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Anno edizione: 1998
Anno edizione: 2012
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Ho iniziato la lettura dell’opera di Nabokov da questo che è il suo ultimo romanzo in russo e…quale sorpresa dall’autore di Lolita, nel trovarmi - anche se siamo a Berlino negli anni Venti e l’opera è scritta un decennio dopo- nell’atmosfera della letteratura di pieno ‘800, che è la più grande. Non conosco però Puskin in modo da poter apprezzare tutte le citazioni e i rimandi, ma la scrittura è ricca e complessa. Un testo non sempre facile da leggere, ma fondamentale per chi ama quel mondo letterario.
E' vero, siamo di fronte a un romanzo discontinuo, ma è difficile resistere al fascino di un mondo russo che si apre e si chiude su di noi. Le vicende narrate qui, e lo stile usato per raccontarle, sono troppo singolari per non essere degne di una visita. E spiegano bene l'evoluzione di Nabokov come scrittore camaleontico in grado di calarsi in diversi generi
Ingredienti: un poeta russo nella Berlino anni ’20, i suoi ricordi del passato a San Pietroburgo e della figura paterna, un romanzo nel romanzo sulla vita di un rivoluzionario ottocentesco, la vita del protagonista tra circoli letterari, amori segreti, passione per la scrittura. Consigliato: a chi ama ritrovare tracce di letteratura russa spalmate in tante pagine del libro, a chi sa apprezzare “la molteplicità di livelli del pensiero”.
Recensioni
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Scritto fra il 1935 e il 1937, ultimo romanzo russo di Nabokov, Il dono è forse anche il primo, e certo il più inesauribile, romanzo russo del Novecento. Al suo centro incontriamo l'iniziazione alla letteratura, all'amore, all'età adulta, di un giovane emigrato russo nella Berlino degli anni Venti, figura in cui sin dall'inizio il lettore sarà tentato di riconoscere una trasposizione di Nabokov stesso, mentre alla fine, stupefatto e ammaliato dalla complessità dei rimandi che costellano tutto il romanzo, sarà tentato di riconoscerla ovunque e in nessuna parte e cioè appunto in quello stesso vertiginoso gioco di rifrazioni. Ma, al tempo stesso, Il dono è il romanzo della letteratura russa, una partitura narrativa dove risuonano, per via di allusioni, deformazioni, ibridazioni, ogni sorta di versi, stilemi, echi di quegli autori che avevano contribuito a comporre la sostanza variegata dello stile nabokoviano; ed è anche la storia della ricerca di un padre, qui il mirabile personaggio dell'esploratore Konstantin Godunov-Cerdyncev, l'uomo che «sapeva due o tre cose che nessun altro sapeva» e socchiudeva gli occhi fissando lo sguardo verso «azzurri paesi». La peculiarità del Dono è dunque innanzitutto quella di comprendere in sé una pluralità di romanzi inscatolati e rispecchiati l'uno nell'altro sino al felice artificio di far sboccare la narrazione sulla scrittura di un libro che è poi il Dono stesso: esempio insuperato di quel libro sul libro e dentro il libro che, come forma di romanzo, avrebbe poi continuato a svilupparsi a tutt'oggi, in quella terra estrema della letteratura dove la parola tenta continuamente di riflettersi in se stessa, quasi applicando alla narrazione quel procedimento che diede origine al teorema di Gödel e continua ad abitare la camera segreta di ogni pensiero.Scritto in russo tra il 1935 e il 1937, pubblicato a puntate (ma senza il quarto capitolo) dalla rivista dell'emigrazione «Sovremennye Zapiski» nel 1937-38, Il dono ebbe la sua prima edizione integrale nel 1952. Questa è la prima traduzione dal testo originale di Dar, accompagnata da un saggio di Serena Vitale che aiuterà il lettore a riconoscere la vivida luce russa che bagna questo romanzo.
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