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Quando 400.000 uomini non poterono tornare in patria, la patria andò a riprenderli
L'Operazione Dynamo si svolse in 8 giorni e riuscì a salvare la vita a 338.226 soldati da un'imminente invasione
«Un'esperienza immersiva e totalizzante» – La Repubblica
«Dunkirk è il film dell'anno» – Ciak
Centinaia di migliaia di truppe britanniche ed alleate sono intrappolate sulla spiaggia con le spalle rivolte verso il mare mentre il nemico si stringe intorno a loro. Gli Spitfire della RAF combattono in cielo aperto sopra la Manica in difesa degli uomini intrappolati a terra. Nel frattempo, centinaia di piccole imbarcazioni capitanate da militari e civili tentanto un disperato salvataggio, mettendo a rischio le proprie vite in una corsa contro il tempo per salvare anche solo una piccola parte del proprio esercito.
Premi
Oscar [Academy Awards] 2018: Miglior montaggio a Lee Smith
Miglior sonoro a Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo
Miglior montaggio sonoro a Richard King e Alex Gibson
David di Donatello 2018: Miglior film straniero
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Gioiello di tecnica e di tensione, con alcune delle sequenze più memorabili nella filmografia di Nolan. Uscito dopo il film più sopravvalutato del regista ("Interstellar"), questo resta inspiegabilmente sottovalutato, pur essendo uno dei suoi migliori ed uno dei più coinvolgenti. Bella anche l'edizione digibook. Da avere.
Fatti realmente accaduti raccontati in una pellicola ricca di suspence e dramma. Coinvolge e trasporta anche nelle scene mute, lasciando parlare le espressioni, la sofferenza e le musiche di sottofondo
Bellissima edizione Digibook che comprende 2 dischi e circa 60 pagine estratte dal libro "making of Dunkirk". Il film è bellissimo, realistico, crudo, asciutto, suddiviso in 3 linee temporali che si intersecano tra di loro, raccontando la storia da 3 punti di vista differenti; spettacolare la fotografia di Van Hoytema così come la regia di Nolan pulita e attenta ai minimi particolari. Dal punto di vista tecnico l'edizione blu ray è impressionante, scene imax e audio che tramite un buon impianto regala soddisfazioni. Necessario per ogni amante del cinema.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un film miliare, memorabile, impeccabile nella forma e implacabile nella capacità di emozionare lo spettatore
Trama
Maggio, 1940. Sulla spiaggia di Dunkirk 400.000 soldati inglesi si ritrovano accerchiati dall'esercito tedesco. Colpiti da terra, da cielo e da mare, i britannici organizzano una rocambolesca operazione di ripiegamento. Il piano di evacuazione coinvolge anche le imbarcazioni civili, requisite per rimpatriare il contingente e continuare la guerra contro il Terzo Reich. L'impegno profuso dalle navi militari e dalle little ship assicura una "vittoria dentro la disfatta". Vittoria capitale per l'avvenire e la promessa della futura liberazione del continente.
Per Christopher Nolan e i suoi compatrioti britannici 'Dunkirk' è un mito nazionale. Sulle sue spiagge si è scritta una pagina eroica della loro Storia. Per ricostruire quel miracoloso avvenimento, dèbâcle che porta in sé il germe del futuro trionfo, l'autore sceglie tre terreni di battaglia e tre unità di tempo.
Una settimana sulla spiaggia, dove le truppe attendono di essere evacuate e il soldato Tommy scampa a un'imboscata, un giorno in mare, dove Mr. Dawson recupera i combattenti naufraghi, un'ora in cielo, dove il pilota Farrier abbatte i bombardieri tedeschi. Tre punti di vista che Nolan converge in un solo e medesimo presente. La flessibilità delle linee cronologiche si fa daccapo uno smisurato presupposto narrativo, generando storie mai viste e la Storia come non l'abbiamo mai vista.
E se Dunkirk fosse il miglior film di guerra di sempre?
L’ultima pellicola di Christopher Nolan è un capolavoro. Il suo racconto della battaglia inglese è splendido e commovente
Dunkirk, il nuovo film di Christopher Nolan, è monumentale dalla prima all’ultima inquadratura: la seconda Guerra Mondiale non è mai stata uno spettacolo visivo così impressionante (andate a vederlo in IMAX, se potete), colpisce dritto al cuore.
Nolan è un virtuoso della macchina da presa, e qui ha sfruttato i suoi poteri per rompere tutte le regole del genere: avete mai visto un blockbuster sulla guerra che racconta una delle sconfitte più sonore mai ricevute dagli Alleati? E chi, se non Nolan, nato a Londra da papà inglese e mamma statunitense, sarebbe riuscito a girare un film così senza gli americani?
La storia è ambientata nel 1940, quando gli yankees non erano ancora entrati in guerra. Ci sono 400.000 tra inglesi, francesi, canadesi e belgi, tutti intrappolati nelle spiagge della piccola città francese di Dunkirk; aspettano l’evacuazione, unica alternativa allo sterminio per mano delle armate di Hitler. I soldati alleati sono nascosti, intrappolati in una morsa di terrore che il regista è riuscito a rendere palpabile, quasi come se prendesse vita fuori dallo schermo.
