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Il libro si propone come una raccolta di saggi volta a arricchire e promuovere la discussione sui saperi della donna e del nascere. Toccando vari argomenti, quali, per es., la caccia alle streghe, la medicalizzazione del parto, la figura delle "mammane", il libro traccia un percorso storico, pedagogico e culturale che vede la donna-che-genera sempre di più al sottomessa alle dinamiche di potere del patriarcato.
La polifonia che si può apprezzare in questo testo, che risulta anche di difficile reperibilità, è concorde nel denunciare a livello pedagogico, medico, storico, psicologico e politico il percorso che ha portato ad un disempowerment della donna nei secoli, a causa di una circostanza particolare, cioè il suo essere legata maggiormente alla dimensione corporale, alla sensibilità, rispetto all’uomo, interpretato come l’emblema della razionalità, delle manifestazioni diafane dell’intelletto. Ovviamente l’oggetto specifico della trattazione è la donna in un momento particolare della sua vita, cioè quello della generazione di un altro essere vivente, un processo delicato che troppo spesso viene relegato in una posizione secondaria, forse proprio per la sua carica biopolitica, che potrebbe essere dirompente per la società. Da questo punto di vista è interessante la lettura storica della caccia alle streghe in relazione al potere femminile di gestire le gravidanze, un potere che lentamente è stato sottratto alle donne, alla dimensione popolare, per essere attribuito all’uomo, al rigore scientifico medicalizzato. Interessante è anche la prospettiva squisitamente medica legata alle scoperte dell’epigenetica e all’importanza di quel momento fondamentale del parto e dei momenti immediatamente successivi per il futuro del bambino, nonché dell’alimentazione esclusivamente vegana durante la gravidanza, indicazioni che, però, contrastano con le linee nazionali e internazionali: forse un dibattito e un’esplicitazione della controparte sull’argomento sarebbero stati più chiarificatori.
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