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L'avevo letto imprestato da un'amica di mia moglie. Lettura scorrevole e come tutte le memorie, a qualcuno può interessare e altri concludere "affari suoi" Però, siccome nella diaspora delle famigle italiane, i discendenti di un fratello di mio nonno materno sono diventati di Cortina d'Ampezzo, per lavoro non per ferie, mentre noi siamo diventati torinesi, non ho potuto fare a meno di pensare a questi parenti che vivono lì e vedo solo raramente. Quest'estate ho incontrato alcuni di loro. Ricodavano la loro gioventù e i fuochi di ferragosto... non ho potuto fare a mendo di regalare una copia del libro. Marina Corradi ha una sua tecnica narrativa molto identiificabile ed efficace.
Stile limpido e niente affatto retorico, la Corradi dimostra che si può scrivere bene anche credendo in Dio. Del resto lo avevano già fatto Dante, Shakespeare, Manzoni, Dostoevskij, sino ad Alda Merini molti altri...
La poesia cattolica è quasi sempre retorica, puerilmente devota, con un insopprimibile, farisaico, stantio odore di sacrestia. Forse solo i non credenti riescono a scrivere in versi della loro ricerca inquieta e delusa di Dio, della loro ansia di assoluto, della loro rassegnata disperazione riguardo alla caducità della vita e all'imperdonabile ingiustizia della sofferenza innocente. La narrativa dei cattolici praticanti (soprattutto di quelli che pontificano da qualsiasi pulpito mediatico) risulta altrettanto insopportabilmente didascalica, lontana da qualsiasi doveroso dubbio o interrogativo, insuperbita della propria superiorità etica. Chi avesse mai seguito le illuminazioni di Marina Corradi sul quotidiano dei vescovi "Avvenire", sa bene di cosa parlo. La signora è ovviamente una perfetta cittadina (e irreprensibile figlia, moglie, madre..), giornalista allineatissima con le direttive CEI, instancabile testimone delle verità evangeliche: come tale si sente in diritto di bacchettare impietosamente chi arranca in mancanze, incertezze, fragilità (o, non sia mai!) nel rifiuto della fede e nella lontananza dai sacramenti. Ed elargisce le sue perle di salvezza a tutti, quasi sempre sottintendendo che nessuno riuscirà mai a raggiungerla in questo suo cammino di perfezione, nella sua encomiabile sensibilità, nel suo diuturno e caritatevole esempio di incorruttibile cristianità. Così anche in questo volume, stilisticamente piuttosto mediocre, sembra pretendere approvazione planetaria ad ogni riga, quando narra agiograficamente di un'infanzia particolarissima nella sua eccezionale e tenera emotività. Il Prof. Borgna (con cui Marina Corradi da sempre scambia recensioni, interviste e presentazioni) elogia il testo con iperbole che risultano francamente eccessive e insincere ("lettura intensa e febbrile"??). Misteri cattolici.
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