Per non parlare dell’ironia brutale di dover vedere il Canale Inglese, la salvezza, a poche miglia di distanza. Le acque sono troppo poco profonde per il passaggio delle navi: per salvarsi da quella situazione serve un miracolo, in questo caso una mini-armata guidata da civili. E un miracolo è quello che vediamo sullo schermo.
Tolto Following, l’esordio di Nolan del 1998, Dunkirk è il film più breve della sua carriera. Quello che è riuscito a fare – oltre a ridurre al minimo indispensabile i dialoghi – è stato ridurre all’osso tutti i retroscena andando dritto al punto. Siamo nel mezzo della battaglia, proviamo le stesse cose che provano quei giovani soldati mentre si confrontano con il terrore della morte imminente e con i boati improvvisi delle bombe. Momenti di pura adrenalina, cinema da far scoppiare il cuore nel petto. La sensazione di urgenza che pervade il film toglie il fiato. E se siete tra quelli che criticavano Nolan per il casino combinato con la cronologia di Memento e Inception, aspettate di vedere le acrobazie che fa qui per far vedere al pubblico lo stesso evento da prospettive temporali diverse.
Fionn Whitehead, praticamente un esordiente, interpreta un Tommy eccellente, rappresentazione perfetta di tutte le giovani reclute intrappolate su quella spiaggia. Insieme a lui altri due soldati – Gibson (Aneurin Barnard) e Alex (Harry Styles, la sua interpretazione è tanto ricca di grazia quanto priva di qualsivoglia vezzo da popstar). Vogliono arrivare fino al molo, dove le navi aspettano gli ordini del Comandante Bolton (Kenneth Branagh) e del Colonnello Winnant (James D’Arcy). Tommy ha un piano: vuole una nave ospedaliera. Come prevedibile, però, tutto quello che può andare storto lo farà. Nolan non mostra mai il nemico: i suoi nazisti sono tanti astratti quanto letali.
Contemporaneamente, nel cielo, gli aerei Spitfire hanno il compito di dare copertura ed eliminare i bombardieri della Luftwaffe. Dunkirk si concentra su Farrier, un pilota della Royal Air Force interpetato da Tom Hardy (spesso coperto da una maschera, quasi una citazione a Bane). Le sequenze aeree sono diverse da qualsiasi cosa abbiate mai visto, Nolan porta il suo sguardo nel blu più sconfinato, niente green screen e niente effetti digitali. Ti porta proprio lì, in mezzo a queste battaglie sconvolgenti, e l’esperienza è tanto spaventosa quanto eccitante.
La storia di Dawson (il premio oscar Mark Rylance) è ambientata in mare: il soldato manovra il suo yacht, il Moonstone, attraverso il Canale, con l’aiuto di suo figlio (Tom Glynn-Carney) e di un giovane del posto (Barry Keoghan) ansioso di partecipare alla battaglia. Il cast è superbo, ma questo non è un film che ha bisogno di star: è una pellicola altruista con un cast corale come tanti altri.
Ed è così che deve essere. L’ultima opera di Nolan è soprattutto una celebrazione dell’eroismo collettivo, quello “spirito di Dunkirk” che ha permesso ai soldati di resistere un giorno dopo l’altro. Come dirà successivamente Winston Churchill, “le guerre non si vincono con le evacuazioni”. Se Hitler avesse sconfitto la resistenza incontrata su quelle spiagge, oggi il nostro mondo somiglierebbe in maniera preoccupante a quello della Svastica sul Sole.
È impossibile esagerare l’importanza di questa battaglia, soprattutto per gli inglesi. Il suo significato potrebbe sfuggire a parte del pubblico – penso in particolare a chi vive nell’America di Donald Trump -, ma Nolan è riuscito a fare un film che parla di esseri umani che formano un legame fortissimo sulla base di un dolore comune. Certo, tutto si regge sulle scene d’azione e sulla gestione della tensione in perfetto stile-Hitchcock, ma i momenti più intimi sono altrettanto emozionanti. A differenza dei picchi violenti della Normandia di Salvate il Soldato Ryan, qui Nolan racconta la storia e la tragedia della guerra usando solo le facce dei suoi attori.
Per raccontare tutto nella maniera più realistica possibile ha rinunciato a ogni tipo di trucco elettronico. Tutti gli effetti speciali sono stati costruiti sul set, sfruttando migliaia di comparse e tutti i veicoli a disposizione della produzione. L’impatto è incalcolabile e indimenticabile. Un applauso al direttore della fotografia, al montatore e al solito Hans Zimmer, sono riusciti a reggere il ritmo spezza-collo della pellicola senza mai dimenticare l’importanza dei personaggi.
Questo non è un film politico, o un biopic sui personaggi dell’epoca. Anzi, lo stesso Nolan sostiene di aver fatto un film sulla sopravvivenza, non sulla guerra. Ha ragione. Ma non ci sono dubbi che sia riuscito, senza sentimentalismi o sermoni, a trasformare il genere in pura arte. Dunkirk è una pietra miliare con la forza di un classico intramontabile. La corsa per il premio Oscar è ufficialmente iniziata.
Recensione di Peter Travers
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