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Vi è un rituale comunitario che in Italia è noto come scampanata, in Francia come charivari, in Gran Bretagna come rough music. Si tratta di manifestazioni notturne, presenti in Europa dal XIV secolo fino alla prima guerra mondiale, nelle quali le comunità manifestano il loro dissenso per una serie di costumi. Il libro si incentra prevalentemente sulle anonime proteste notturne (con campanacci, pentole e tutto quanto serve a creare fragore) verso i matrimoni "anomali" (vedovi che sposano donne giovani, donne che si risposano non rispettando il vedovato, condotte adultere, ecc.). Il testo definisce dei contorni interpretativi, ma ogni luogo conosce proprie varianti. La scampanata non scatta automaticamente a ogni infrazione ed è un rito incruento di giustizia collettiva, volto a dissuadere. Nel rituale compaiono filastrocche, ora comiche ora sarcastiche, preludio della manifestazione che culmina sotto l'abitazione dello sbeffeggiato. Questi riti attingono ai codici popolari delle derisioni carnevalesche e devono attivarsi con il consenso di tutti. Necessaria è la benevola neutralità di chi non partecipa. Abbiamo comunque uno dei rari studi compiuti su scenari italiani (in Francia e nel nord Europa questo tema è maggiormente praticato). I materiali italiani (prevalentemente ottocenteschi) sono ricavati anche da testi letterari che non nascono con ambizioni folcloriche. Da segnalare le accorte osservazioni sui Malavoglia e sui Promessi sposi (attorno ai rituali mancati). Il panorama italiano si arricchisce di scrittori meno noti (Giovanni Faldella, Caterina Pigorini), ma sorprendenti per la capacità di indagine sociale. Nel Novecento il rituale sfuma (le note di Zavattini appaiono reminescenze lontane, quelle di Fofi incidentali). Solo comunità montane isolate dai grandi flussi di comunicazione paiono resistere più a lungo.
Mirco Dondi
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