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Questi racconti sono storie reali tuttavia improntate a un genere, particolarmente caro all'autore, cioè al surreale. E proprio per questa caratteristica, per una punta di grottesco che sovente le accompagna, a mio parere necessiterebbero di uno stile più attuale e non così raffinato e ricercato come quello di Sozi. Ma può essere una mia impressione nell'affanno del caldo opprimente e in ogni caso questa mia critica incide ben poco, senza nulla togliere, al valore intrinseco di Diorama. Già Diorama, che strano titolo. Il diorama, come penso sia noto, è la riproduzione in scala ridotta di scenari di diversa natura e in effetti Sozi ha raccolto in un libro, con i suoi racconti, tanti aspetti di vita quotidiana, riducendoli appunto a poche pagine, ma lasciando al lettore - e questo è una nota di merito - la possibilità di sviluppare la sua fantasia di cui il testo rappresenta uno stimolo. Per quanto ovvio, questo volume non ha questo scopo, non ha questa vocazione, ma, secondo il mio parere, è un omaggio indiscusso all'arte, in qualsiasi forma si manifesti. Il libro stesso è una forma d'arte e nei racconti è possibile cogliere questo intendimento dell'autore, il quale, giustamente, deve considerare l'arte come la forma di comunicazione più elevata che ha l'uomo, capace di creare sensazioni, di emozionare e, perché no, anche di dare un breve istante di serenità. Prendiamo il primo racconto, dal titolo quasi impronunciabile, Sevdalinka, in cui una fanciulla, ritratta in un quadro si materializza, in un senso onirico che si amplia negli spazi fino quasi a convincere il lettore che sia tutto vero e non frutto di un sogno; è un omaggio alla pittura, alla sua capacità di cogliere in chi guarda inconsci desideri o inconsapevoli passioni represse. In Carosello, una sorta di parodia estremizzata, c'è il sottofondo della musica, in Le cose cambiano c'è il cantore di tarantelle e così via. Leggete Diorama, lo merita.
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