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Su un foglio ciclostilato destinato a pochi lettori, un gruppo di amici dibatte i temi che il periodo storico mette all’ordine del giorno: la bomba atomica e la non-violenza, il socialismo e l’Urss, l’etica e la politica, il materialismo e l’estetica, la scienza e la storia. Nasce così, alla fine degli anni ’40, tra “ricostruzione” e “guerra fredda”, una rivista che oltre a far da palestra per giovani intellettuali accomunati dalla ricerca della verità – tra loro Delfino Insolera, Roberto Guiducci, Renato Solmi, Luciano Amodio, Cesare Cases, Franco Fortini, Claudio Pavone – costituisce l’incunabolo di una serie di riviste, da “Ragionamenti” fino a “Quaderni piacentini”, che avrà per caratteristica la libertà di giudizio e l’atteggiamento critico nei confronti delle ortodossie. La riproposizione integrale di “Discussioni”, preceduta da uno scritto introduttivo di Renato Solmi che ritrae nitidamente le figure dei collaboratori, e arricchita da un’appendice di testimonianze, restituisce un dialogo appassionato tra intellettuali indipendenti e documenta un esempio valido ancora oggi di capacità di coniugare la riflessione filosofica e la ricerca etica con l’analisi della contemporaneità
Collaboratori: Luciano Amodio, Piero Bontadini, Sergio Caprioglio, Cesare Cases, Piero Angiolini, Pacifico D’Eramo, Franco Ferrarotti, Franco Fortini, Giacomo Francioni, Armanda Giambrocono Guiducci, Roberto Guiducci, Delfino Insolera (fondatore), Franco Momigliano, Fulvio Papi, Erminio Parini, Claudio Pavone, Giulio Preti, Michele Ranchetti, Renato Solmi, Emanuele Tortoreto.
recensioni di Ciafaloni, F. L'Indice del 2000, n. 05
Il Centro studi "Franco Fortini" di Siena ripubblica per intero in volume il foglio "Discussioni", redatto e diffuso a Milano tra il marzo 1949, poco meno di un anno dopo la sconfitta elettorale del Fronte popolare del 18 aprile 1948, e l'aprile-maggio 1953, anno della morte di Stalin, da un gruppo di giovani nati tra il 1916 e il 1928, e che perciò, alla fondazione, avevano tra i 21 e i 33 anni (il trentatreenne era Franco Momigliano). I due fondatori, Delfino Insolera e Roberto Guiducci, ne avevano 29 e 26. Insolera, oltre alla Resistenza, che era patrimonio comune della maggior parte del gruppo, aveva alle spalle, insieme a Claudio Pavone, l'esperienza del quindicinale "La verità".
I collaboratori più frequenti includono, oltre a Delfino Insolera e Roberto Guiducci, Renato Solmi - allora ventiduenne, la cui testimonianza, che è anche una introduzione, apre il volume -, Luciano Amodio, Cesare Cases, Franco Fortini, Claudio Pavone. Il foglio aveva periodicità mensile ma dalla fine del 1950 pubblicò quasi sempre numeri doppi. Nel 1952 uscirono due numeri, tutti e due doppi, seguiti a quasi un anno di distanza dall'ultimo numero dell'aprile-maggio 1953. Si tratta in effetti di 26 fascicoli, inizialmente battuti a macchina e duplicati a carta carbone, poi ciclostilati, ma sempre rivolti a un gruppo di amici e potenziali collaboratori - più a una mailing list, diremmo oggi, che a un pubblico, anche se la fatica e i problemi pratici della diffusione erano ovviamente molto maggiori. Inizialmente proprio un foglio di discussione tra amici, il cui scopo è discutere, raccogliere e confrontare risposte a una domanda su temi molto generali, non diffondere una tesi; poi un embrione di rivista che non riesce a diventare tale.
Inizialmente ci sono proprio temi di discussione che vengono proposti (soprattutto da parte di Insolera e Guiducci) e, salvo gli ultimi, numerati, in modo che gli interventi siano direttamente connessi al tema e ai quesiti in cui il tema è articolato. Poi, dopo poco più di un anno, e ratificando una tendenza già in atto, gli interventi diventano più particolari, conservano il carattere di discussione, di replica ad altri interventi, di riferimento all'elaborazione interna del gruppo, ma non recano più il riferimento esplicito al tema.
