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scheda di Tuccari, F., L'Indice 1993, n.11
Assai distante da un ordine che possa dirsi realmente democratico e diverso solo per grado, ma non per sostanza, dal bonapartismo propriamente detto, il "bonapartismo soft" sta ormai diventando, secondo Losurdo, il regime politico del nostro tempo. La progressiva affermazione di questo regime - "bonapartista" in quanto fondato sulla personalizzazione del potere, sulla pretesa di dominare una moltitudine atomizzata e "bambina", su una sistematica "esternalizzazione del conflitto" e sull'opzione conservatrice del collegio uninominale, e soft nella misura in cui è in grado di assicurare, attraverso la scheda elettorale, il pluralismo e un'ordinata successione del leader - è il punto di arrivo di una vicenda più ampia che l'autore ricostruisce attraverso la parabola del "trionfo" e della "decadenza" del suffragio universale nella storia europea e americana degli ultimi due secoli. A questo sviluppo, che avrebbe le sue radici teoriche nella tradizione del pensiero liberale e i suoi esiti più significativi nella linea di "de-emancipazione" che unisce il presidente americano, la "Kanzlerdemokratie", il gollismo, i progetti presidenzialisti e le soluzioni uninominaliste su cui si sta chiudendo il sipario della prima Repubblica, Losurdo contrappone l'idea di un suffragio autenticamente e compiutamente universale - ancorato cioè al proporzionalismo - e di un sistema di partiti e di organizzazioni di massa che possano produrre una matura e autonoma rappresentanza delle classi popolari. Di grande interesse per il suo impianto e per l'ampiezza della sua prospettiva, il lavoro di Losurdo non scioglie tuttavia il pur legittimo sospetto che in ultima analisi il bonapartismo soft non sia altro (lo si voglia o meno) che il destino specifico, più che il principio antagonista, della democrazia nell'epoca del suffragio universale e della massificazione dell'impresa politica.
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