In questo recente lavoro Luciano Canfora riflette sul tema dell'utopia nell'Atene classica. Al centro dell'attenzione è l'utopia "comunistica", quale emerge nella Repubblica di Platone e nelle Ecclesiazuse di Aristofane, il cui confronto occupa le pagine più dense e affascinanti del volume. Un'ultima parte del saggio è dedicata al destino dell'utopia nelle epoche successive, dalle critiche dei padri della chiesa a Karl Marx, passando per il Rinascimento, Campanella e Thomas More. Mediante l'identificazione di chiare allusioni incrociate e l'analisi dello svolgimento concettuale parallelo in molti brani delle due opere, Canfora fa osservare come nelle Ecclesiazuse Aristofane prenda apertamente di mira il nucleo centrale della Repubblica. Risulta così che le inaudite e scandalose tesi platoniche erano ben note agli intellettuali del vivace milieu culturale ateniese, già prima della stesura definitiva della Repubblica, la cui composizione impegnò probabilmente il filosofo per decenni. Con la consueta maestria nel reperimento e nell'uso delle fonti antiche Canfora formula l'ipotesi che all'epoca della genesi delle Ecclesiazuse (la cui datazione, convenzionalmente stabilita nel 392, è tutt'altro che certa) il quarto e il quinto libro della monumentale opera platonica fossero stati già diffusi. In questo nucleo centrale del dialogo si trova quella che Socrate chiama la "seconda ondata", ovvero la riflessione sull'educazione nella kallipolis utopica, da cui discenderanno le prescrizioni all'abolizione della famiglia e alla comunanza delle donne. Nella sua commedia Aristofane non avrebbe inteso altro che volgere in parodia, con un paradossale rovesciamento, proprio l'idea della comunanza delle donne, del superamento della famiglia e dell'abolizione della proprietà privata, che costituiscono il fulcro dell'utopia platonica. Nella redazione finale della Repubblica, quella che conosciamo oggi, si legge che Socrate teme di alimentare l'ilarità dei comici con le sue proposte rivoluzionarie. Canfora aderisce all'interpretazione secondo cui non di timore si tratterebbe, ma di certezza: Platone avrebbe cioè inserito nella redazione definitiva del dialogo queste battute dopo aver conosciuto il testo delle Ecclesiazuse. Con la solita vis polemica, ma soprattutto con grande puntiglio analitico, Canfora mira a demolire le argomentazioni di quegli studiosi, che per le più differenti ragioni e in svariato modo, hanno sostenuto non fosse l'utopia della Repubblica il vero bersaglio di Aristofane. Per chi si orienta bene tra gli studi di letteratura classica, questo saggio rappresenta un valido aiuto per destreggiarsi nella stratificazione plurisecolare della letteratura secondaria esistente sull'argomento, di cui La crisi dell'utopia costituisce anche un critico compendio. Al di là delle considerazioni sulla realizzabilità delle utopie della filosofia antica, il saggio di Canfora contribuisce a far capire come la vera satira, in ogni tempo, non si risolve in facile divertimento o solo in una forma di critica politica, ma può farsi strumento di elaborazione teorica originale. Lucilla Guendalina Moliterno
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