo editoriale forsennato e individua stavolta il territorio magico della sua affabulazione in un luogo ed un'epoca mitici: la Vienna dei primi del Novecento.
Quando si parla di Camilleri, però, non ci si può aspettare nulla di meno che una storia maiuscola e affrescata con l’ausilio di caratteri altrettanto notevoli, e quest'ultima storia non fa certo eccezione.
Zeppa di aneddoti e situazioni bizzarre, la vicenda vede protagoniste due autentiche icone di quel periodo, rievocate attraverso il risvolto meno noto di un rapporto a proposito del quale molto è stato scritto.
Alma Mahler, musa ispiratrice di tanti artisti, trova in Oskar Kokoschka un concentrato di energia creativa irresistibile.
Dopo essere stata la moglie di Gustav Mahler, questa figura di donna volitiva e bellissima, dal cui fascino tutta la capitale austriaca è soggiogata, volge le sue attenzioni verso colui che da più parti viene tacciato d’essere un iconoclasta, un pittore in rotta con la tradizione e troppo “fauve” per qualunque accademia. Kokoschka, al momento del suo incontro con Alma, è più giovane di lei di undici anni.
Selvatico, ombroso e scostante, eppure capace di aperture repentine e perciò tanto più spiazzanti per le persone che hanno l’occasione di incrociarne il cammino, l'artista comprende subito di trovarsi di fronte a quel magma vitale che sta cercando di mettere su tela. Alma è la vita stessa.
La collisione fra simili supernove è inevitabile e violenta, e l'urto sprigiona scintille che illuminano e scandalizzano la società. Eros la fa da padrone, ma psiche non dorme (... e come potrebbe, d'altra parte, a due passi dal proverbiale gabinetto del Dr. Freud?), e così i due ego giganteschi guerreggiano quotidianamente per poi firmare armistizi appassionati ma effimeri fra le lenzuola.
L’arte di Oskar subisce una palingenesi quotidiana, morendo a se stessa e rinnovandosi in un succedersi di forme che ricordano il suo amore per quella donna, ogni giorno più forte. Ma lei, Alma, in capo a breve tempo comincia a soffrire la morsa di quella passione senza freni. Tentenna, forse, soggiogata com’è dal magnetismo dell’artista, ma poi si ritrae definitivamente. Chiude la porta. Kokoschka non si rassegna, e il libro di Camilleri ci porta nei meandri di un’ossessione che troverà il suo culmine in un esperimento folle: la costruzione di un simulacro perfetto. Una bambola con le fattezze di Alma, costruita da un’artigiana su esplicita richiesta di Kokoschka.
Nell'impossibile bramosia di possesso si creeranno geometrie folli, nelle quali è coinvolta anche la cameriera dell'artista, e che condurranno verso il più catartico degli epiloghi.
È nei carteggi che l’artista ha lasciato che si trovano tracce di questo episodio poco noto, e che Camilleri è capace di restituire con grande partecipazione e con la consueta efficacia.
Fedele al suo credo, lo scrittore riesce a precipitare in un episodio sui generis tutta la complessità e la ricchezza delle relazioni umane, facendoci sentire per un attimo come fossimo presenti, quella sera fatidica a Vienna, accanto a un pianoforte, mentre l'artista e la sua musa si vedono per la prima volta.
A cura di Wuz.it
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