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recensione di Cerrato, O., L'Indice 1991, n. 4
Se il compito della letteratura è quello di offrire un'alternativa all'opprimente ingranaggio della società, allora nel contesto moderno, stretto nella morsa della velocità e del possesso, assume importanza vitale una letteratura contrassegnata dalla "lentezza", dal paziente distacco, quale appare la letteratura tedesca sottoposta alla lucida analisi di Michele Cometa.
Siccome "gli dèi della letteratura sono gli dèi della lentezza", la scrittura - come suggerisce Heidegger - deve percorrere la "via più lunga" ('Umweg'), rifuggire dall'improvviso e dal suggestivo, indugiare sulla soglia, in una condizione di perenne ascolto. L'esitazione, l'attesa costituiscono il nucleo centrale della meditazione poetica del Moderno: si pensi al lento "maturare con Dio" di Rilke, o al perpetuo restare sulla soglia cui è condannato il protagonista della parabola kafkiana "Vor dem Gesetz". Tanto Rilke quanto Kafka individuano dunque nell'impazienza l'unica vera colpa dell'umanità, l'ostacolo al raggiungimento dello stato di grazia.
La lentezza è quindi il risvolto estetico della pazienza, metaforica di vastissima portata semantica, personificata dalla figura biblica di Giobbe, l'uomo lacerato dal conflitto tra la ribellione e l'accettazione della "crudeltà" del suo Dio. Ricorrente nella mistica medievale e nel pensiero barocco, la pazienza è destinata a eclissarsi con l'avvento dell'illuminismo, e Faust la maledice insieme alle principali virtù cristiane: fede e speranza. Solo nel Novecento la pazienza torna a permeare di sé la letteratura, e anzi ne diventa uno dei motivi dominanti, ponendosi in tensione dialettica con il tragico.
A Rilke e Kafka, cui già si è fatto cenno, Cometa affianca numerosi altri interpreti della pazienza, da Rosenzweig, che cercherebbe di conciliare durata e attimo in una sorta di sintesi ebraico-cristiana, a Trakl, esponente di una assai nascosta "teologia dell'Espressionismo" dove la pazienza sarebbe la risposta disperata al dolore del peccatore, a Joseph Roth, il quale riscopre la figura biblica di Giobbe e gli dedica uno stupendo romanzo, "Hiob. Roman eines einfachen Menschen*.
Secondo Cometa soltanto a partire da Heidegger la pazienza abbandona la prospettiva religiosa e diventa lo spazio dell'attesa pura, senza meta. Servendosi delle premesse heideggeriane, Peter Handke trasforma la pazienza da forma puramente esistenziale a forma estetica, mito che si esprime nelle categorie narrative della ripetizione, della lentezza. Benché secolarizzata, la pazienza non perde però la sua componente metafisica, non esce insomma dal "tragico", che anzi trasforma in "eterno paradosso", tragica convivenza dei contrari.
Ed è sul paradosso appunto che l'opera si chiude, lasciando il lettore affascinato da una costruzione teorica geniale e originalissima, che apre prospettive nuove all'interno dell'ermeneutica, ma che suscita nello stesso tempo qualche perplessità in chi tenti di giustificare le tappe di questa speculazione al di fuori della costruzione stessa.
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