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La parte più stimolante della biografia di Ernesto Nathan riguarda gli anni che precedono la sua elezione a sindaco di Roma, anni spesi all'interno di tre comunità. Anzitutto, la comunità familiare, dominata dalla figura della madre, Sara Levi, ebrea sefardita di origini pesaresi e livornesi, che nel 1836 sposa l'agente di borsa Mayer Moses Nathan e si trasferisce con lui a Londra. Qui Sara conosce i più importanti fuorusciti italiani, in particolare Mazzini, sposandone le idee. È attraverso di lei che Ernesto entra nella seconda comunità, quella politica. Dopo la Breccia di Porta Pia, Mazzini lo invita ad amministrare il nascente foglio "La Roma del popolo"; in seguito, Nathan ricoprirà lo stesso incarico in altri giornali repubblicani. Bisogna attendere tuttavia gli anni ottanta per assistere al suo vero ingresso in politica, che non a caso coincide con il parziale distacco da una famiglia cui vengono meno, a breve intervallo, il fratello maggiore e la madre Sara. Dopo un'iniziale collaborazione con Saffi, Nathan abbandona la prerogativa astensionista, avvicinandosi ai radicali. In questo periodo entra nella terza comunità, la massoneria, che nel 1896 lo sceglie quale gran maestro. Intanto, l'attività politica procede fra alti (è consigliere della provincia di Pesaro e assessore comunale a Roma) e bassi (per tre volte si candida a deputato, ma viene puntualmente sconfitto). Nel 1907 la svolta, con il blocco popolare che, battuti i clerico-moderati, lo elegge sindaco della capitale. Da qui muove un'altra storia, interessante quanto conosciuta, ovvero quella di Nathan alla guida del Campidoglio. Una storia che, così come accade per le fasi precedenti, questo libro illustra non sempre mostrando un'adeguata distanza dall'oggetto di studio, peraltro indagato quasi esclusivamente sulla scorta di fonti secondarie. Roberto Giulianelli
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