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Anno edizione: 2017
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Volume cartonato rigido di pagine 521 con tavole in bianco e nero fuori testo, sovraccoperta figurata. Opera in ottime condizioni. Spedizione in 24 ore dalla conferma dell'ordine. Nonostante sia trascorso più di mezzo secolo dal crollo del fascismo e dalla fine del secondo conflitto mondiale, siamo davvero convinti di sapere come andarono effettivamente le cose? Il tanto discusso dopoguerra italiano può considerarsi concluso? Piero Buscaroli, critico musicale, scrittore e giornalista non ne è affatto convinto e ha deciso di aprire la sua valigia di carte, documenti inediti e ricordi troppo a lungo taciuti per raccontarci il suo Novecento. Adolescente romagnolo con la passione per il pianoforte, assiste con stupore a fianco del padre Còrso, insigne latinista, al naufragio "non casuale" del 1943-45, che precipitò l'Italia in una spirale di guerra e violenze. L'interpretazione di eventi come la "congiura" del 25 luglio contro Mussolini, la dissoluzione militare e civile dell'8 settembre, l'occupazione tedesca e i "crimini dei vincitori" ci restituisce l'immagine di un Buscaroli "schierato a vita", cittadino coatto di una "ex nazione". Le sue "passeggiate fuori dalle solite strade della storiografia dominante" lo portano poi a visitare luoghi simbolo del Novecento come il Giappone e la Germania del dopoguerra, il Vietnam del 1966, la Praga del 1968, senza rinunciare agli incontri, che si susseguono in questi anni, con personaggi altrettanto significativi, da Ezra Pound a Dino Grandi, dall'ambasciatore giapponese Hidaka - l'ultima persona che ebbe un colloquio con Mussolini prima dell'arresto ordinato dal re - al dittatore portoghese Salazar..
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Già dal titolo del libro di Piero Buscaroli, uno dei più importanti musicologi del Novecento, si può capire di essere di fronte a un'opera, che con i parametri del "politicamente corretto" ha ben poco a che fare. Dai primi capitoli del volume di memorie, l'Autore, tramite i ricordi della sua lunga vita, spesso fissati su taccuini e lettere, propone una lettura alternativa della storia del Novecento, partendo dalla prospettiva dei vinti del Secondo conflitto mondiale, dei quali si fa paladino affatto non pentito. Vengono così rievocati i massacri partigiani dopo la fine della guerra, taciuti dalla storiografia ufficiale prona al volere dei vincitori e una serie di episodi noti a pochissimi per il medesimo motivo. Il libro però non è soltanto un atto di accusa di un "nemico tra i nemici", Buscaroli rifiutò un'importante onorificenza concessa dalla Repubblica Italiana in sprezzo verso di essa, ma anche una galleria di ritratti di personaggi storici da lui conosciuti: il dittatore portoghese Salazar, Dino Grandi, il console Hidaka che svela importanti retroscena sul 25 luglio 1943, Mishima e il Giappone che fu piegato dalle bombe atomiche, appunti di viaggio nel Sessantotto parigino e praghese, e quello tedesco, Ezra Pound, vinto tra i vinti. Non mancano anche invettive contro i crimini dei vincitori, Alleati e Sovietici e rivelazioni sugli anni '70 e la strategia della tensione. Si tratta insomma di un volume che non può lasciare indifferenti, sia per gli argomenti trattati che risultano scottanti per la mentalità perbenista di una certa sinistra ancorata al mito resistenziale, sia per la raffinatezza e la ricercatezza della prosa di Buscaroli. Consigliato vivamente a tutti coloro che non si accontentano delle verità ufficiali preconfezionate dal sistema "democratico" postresistenziale. Un libro indispensabile per chi vuol conoscere la Storia del Novecento al di là delle semplificazioni propagandistiche, scritto stupendamente, come solo i vinti dalle armi sanno fare.
Comunque la si pensi, vale la pena di lasciarsi condurre lungo il personalissimo percorso all'interno della vicenda novecentesca che Piero Buscaroli ricostruisce in questo libro a metà fra il giornalismo e la memoria autobiografica, attingendo agli innumerevoli appunti, taccuini, articoli raccolti nel corso della sua lunga esistenza. E' un libro che non teme di essere sgradevole, e forse anche se ne compiace, ma che dichiara senza infingimenti le ragioni di una scelta politica, morale, culturale che vede Buscaroli definirsi anti-antifascista non pentito, "cittadino coatto", per sua stessa ammissione, di un paese nel quale non si riconosce. E se pure non si riesce a condividere la prospettiva "revisionista" del racconto, va riconosciuta l'onestà intellettuale del suo autore. La rievocazione di cinquant'anni di personaggi, eventi, luoghi prende le mosse dal crollo del fascismo, e dalle tragiche vicende personali che ne seguirono, e vede Buscaroli testimone di esperienze cruciali della storia del Novecento, dalla guerra in Vietnam, al viaggio in in Cecoslovacchia, compiuto poco prima dell'invasione russa nell'agosto 1968, alle oscure trame che hanno segnato la vita italiana negli anni del terrorismo. Fra le pagine più belle quelle dedicate all'incontro con un ormai anziano Ezra Pound, conosciuto a Ravenna nel 1966. Il ritratto del poeta, il cui volto "seghettato... ricordava certi tipi da Cappella Sistina" occupa i due capitoli conclusivi di questo libro controverso e discutibile nelle sue tesi ma senza dubbio pregevole.
le tesi esposte non sarebbero neanche tutte così campate in aria, da tempo a livello storico si sta rivedendo la figure di churchill, piuttosto che le azioni sconsiderate della "resistenza". quello che ho trovato sconclusionato è tutto l'impianto del libro, dalla prosa pesante e barocca alle farneticazioni sull'olocausto e similia.
Recensioni
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