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Discreto e continuo. Storia di un errore - Paolo Zellini - ebook
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Descrizione


«A partire dalla Grecia, la scienza è una sorta di dialogo fra il continuo e il discreto» scriveva Simone Weil. Un dialogo inevitabile perché il continuo e il discreto «sono un dato della mente umana, che pensa necessariamente l’uno e l’altro, ed è naturale che passi dall’uno all’altro». Più che categorie della Natura – a cui si potrebbero assimilare le immagini del mare e dei granelli di sabbia – continuo e discreto sono «i poli di una fondamentale complementarità del pensiero di tutti i tempi» e le loro applicazioni arrivano ovunque: dai numeri irrazionali ai pixel che compongono le immagini digitali, agli algoritmi proliferanti su cui si regge il nostro mondo. In questo libro magistrale Paolo Zellini non si limita a ripercorrere – con la precisione e la profondità di indagine che lo contraddistinguono – la storia della millenaria contesa tra due potenze complici e nemiche, ma va molto oltre: ci aiuta finalmente a delimitarne i territori, risvegliandoci dal «sonno dogmatico» che impediva di coglierne i rispettivi ruoli. Fin dall’antichità siamo abituati a pensare il continuo come un «primum», un insieme ideale, autosufficiente, ovunque denso e compatto, da cui ogni cosa ha origine. Allo stesso tempo, per ragioni di utilità ed efficacia, accettiamo che quel «primum» si trovi «anche» in mezzo ai numeri, e quindi nel discreto. Eppure, afferma Zellini «ciò che conosciamo “effettivamente” è solo il discreto» e tutto il calcolo moderno si basa sull’informazione insita nelle serie di numeri che approssimano elementi di un continuo che non potremo conoscere mai. Perché dunque non capovolgere la prospettiva e pensare il continuo come «un’approssimazione del discreto»? Questa l’audace tesi di Zellini, che ruota intorno al circolo vizioso «par excellence» della matematica, lasciandone intravedere una possibile via d’uscita. Ma allora che cosa resta del continuo? È davvero qualcosa di cui dovremmo o potremmo disfarci? Sarebbe un grave errore pensarlo. Anche se inconoscibile, il continuo rimane un presupposto ineliminabile, un abisso senza fondo «più oscuro e impenetrabile dello stesso infinito». E «nelle tenebre di quell’abisso, di quella totalità amorfa e indefinibile che ci circonda da ogni parte, non smette mai di brillare immutato un tesoro».
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
406 p.
Reflowable
9788845985621

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maurizio .mau. codogno
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Il cerchio si chiude

Il mio primo incontro con Zellini fu a Pisa, quando io ero un giovane studente di matematica che ogni tanto andava a fare incursioni tra gli informatici, e ho seguito per curiosità personale parte del corso di teoria della complessità che lui al tempo teneva. In effetti mi ero sempre chiesto come mai nei suoi libri scrivesse di temi apparentemente lontani dal suo campo di studi: con questo libro finalmente sono riuscito a comprendere il motivo. La tesi di Zellini è piuttosto spiazzante, e la si può leggere nel titolo dell'ultimo capitolo del libro: "il continuo come approssimazione del discreto". In pratica, la matematica nacque come discreta e algoritmica, si pensi alle tavolette babilonesi per esempio, e il continuo fu introdotto in età relativamente tarda perché semplificava i conti. Ma adesso la situazione è di nuovo cambiata! Sono i computer a risolvere i problemi, lo fanno con una struttura numerica discreta - quella dei numeri di macchina - e quello che conta è riuscire a dimostrare che si resta vicini alla soluzione teorica, sintetica ma non calcolabile, e che le operazioni sono fattibili in un tempo umano - ciò che studia la teoria della complessità, insomma. Come nelle altre opere di Zellini la lettura non è sicuramente agevole, e probabilmente stavolta è ancora peggio vista la predominanza della parte matematica vera e propria. Però sono stato contento di averlo letto, perché anche se mi sa che non ho colto tutti gli spunti quelli che ho trovato sono già interessanti di loro!

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Paolo Zellini

1946, Trieste

Laureato in Matematica all'Università di Roma, insegna Analisi Numerica presso l'Università di Roma Tor Vergata.Nei suoi saggi esamina l'evoluzione del pensiero matematico attraverso il concetto di infinito e la nozione di numero nella la storia del pensiero non solo occidentale, su dichiarata ispirazione di Elémire Zolla.Tra le sue pubblicazioni: Gnomon. Una indagine sul numero (Adelphi 1999), Il logos della scienza (Monte Università di Parma 2007), Numero e logos (Adelphi 2010), Complessità e iterazione numerica. Percorsi, matrici e algoritmi veloci nel calcolo numerico (Bollati Boringhieri 2013, con Daniele Bertaccini e Carmine Di Fiore), La matematica degli dèi e gli algoritmi degli uomini (Adelphi 2016).

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