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Da duemila anni la tecnologia, dalla scrittura alla stampa alla rete, ci trasforma. Oggi ci troviamo al centro di un cambio di paradigma: è il momento di chiederci come cambiano la nostra identità e la nostra postura nel mondo.
"La pena per chi non conosce (e non vuole conoscere) il senso filosofico delle sue scelte di vita è vivere quelle scelte da vittima invece che da protagonista."
Internet ci rende stupidi? Abituati alla velocità con cui accediamo alle informazioni, viene meno in noi la pazienza richiesta da un libro o da un articolo lungo e complicato. Dopo una pagina o due ci innervosiamo, perdiamo il filo, avvertiamo l’esigenza di occuparci d’altro, di cambiare attività. La concentrazione nella lettura ci è divenuta estranea. Oggi l’umanità è totalmente connessa. E quindi: che fare con la novità rappresentata dalla rete, e in generale dalla civiltà digitale? Accettarla o rifiutarla? Per rispondere a questa domanda dobbiamo compiere un viaggio di duemila anni. Ermanno Bencivenga ci accompagna lungo questo cammino nella storia del pensiero occidentale: Platone è la nostra guida, Kant la stella polare. Così scopriamo che la nostra identità è stata messa in discussione da ogni rivoluzione tecnologica. Ciascun cambio di paradigma sconvolge l’universo delle nostre consuetudini e dei nostri desideri.Ogni giudizio di valore è interno e intrinseco a una particolare fase del tempo, del mondo e della Storia. Allora, la questione va riformulata: internet non ci rende più stupidi o più intelligenti, ma cambia profondamente la nostra postura nei confronti di noi stessi e del mondo. E ogni cambio di paradigma è un’occasione preziosa e insostituibile per chiederci chi siamo.
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L'autore, filosofo e docente universitario, ripercorre il pensiero di alcuni autori classici della filosofia connettendolo alle odierne tecnologie per argomentare su una questione tanto annosa quanto attuale e in continuo divenire: come e quanto ci sta modificando (in peggio) il digitale? Purtroppo, dopo aver scomodato Aristotele, Platone, Kant, Hegel e molti altri, la conclusione è piuttosto deludente e scontata, dettata dal buon senso più che dal ragionamento filosofico. Bencivenga conclude infatti in tre punti la domanda iniziale che reputa complessa e sfaccetta, argomentando che il futuro del digitale e delle ricadute sull'uomo è questione di punti di vista e prospettive, dove non esiste un unica risposta solo giusta o solo sbagliata, un sì e un no universali e definitivi. Si naviga a vista, insomma, come farebbe chiunque dotato di buon senso, cultura e sensibilità.
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