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Anno edizione: 2016
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Inquieta e alla ricerca di essere "autenticamente" sè stessa, Delia ammalia e appassiona il lettore nel suo percorso di ritorno all'origine che, per compiersi, dovrà spingerla verso scelte estreme e senza ritorno, ma che sole, possono infrangere le pareti di finzione e ipocrisia dentro le quali ha vissuto ..... sino a quando? Sarà necessario confrontarsi con gli accadimenti inevitabili della vita - la morte di suo padre - e le situazioni scabrose del vivere quotidiano (i maltrattamenti e le violenze subite da sua sorella) per ricondurla al suo io più profondo e costringerla a porsi gli interrogativi sul senso del proprio essere ed esistere. A contatto della sofferenza di un uomo, semplice, analfabeta, vecchio profondamente provato dal senso della "perdita" - quella di sua moglie - Delia potrà provare a risalire la china del buio, dell'apatia, del non amore, della neutralità, insomma del non esserci, per poter ricominciare a vivere, nel dolore, nell'amarezza e nel senso del lutto, ma pur sempre vivere. Un personaggio, quello di Delia, spietatamente critico verso se stessa e il mondo, un mondo accartocciato, aggrovigliato su di sè e profondamente respingente. Ed è lì dentro che Delia dovrà provare a vivere, nella sofferenza, che è al tempo stesso la sua liberazione dall'inedia e dal non senso. Sentire, vivere, piuttosto che sopravvivere.
Il cantautore immenso anche se non popolare che ha marchiato con le sue canzoni la mia adolescenza scrive queste "lettere matrimoniali" prendendo le mosse dalla morte della madre. Sono lettere solo in apparenza indirizzate alla moglie, dove presumibilmente invenzione letteraria e cronaca autobiografica si mescolano. Piene di tante e tante cose - figli, famiglia, erotismo, società, Bologna e rapporto con i genitori (la parte che più mi è piaciuta) queste lettere si leggono con piacere e interesse.
Recensioni
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