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Diventare minoritari è una testimonianza preziosa che riporta la conversazione-intervista di Joseph Hanimann, corrispondente della "Frankfurter Allgemeine Zeitung", con Christian Salmon, fondatore del parlamento internazionale degli scrittori, e giunge al lettore italiano per la cura e la traduzione di Maria Nadotti, seguito da Un parlamento immaginario? Conversazione con Salman Rushdie, Wole Soyinka e Russell Banks.
Nato a Strasburgo nel 1993, poco dopo la fatwa khomeinista contro Rushdie, per prestare soccorso agli scrittori minacciati di morte, il parlamento internazionale degli scrittori si è sciolto a distanza di dieci anni. Sotto le successive presidenze di Salman Rushdie, Wole Soyinka e Russell Banks, le sue azioni significative sono state soprattutto la creazione delle città-rifugio, una rete solidale di una cinquantina di città in Europa, America Latina, Stati Uniti che ha consentito di offrire ospitalità a scrittori e artisti esuli – quella che Salmon definisce una "geopoetica dell'esilio" – e in secondo luogo il viaggio in Palestina di una delegazione di otto scrittori in visita al poeta Mahmud Darwish, membro del parlamento trattenuto nei territori autonomi, con la finalità di intervenire diplomaticamente presso le istanze politiche. Gli scrittori che si sono ritrovati attorno all'idea del parlamento internazionale provengono da orizzonti e culture diversi: Jorge Amado, Breyten Breytenbach, Vincenzo Consolo, Jacques Derrida, Anita Desai, Assia Djebar, Carlos Fuentes, Elfriede Jelinek, Ryszard Kapuscinski, Claudio Magris, Naghib Mahfuz, Javier Marìas, Toni Morrison, Alvaro Mutis, Harold Pinter, José Saramago, Antonio Tabucchi e molti altri, oltre trecento.
Una testimonianza, quella di Salmon e Hanimann, resa ancor più preziosa da un dialogo che non si limita a ripercorrere le esperienze e l'evoluzione del parlamento internazionale, ma riflette più ampiamente sulla "postistoria dell'impegno", vale a dire sull'impegno degli intellettuali durante l'ultimo decennio del XX secolo, quello che ha simbolicamente inizio con la caduta del muro di Berlino del 1989 e si conclude l'11 settembre 2001 con il crollo delle Twin Towers. L'impegno degli intellettuali è secondo Salmon un argomento "scabroso", che chiama innanzitutto in causa la casta dei teleintellettuali o dell'illusenzia, funzionari dello Spettacolo in deficit di legittimità, uomini-specchio che rispondono alle sollecitazioni del furore mediatico. È un impegno che deve fare i conti con una realtà terroristica e verbicida, sovrafinzionale, cioè agita e comunicata in modo da frantumare la credibilità, in paradossale contrasto con la sospensione d'incredulità del racconto fantastico; una realtà "governata dagli aneddoti", che fagocita e degrada l'idea barthesiana del racconto come di una delle grandi categorie conoscitive per comprendere e ordinare il mondo.
È un impegno che si trova suo malgrado a fronteggiare diverse forme di censura: la censura politico-statale che mira ai contenuti ideologici, la censura religiosa che condanna le forme della rappresentazione, la finzione letteraria, l'arte in sé e infine la tirannia del pensiero unico indotta dalla globalizzazione, che "non ha bersaglio, essa semplifica, banalizza, massifica i prodotti culturali; formatta, duplica, etichetta dei prodotti di consumo". È quindi un impegno che, consapevole della crisi mondiale e tuttavia intima che ha nell'assenza del racconto uno dei suoi sintomi principali, cerca il dirottamento della logica politica e mediatica verso la pratica della narrazione e si affida non tanto alla resistenza, politica o culturale, quanto alla persistenza, quella appunto del racconto.
In questo senso e con questa finalità la dissoluzione del parlamento internazionale degli scrittori è motivata nei termini di una scelta inaugurale e non di un esaurimento o di un fallimento: la scelta di un'impresa mutante, di uno spazio di disseminazione anziché di un'istituzione, un'acustica piuttosto che una fonte di enunciazione. Scrittori ospitati nelle città-rifugio, decine di libri scritti, testi tradotti e pubblicati, una rivista, "Autodafè", che esce simultaneamente in otto lingue a Parigi, Londra, Mosca, New York, Barcellona, Atene, Porto, un sito internet, www.autodafe.org, che offre uno spazio editoriale multilingue con l'ambizione di diventare la biblioteca censurata del mondo. Alla ricerca del reale perduto.
Laura Mollea
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