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Il Piemonte e la Val d’Aosta, come tutte le regioni di “confine”, conservano, più di altri territori, un Animus ed un’Anima pagana che sono la struttura portante delle leggende, dei miti e del folklore locale e che non sono mai state cancellate. In questo saggio c’è la voglia di scoprire e far ri-scoprire, ciò che rimasto sul territorio dell’antico Pagus, il desiderio di ri-tornare e far ri-tornare il lettore, attraverso indicazioni dettagliate, tra le braccia delle Madri e degli Antenati. Da Belenos ad Albiorix, da Lug a Vosegus, fino a giungere al cospetto dell’arcaico culto delle Matrone, trasformate, dal cristianesimo, nelle numerose Madonne nere presenti nelle due regioni. L’Autore ci mostrerà chi è il dio Silvano, confuso e scambiato per il Maometto, o ancora, muovendosi per il biellese, il Selvadego. Per quest’ultimo, in particolare, viene esposta una nuova ipotesi che, partendo dal Museo del Territorio di Biella, tenta di fare luce sul mistero dell’Uomo Selvatico, appunto, l’Urciat che abita, secondo le narrazioni popolari le aree alpine. Sono poi descritti i luoghi e i rituali legati al culto degli Antenati, partendo dalle stele antropomorfe del sacro sito di Saint-Martin-de-Corléans, ad Aosta, sino a giungere ai più vari culti litici presente nell’area, dai circoli come quello di Cavaglià alle “pietre fitte” e alle rocce coppellate. Vengono così esaminati tutti quei massi erratici che caratterizzano il territorio e su cui l’uomo ha realizzato “coppelle” o disegni circolari espressione dei culti di fertilità e procreazione legati alla Grande Madre e riferimenti alpini a culti sciamanici, come nel caso di quelle presenti sul Gran Faetto, a simboli stellari o solari che indicano una religiosità strettamente connessa ai cicli naturali, sino alla “barca dei defunti” che testimonia il culto degli Antenati presente a Bard o in Valchiusella. Non mancano poi Santi “Pagani”, la Maddalena, re Artù, Streghe e Ponti del Diavolo.
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