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Anno edizione: 2004
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Ampia raccolta di testi sintetizzati con precisione e completezza: uno strumento di consultazione che riesce anche a offrire spunti di riflessione propri e originali. Molto consigliato.
Si tratta dell’edizione italiana di un’opera – curata sempre dal compianto Franco Volpi – uscita in tedesco nel 1988 e ampliata nel 1999; essa si avvale di una rielaborazione, con la riscrittura di alcune voci riguardanti soprattutto la filosofia antica, e l’inserzione di altre (per esempio, le due eccellenti voci leopardiane di Antonio Prete, sulle “Operette” e lo “Zibaldone”). I criteri della scelta, dell’esposizione, degli apparati sono scelti con intelligenza, calibratissimo ed equilibrato ne risulta il coordinamento. Assai scelte ma redatte con cura risultano le voci opere di confine tra la filosofia e altre scienze umane, e trapelano alcune preferenze, del resto comprensibili: ma l’obiettivo di fornire un sicuro e rapido orientamento sulle opere, grazie a una sintesi affidabile e autorevole, è raggiunto impeccabilmente.
Un volume che non può mancare nella biblioteca di uno studioso o di un appassionato di filosofia, nonostante qualche piccola mancanza e (per le opere contemporanee) l'eccessiva attenzione riservata alla filosofia cosiddetta "continentale" a scapito di quella "analitica".
Recensioni
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scheda di Bonino, G. L'Indice del 2000, n. 12
Benché unicamente il suo nome compaia sulla copertina, Franco Volpi è naturalmente solo il coordinatore di un'opera così ampia, che si è avvalsa del contributo di centottantasei autori. Progenitore di questa edizione italiana è il Lexicon der philosophischen Werke, pubblicato in Germania nel 1988 sotto il coordinamento dello stesso Volpi, di Maria Koettnitz, Harry Olechnowitz e Julian Nida-Rümelin (ampliato nel 1999 nel Großes Werklexikon der Philosophie). La traduzione italiana ha ovviamente richiesto un certo lavoro di adattamento e revisione, che è stato condotto con la collaborazione di Guido Boffi. Le opere schedate sono più di milletrecento, e spaziano su tutta la storia della filosofia occidentale. Sono dunque tralasciate, come il curatore spiega nella prefazione, le filosofie orientali, mentre le tradizioni ebraica, araba e slava sono presenti solo con quelle opere che hanno maggiormente interagito con il mainstream della filosofia occidentale (al pensiero slavo è tuttavia riservata un'attenzione maggiore rispetto a quella dedicatagli in altri dizionari di filosofia di analoghe dimensioni). I grandi autori del passato sono in genere rappresentati da un numero di opere piuttosto elevato: di Platone ci sono ventisette dialoghi e la Lettera VII; Aristotele c'è tutto; ventuno sono le opere di Kant (e ce ne sono anche di decisamente "minori") e dodici quelle di Schelling; Tommaso, Hegel, Nietzsche e Heidegger sono abbondantemente presenti. Per quanto riguarda la filosofia contemporanea (o più in generale di questo secolo) la scelta è stata necessariamente più selettiva, limitandosi a opere "di riconosciuta originalità e fama internazionale". Tale decisione era naturalmente obbligata, ma sorge il dubbio che ci sia qualche squilibrio tra la filosofia cosiddetta "continentale" (molto ben rappresentata) e la filosofia cosiddetta "analitica" (talvolta un po' trascurata). Per esempio, se cinque sono le opere di Jacques Derrida, forse sono poche le tre di Willard Van Orman Quine; se René Girard è presente con due titoli, Nelson Goodman ne meritava probabilmente più di uno (che tra l'altro non è neanche il più importante della sua produzione); quattro opere di Émile Cioran sono forse troppe rispetto alle cinque di Bertrand Russell (del quale mancano peraltro i Principles of Mathematics, a cui forse si poteva trovare posto sacrificando uno dei due titoli di Julius Evola o uno dei cinque di Réné Guénon).
Queste ultime osservazioni non costituiscono tuttavia una vera e propria critica, poiché - a meno che ci si trovi di fronte a casi clamorosi - simili giudizi sull'equilibrio interno di un'opera come questa dipendono in buona parte dalla sensibilità e dagli interessi personali. Si può infine osservare che, pur trattandosi senza dubbio di un'opera di riferimento, questo Dizionario delle opere filosofiche si presta assai bene anche a una lettura più distesa (anche se forse non "dalla prima all'ultima pagina").
Guido Bonino
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