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Un manuale contro la donna e a favore della femmina: quanto di più politicamente scorretto poteva scrivere Massimo Fini uno degli ultimi giornalisti e scrittori veramente indipendenti, anticonformisti e antiestablishment mainstream. Il libro come afferma lo stesso Autore nell’introduzione è «sconsigliato alle femministe e agli stomaci troppo delicati», non vuole trattare il sesso, l’erotismo e i rapporti amorosi da un punto di vista psicoanalitico o sessuologico, ma è un di(ziona)rio erotico in cui questi temi sono visti da una prospettiva nuova e originale lontani dal pensiero dei benpensanti e dei bacchettoni di ogni colore politico e religioso. Fini è noto per le sue posizioni scandalosamente antimoderne che lo accomunano a grandi pensatori della cultura di “destra” (semmai la cultura fosse etichettabile in vecchie e logore categorie ottocentesche), quali Frederich Nietzsche, Julius Evola e Alain de Benoist. Il saggio in questione è stato elaborato sotto forma di diario e dizionario perché l’Autore elenca anche esperienze accadutegli personalmente e che hanno contribuito a formare il suo pensiero su questo tema così complesso ma anche al tempo stesso così “democratico”, perché la sessualità, nelle sue varie forme, è una parte importante nella vita degli uomini e delle donne. Come afferma all’inizio, il libro è sconsigliato alle femministe poiché con il loro isterico e noioso pretendere e arrogarsi diritti, in alcuni punti pur condivisibili, può essere per loro un trampolino di lancio per attaccare le figure del maschio-marito-fidanzato e quella paterna che sono già in crisi da parecchi anni. Come afferma lo psicoanalista Claudio Risè nella postfazione, la donna è all’attacco dell’uomo, non tanto per la rivendicazione della parità, ma per dimostrarsi superiore ad esso in ogni campo venendo meno a quello che il buon senso dovrebbe far capire: i due sessi sono differenti e proprio nella diversità dovrebbe essere ricercata la complementarietà da ogni punto di vista.
Somma infinita di stereotipie con qualche perla, descrive una sessualitá maschile che fa torto soprattutto a se stessa. Un uomo 'minus' che cerca tra le lenzuola una rivincita sul femminile vissuto come strapotente, inglobante e quindi da punire e umiliare. La cosa che piú mi sconcerta é l'entusiasmo maschile un pó deprimente perché il maschio in questo libro viene descritto come un bambino arrabbiato che fa il broncio e i pugni, ma é piccolo piccolo ai piedi della Grande Madre. Libro che puó entusiasmare il maschio-bambino non certo il maschio-uomo. Infatti nel sottotitolo Fini ha bisogno di scindere la femmina dalla donna dimostrando che puó confrontarsi solo con la prima. Va da sé che per le donne-femmine é un libro indigesto ma che fa riflettere. Purtroppo. PS: anche l'amico ( psicoanalista) che ha scritto la post-fazione non é d'accordo con lui e si chiama fuori dalla sessualitá umiliante proposta da Fini.
I maschi entusiasti che danno cinque stelle ricordano anche questo passaggio: "Infatti la donna, che procrea, è dalla parte della vita, ma l'uomo, fuco sterile, è animato da un oscuro istinto di morte e soffre di un acuto, anche se inconfessabile, 'inferiority complex' nei confronti della femmina («l'invidia del pene» è un sottoprodotto culturale, una sciocchezza freudiana). L'uomo si è inventato tutto il resto, l'arte, la letteratura, la scienza, il diritto, il gioco e il gioco di tutti i giochi, la guerra, per coprire in qualche modo questo vuoto, per sopperire alla sua impotenza procreativa.". Per i maschi che vivono la propria sessualitá ( predatoria) come un indennizzo al loro complesso di inferioritá sono serviti. Per le donne che amano uomini che non hanno paura della donna, possono farne sicuramente a meno.
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