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Anno edizione: 2018
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Candidato al Premio Strega 2019
«La testa bulbosa del contadino Marz stava reclinata tra le spalle e il cappello: le orecchie dritte, un occhio chiuso e uno aperto nascosti nell'ombra gettata dalla tesa». Marz aspetta nel suo campo di rape che arrivi il nemico «coi porcari di Baden-Baden e i mastri terrai di Feldenburg». Comincia così questa storia grottesca e paradossale; in un paese incastrato in una conca profonda sotto il livello del mare. Una pioggia fitta e insistente, un diluvio, finisce per riempirla fino all'orlo. Il paese è sommerso: c'è qualcosa che ottura la valvola del canale di scolo... Siamo in un luogo senza tempo da qualche parte nel cuore dell'Europa; forse nella prima metà del '900, così sembrano suggerire alcuni dettagli come il telegramma, la sigaretta, il furgoncino del latte, i caratteri tipografici del passaporto di Lisetska. Allo stesso tempo, sembra di essere entrati in un buio Medioevo dove quel diluvio e la follia che scuote e inebria i personaggi fanno pensare alle storie sulla fine del mondo. Ma fin dall'inizio il macabro cede il passo al grottesco, a un'abile narrazione in chiave comica dal ritmo incalzante che investe e travolge ogni cosa trasformando la tragedia in farsa: Krauss si suicida tagliandosi le vene con un pennino, il mite Signor Keller si rivela un folle che stupra la giovanissima Nana, l'adultera Lisetska diventa per il l'astore Thulin la strega che ha portato la sciagura sul paese. Personaggi che sembrano usciti dai dipinti di Bruegel e Bosch ma anche Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, divertenti e inquietanti allo stesso tempo. Questa commedia travestita da giallo procede in bilico tra narrazione epica e ambizione tragica, in realtà profondamente comica, di una comicità antica, che però sembra proprio alludere clownescamente al nostro reale contemporaneo.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
E' un libro divertente, appassionante, che non smette mai di sorprenderti, fino all'ultima riga dell'ultima pagina. A tratti noir, con elementi gotico-grotteschi, ambientazioni quasi da fiaba, tutta una serie di elementi e generi letterari sapientemente mixati, con uno stile che non scade mai, rigoroso, lucido..... Sembra uscito dalla penna (o dalla tastiera) di uno scrittore navigato. Credo invece sia l'opera prima di un giovane autore italiano che è destinato a fare tanta strada. Giudizio a pieni voti.
Scrivo raramente recensioni ma questa volta mi sembra giusto dare il giusto merito a uno scrittore molto promettente. Questo è uno di quei libri che generano il piacere della lettura, al di là dell'urgenza di veder dipanare la trama, che comunque è molto avvincente. E' la prosa densa ma non pesante, pesata ma sempre sobria, mai fine a se stessa anche nelle descrizioni più audaci ad avermi colpito più di tutto. Un romanzo fatto dai personaggi, tutti memorabili e reali nelle loro caratteristiche grottesche. La storia è molto semplice ma resta comunque un piccolo e ben congegnato giallo che non ha paura di parlare di fatti scabrosi, ma sempre senza moralismo. La scelta di un luogo-non-luogo è la chicca che dà la giusta dimensione al coro dei personaggi e alla storia. 10 e lode
Recensioni
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Malaguti e la pioggia che lascia crepe negli uomini
Una fiaba nera, cinematografica e corale, con un’ironia surreale di fondo, e con un’indefinitezza riguardo al luogo e al tempo. Il romanzo di esordio del bolognese Leonardo Malaguti, classe 1993, sorprende per la voce sfrontata e moderna applicata a una vicenda di un certo passato (ma che ha riferimenti, metafore, inquietudini che conducono all’oggi), per la lontananza da temi e canoni che vanno per la maggiore. E lascia il segno con una storia che sembra somigliare qua e là a qualcos’altro, non necessariamente di letterario, anzi più che altro cinematografico (e ci sta, l’autore è anche regista), che prende strade personalissime. Le casa editrice Exorma ha rilanciato un romanzo che si era messo in luce al premio nazionale Neri Pozza, senza vincere ma arrivando in una finale molto combattuta. E si è portata a casa un gioiello.
Bisogna immaginarsi un centro dell’Europa del nord o della Mitteleuropa, forse agli inizi del ventesimo secolo, qualche indizio c’è, ma senza pensare troppo alle coordinate spazio-temporali. Si annuncia un temporale, ma non per modo di dire, viene giù tanta di quell’acqua che il paesino, che si trova in una conca («valle-scatola, chiusa su ogni lato da massicci montuosi»), viene sommerso. Solo incidentalmente Dopo il diluvio (210 pagine, 14,90 euro), questo il titolo del romanzo di Malaguti, diventa un’inchiesta sulla morte violenta del paffuto sindaco del paesino, condotta dal commissario Van Loot, avvenimento che ha a che fare con l’allagamento generale, con l’ostruzione del canale di scolo.
In realtà dall’abbondante pioggia riemerge una realtà nuova. L’umidità «sta aprendo crepe impercettibili che è facile diventino voragini». Sono crepe che si fanno strada fra scialli e palandrane, nei comportamenti degli individui (decine e decine i personaggi, alcuni presenti anche solo per poche righe), scemano le ipocrisie, volano le maschere, emergono vigliaccherie e meschinità, la civiltà sembra implodere, l’umanità e la disumanità vengono a galla in tutte le loro sfumature e contraddizioni. Tutti si rivelano per ciò che sono, qualcosa di diverso da quello che sembrano, prevalgono egoismi e irrazionalità: per esempio il pastore Thulin finisce al bordello, il mansueto Keller si rivela uno stupratore, una bimba aggredisce un senzatetto, la folla assale un bordello…
C’è da ridere e da aver paura nei rivoli di storie febbrili che racconta Malaguti. Il timore principale per gli abitanti del villaggio è l’arrivo annunciato di un nemico (e di nemici inesistenti, ma strombazzati, la presenza viva e costante, accendendo la tv, si percepisce), che sembra non concretizzarsi mai. E nell’attesa la società si disgrega, ciascuno si isola, non pochi sembrano perdere il senno. La tensione è però mitigata, temperata dall’ironia. È in questo mix che il lettore avvertito sguazza, pensa, si diverte.
Recensione di Micol Treves
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