All'inizio i temi proposti portano il segno di Delfino Insolera e sono fondamentali (Violenza e non violenza, Storicità della scienza, Chiarezza e oscurità negli scritti filosofici, Riflessioni sulla bomba atomica, che ha un carattere generalissimo perché per chi lo pone è una discussione sulla possibilità del genere umano di autoestinguersi, Conservazione e rivoluzione, Il materialismo dialettico e la scienza, Marxismo e religione, Psicologia sociale), poi compaiono tra gli altri anche temi più pratici e politici, o politico-culturali (Preliminari di una rivista, Necessità storica e volontarismo nel pensiero di Marx e Lenin e nell'ideologia dei partiti comunisti attuali, Studi sulla rivoluzione d'occidente, Scuola e realtà sociale, Sulla politica culturale-ideologica dei partiti di massa). Ma non mancano articoli su singoli congressi di partito, sull'Urss, su Zdanov, sull'utopia, sulla Jugoslavia e gli Stati socialisti, su Testimonianze sul comunismo (edito da Comunità, con le testimonianze di Koestler, Silone, Gide, Wright, Spender, poi diventato Il dio che è fallito), su Oriente e Occidente in Romania, su Partito e intellettuali in Francia, sugli scritti di Dorso.
Naturalmente ognuno dei collaboratori porta il proprio taglio alla discussione. Il taglio di Delfino Insolera tendenzialmente è più epistemologico, interessato direttamente alla verità. Vorrebbe escludere le eredità culturali implicite. Guiducci è più politico e, malgrado non accetti nessuna ortodossia, cerca di collocarsi rispetto alle grandi forze politiche. Solmi è il più filosofo di tutti. Fortini è polemico, caustico, penetrante come sempre. Caprioglio è attento ai problemi dei vari paesi, in particolare alla Spagna, in cui la guerra civile è finita da poco più di dieci anni. Michele Ranchetti è pungente, preciso, duro, come sempre un po' solo.
Cosa c'è di importante, oggi, nelle discussioni di questi isolati giovanotti (la partecipazione femminile è limitata ad Armanda Guiducci), così disarmati di fronte allo scontro tra blocchi che si stava irrigidendo?
Darei due risposte, una generale e una personale.
Quella generale. Oggi lo scontro tra blocchi è finito per disfacimento di una delle due parti. Quelli che vogliono, che si sentono obbligati a riflettere in termini generali sul mondo, sul bene e il male, sui potenti e gli umiliati e offesi - perché ciò che accade non è bello, le forze politiche sembrano parte del problema più che della soluzione, le idee ricevute non sembrano né solide né condivisibili -, non sono affatto in condizioni migliori di cinquant'anni fa. Certo, almeno in Italia, siamo più ricchi e longevi, ma siamo molto mal messi proprio culturalmente. È diventato difficile perfino fare una rivista. Però le mailing lists sono più rapide e meno faticose della carta carbone. Dopo tutto queste cose hanno avuto senso. I ventenni di mezzo secolo fa saranno stati in parte ingenui, impreparati, disarmati, ma la loro sollecitazione non è stata vana, ciascuno di loro nel suo ambito ha avuto una forza. La loro capacità di rispondere criticamente senza sentirsi obbligati ad accettare la propaganda ha prodotto testi che si leggono ancora oggi senza imbarazzo. I ventenni possono sentirsi incoraggiati a mettersi alla tastiera.
Quanto all'aspetto personale: ho una decina d'anni meno di molti degli autori. Da giovane sono stato sconvolto dagli stessi eventi che sconvolgevano loro. Sono stato collega e sono amico di vari di loro. Ho collaborato ad alcune della serie di riviste che loro e altri hanno promosso in questi cinquant'anni. Non avevo mai letto "Discussioni". Questo insieme di ritratti di alcuni amici da giovani mi ha coinvolto e, per certi aspetti, sorpreso. L'introduzione di Renato Solmi è molto illuminante, a parte, naturalmente, il proprio ruolo nelle discussioni, che viene quasi celato. Il piglio, l'autorevolezza, la decisone, di Solmi erano veramente impressionanti. "Sume superbiam, giovane filosofo", scrisse di lui Franco Fortini. Altre collaborazioni sono testimonianze dell'epoca. Nell'appassionata ed equilibrata critica di Guiducci a Koestler e agli altri (testi che per me, cui sono piovuti addosso un po' in ritardo nel 1956, insieme ai fatti d'Ungheria, sono stati fondamentali) stupisce oggi l'estrema prudenza, l'accusa di individualismo, il timore di essere strumentalizzati dall'altra parte. E qui sentiamo davvero che nel frattempo è passato mezzo secolo.
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