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Un bel tuffo nella scuola dal punto di vista sia dello studente sia dell'insegnante... è un racconto che sogna una scuola capace di far osare tutti nel volo della propria vita.
Non certo un romanzo di formazione, ma una testimonianza sul lavoro quotidiano di educazione, alle prese con difficoltà, appagamenti e grandi delusioni. Sullo sfondo resta il piacere della professione d'insegnante, il frizzante e coinvolgente contatto con la freschezza delle nuove generazioni, di cui occorre avere fiducia e prendersi cura, senza indugiare nel postulato anacronistico del: «Ai nostri tempi, noi avremmo fatto meglio». Pennac, come Sartre, preferisce il lavoro nelle retrovie, il lavoro di costruzione dell'impalcatura necessaria non solo per gli studi successivi, ma per la vita da affrontare quando termina il periodo di estrema protezione che offre la scuola. E la soddisfazione più grande, per l'insegnante, sta nel gestire gli alunni difficili, perché quelli bravi non hanno certamente bisogno di una guida. Se il docente è uno dei protagonisti del volume di Pennac, certamente l'altro è rappresentato dall'«asinello», l'alunno demotivato, svogliato o giudicato semplicemente incapace. Con Pennac emerge il punto di vista dell'ultimo della classe, la sua solitudine, il lento processo di autopersuasione che conduce a prendere consapevolezza del fatto di essere una nullità, nonché l'atroce circostanza di deludere quotidianamente i propri genitori. Una volta ho sentito dire da qualcuno: «se non sai far nulla, allora fai il professore»; non so se c'è più mediocrità tra gli insegnanti o in altri settori della classe dirigente, ma non sottovalutiamo il fatto che molto spesso i docenti diventano veri e propri punti di riferimento per i giovani che costruiscono pezzo dopo pezzo il loro futuro e la loro personalità.
Molto deludente.Do 2 solo perchè ho amato molto "Come un romanzo"
Recensioni
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Che avesse un punto di vista fuori dagli schemi era chiaro sin dai suoi precedenti romanzi, in cui la tribù dei Malaussène - bambini senza madre in una Parigi multietnica - vivevano come un sogno nelle fantasie dei lettori. Oggi, che ha lasciato i panni del narratore di gialli per dedicarsi al teatro e ai saggi, Daniel Pennac conferma le sue doti di grande affabulatore, con un libro che si legge ma che potrebbe benissimo essere recitato in una pièce teatrale o in un'aula di scuola.
Ed è appunto la scuola la protagonista di questa opera, l'istituzione scolastica vista non attraverso la prospettiva dei genitori e degli insegnanti, ma attraverso un'angolazione del tutto insolita, quella del "somaro".Anche agli studenti più brillanti sarà capitato, una volta nella vita, di sentire il vuoto cosmico dell'ignoranza penetrare nel cervello. La sensazione di buio, solitudine e incapacità di fronte alla traccia di aritmetica, o alla domanda di storia; la certezza di non sapere, di non potercela fare, un enorme e indefinito punto interrogativo nella testa. Ci sono studenti a cui capita di inciampare nel vuoto cosmico quasi per caso, altri invece ne fanno un vessillo da brandire per tutta l'adolescenza, rinchiusi nella rassegnata consapevolezza di non poter mai superare quello "zero" scritto in rosso sul compito di matematica.
Pennac è stato uno di questi bambini. Nato da una famiglia benestante, ultimo di quattro fratelli laureati a pieni voti e figlio di professionisti, si scopre presto refrattario alla conoscenza, all'assimilazione dei concetti, alla memorizzazione. Scopre il suo senso di impotenza e inadeguatezza, al quale sopperisce con incredibili e sfacciate bugie dette alla famiglia e agli insegnanti, in una spirale da cui spesso si esce solo con l'abbandono scolastico. A meno di non incontrare un insegnante capace salvarci dalla condizione di ignoranti impenitenti.
La redenzione del somaro è avvenuta molte volte nella storia della scuola e avviene ogni qual volta ci si imbatte in quegli strani personaggi che vivono immersi nella loro materia: professori che non sanno e non pretendono di avere dei proseliti, ma che sono così innamorati del loro mestiere da suscitare un istintivo impulso di emulazione.
In queste pagine Pennac traccia molti esempi di buoni e cattivi maestri e di asini più o meno redenti attraverso le storie vissute durante la sua attività di insegnante. Un viaggio affascinante tra i temi caldi della pedagogia, ma anche un bellissimo saggio che descrive e analizza la situazione della società francese, i conflitti generazionali, le contestazioni dei giovani delle banlieues, simbolo della difficoltà di integrazione ma anche dell'inefficienza di un sistema scolastico incapace di mediare tra le diverse istanze provenienti dalla società. Da queste pagine emergono temi attualissimi del dibattito istituzionale della Francia contemporanea ma anche degli altri Paesi europei, argomenti che sfociano nell'analisi della relazione di potere tra studente e insegnante, tra adolescenti e genitori.
Un saggio che si legge tutto d'un fiato, perché scevro dai toni didascalici tipici della materia, un libro che aiuta a riflettere attraverso la sperimentazione di nuovi punti di vista, un nuovo esempio di maestria narrativa da parte di un "ex somaro" ormai capace di grande saggezza ma, come sempre, incapace di salire in cattedra.
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