L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2020
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2006
Anno edizione: 2020
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Veramente fresco, vivace, ironico. Originale l'impianto. Anche se il salto costante dei personaggi, (azzeccatissimi fra l'altro), frammenta un po', la dimensione del racconto è talmente giusta che non fa in tempo a stancare. Fruttero aveva una mente giovane, frizzante. Approdo tardi a questo scrittore ma recupererò - anche la produzione in coppia con Lucentini.
il divertissement di un grande vecchio della letteratura italiana: chapeau!
Bello, scritto dalla parte femminile, con personaggi al femminile, con la vittima femmina. L'ho bruciato, leggendolo tutto in un pomeriggio ..
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In principio era Diderot. La molla principale della trama di questo giallo, quel grande lettore che è Carlo Fruttero è andato a pescarla nell'episodio secondario di un suo romanzo; poi, da sapientissimo bricoleur, intorno a quella minuscola molla settecentesca ha costruito un grande orologio, come quelli che a Strasburgo, a Monaco o a Praga mettono in moto allo scoccare dell'ora una processione circolare di personaggi variamente tipici, tra i quali spicca, irrinunciabile, la morte con la falce. Mi guarderò dall'indicare esplicitamente la fonte della piccola molla segreta, che rischierebbe di sciupare agli amanti della suspense quel piacere della sorpresa che è tra gli ingredienti più apprezzati di un intreccio accattivante.
Ma non è solo per aver fornito l'ispirazione iniziale della macchina narrativa che Diderot si può considerare il nume tutelare di Donne informate sui fatti: l'accavallarsi di voci narrative eterogenee, l'andamento frammentario e sussultante del racconto, l'ironia implicita ma onnipresente dell'invisibile autore, tutto, in questo poliziesco attentissimo alla realtà sociale del XXI secolo, rimanda a quella singolare zona del nostro passato in cui Sterne e Diderot (l'ha ricordato spesso Maria Rosa Mancuso) inventarono il romanzo postmoderno ben prima che i canoni del moderno si profilassero all'orizzonte.
È a una serie di voci femminili che Fruttero affida il racconto di un fatto di cronaca nera apparentemente banalissimo: l'assassinio di una giovane prostituta rumena, Milena, che viene trovata strangolata in un fosso, tra i prati della collina torinese. Il caso, però, è molto meno semplice di quel che sembra: il lettore lo capisce quando alle voci narranti dei primi capitoli la barista che per prima ha visto il cadavere, la bidella che ha lanciato l'allarme, la giovane carabiniera scrupolosa che conduce l'indagine cominciano a intrecciarsi voci che appartengono a un ambiente molto diverso, vale a dire alla Torino bene delle ville ottocentesche, dei castelli con frutteto (anzi, "pomario") nel Monferrato, delle vacanze in Sardegna e dei campionati di golf. Grazie a un'organizzazione religiosa, Milena proprio in questo mondo privilegiato aveva trovato prima un lavoro, poi un destino ancora più fortunato: quale intrigo l'ha riportata al punto di partenza e a una morte atroce?
La risposta emerge dalle voci, tutte di narratrici-testimoni, che si intrecciano, si giustappongono, si contraddicono. Ed è nella loro caratterizzazione il maggior punto di forza del romanzo: dalla barista che incalza il fidanzato con il linguaggio fitto di abbreviazioni degli sms, alla giornalista di una tv locale specializzata in "pubblicità di pentolame, mobili e fattucchiere", sino alla gran dama a suo agio tra castelli e abbazie, ma con tante amiche "impegnate nel sociale", ogni figura che prende la parola in Donne informate sui fatti ha una sua fisionomia linguistica precisa, colta con quell'"immaginazione sociologica" che è tra i più preziosi attrezzi del mestiere del narratore realista. Resta priva di voce, come la Sirenetta, soltanto la vittima, Milena, di cui non scorgiamo che il mite e rassegnato sorriso: nel silenzio che l'avvolge è concentrata tutta la pietas del romanziere, la sua sola deroga a un acre e taglientissimo disincanto.
Mariolina Bertini
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore